Cascia, santuario in onore di Santa Rita

Il SANTUARIO in onore di Santa Rita.

L’inizio della sua edificazione risale al mese di Giugno 1937, quando il cardinale Enrico Gasparri benedice e pone la prima pietra.

I lavori proseguono per un decennio e, dopo la sua completa realizzazione, papa Pio XII  consacra sia la Chiesa che la Basilica.

L’architrave esterno – posizionato sopra la porta d’ingresso della basilica –  è riportato il saluto a Santa Rita : “Salve Rita vas amoris, sponsa Christi dolorosa, tu de spinis Salvatoris pulchra nasceris ut rosa”, che, tradotto dal latino, significa :  “Salve Rita, vaso d’amore, sposa di Cristo dolorosa, tu dalle spine del Salvatore bella nasci come una rosa”.

Il suo interno è, a dir poco, tra i più belli dei Santuari d’Italia e non solo; Eros Pellini le cui sculture lo vedranno impegnato per un decennio e più (1939), ha rivestito le pareti con pannelli di marmo bianco di Carrara, con le effigie della “Via Crucis” ed il bassorilievo dell’Ultima cena.   Lo scultore  Emilio Monti è, invece, l’artefice del grande pulpito, in legno di noce, osservabile da qualunque posizione; al centro del pavimento, in marmo colorato, è stato posizionato lo stemma di papa Pio XII .

Lo stile del Santuario è quello romanico bizantino; a croce greca è la pianta, con quattro absidi posti lateralmente, che, con la cupola centrale, sovrastano il presbiterio. Ancora la mano dell’architetto Eros Pellini ha scolpito ai lati del  portale, come se fossero 10 fotografie,  gli episodi più importanti della vita di Rita; partendo dall’alto a  sinistra, il primo rilievo raffigura la Santa  alle prese con il miracolo delle api; il secondo rappresenta la devozione con l’insegnamento della preghiera ai figli Giangiacomo Antonio e Paolo Maria; il terzo riporta l’uccisione del marito Paolo; il quarto rappresenta l’incredibile e sorprendente, nonché miracolosa entrata nel monastero; il quinto è l’ubbidienza da suora nel monastero; il sesto descrive i poveri di Cascia a cui viene donato del pane; il settimo ritrae la stigma della spina, dono di Gesù, sull’occhio sinistro; l’ottavo descrive il pellegrinaggio di Rita a Roma, a seguito della sua improvvisa guarigione; il nono è la riproduzione della rosa e dei fichi, cresciuti nel suo orto con il freddo gelido dell’inverno; il decimo ritrae Rita che lascia la sua vita terrena per accedere in Paradiso.

Fa bella mostra di sé, all’interno, il matroneo, che è serbato alle Suore; la sua estensione ricopre  l’intero perimetro della struttura; all’ingresso, sono visibili gli affreschi del pittore fiorentino Luigi Montanarini e del bresciano Silvio Consadori, raffiguranti lo Spirito Santo e la Gloria dei Santi Agostiniani, e tanti altri affreschi prestigiosi.

la Cappella dedicata alla Santa è quella a sinistra; una teca di argento e cristallo custodisce i resti mortali di Rita, perfettamente preservati; a destra della teca vi sono i resti della Sacra Reliquia del Corpus Christi, un’ostia su cui è ancora visibile una macchia di sangue; fu portata dal Beato Simone Fidati, consegnatagli da un incredulo sacerdote senese, che, destinata ad un ammalato, la trasporta, come una figurina di un santino, nel libro di preghiere che porta sempre con sé ; incredibilmente miracoloso l’ostia sgorga sangue quando il prete  riapre il suo breviario.

Spostandoci ancora a destra, si va incontro alla Cappella dell’Assunta e nella Cappella del Sacramento spiccano gli affreschi del pittore milanese Luigi Filocamo che riproducono l’Ultima Cena.

Ammiriamo estasiati le  sculture, in bronzo dorato, che adornano l’altare maggiore, realizzate, intorno al 1981, dall’artista bergamasco Giacomo Manzù, inaugurando, altresì, il nuovo presbiterio della Basilica, in occasione della commemorazione di Santa Rita a 600 anni dalla sua nascita – lo stesso artista realizza anche le porte di bronzo della basilica di San Pietro a Roma -.

La Basilica Inferiore è completata circa un decennio più tardi; è custode della tomba di Madre Teresa Fasce.

Il Monastero agostiniano si trova a sinistra dell’ingresso della Basilica; la sua realizzazione si fa risalire alla fine del  1200. Fu realizzato per accogliere le suore Benedettine; poi, dalla seconda metà del 1300, ospita le suore Agostiniane. Tanti sono gli avvenimenti vissuti da Santa Rita all’interno di questo sacro edificio: nel Chiostro c’è la “vite miracolosa” i cui tralci rinascono dalla morte, dopo il continuo, testardo ed amorevole innaffiamento della Santa, che, ubbidiente al rigore monastico, esegue soltanto un ordine impartitole dalla madre badessa; l’Oratorio, che è il luogo in cui Rita, mentre prega, ottiene in dono da Gesù la stigmata , una spina che si stacca dalla sua corona e si conficca sulla sua fronte; è molto dolorosa, ma Santa Rita sopporta questa sofferenza con grande gioia e con orgoglio fino al giorno in cui termina la sua vita in terra e nel monastero e vola in Paradiso; la Cella, dimora abituale e quotidiana di Rita fino alla morte, nella quale è custodita l’urna lignea, una donazione dei Malaspina, Signori di Ascoli Piceno, in cui fu riposto il suo corpo dal 1457 al 1715, nonché il reliquario in cui è conservato l’anello nuziale e la Corona del suo Rosario.