Assisi , Chiese e monumenti

Descrizione ed illustrazione dei monumenti e delle Chiese.

(1) → → → L’Oratorio di San Bernardino da Siena – Lo troviamo appena si giunge sulla piazza inferiore di San  Francesco di fronte all’ingresso della Basilica. Fu fatto costruire e dedicato al Terzo Ordine Francescano nella prima metà del 1400; presenta un elegante portale gemino di stile rinascimentale, scolpito da maestri locali,  e la lunetta presenta una pregevole decorazione che rappresenta “San Bernardino fra due Angeli”. Nel tardo ‘700 venne trasformato in alloggi per i religiosi.

(2) → → → Il Sacro Convento - i lavori cominciarono e furono completati quasi al apri della Basilica (1230). Da un semplice edificio rettangolare, venne ampliato e modificato nel corso del 1300 e denominato “Sacro”; vennero rafforzate le strutture portanti all’esterno, con grandi e forti mura causa l’instabilità del terreno in pendio; venne effettuata una costruzione in estensione ed una in sopraelevazione; vennero realizzati dei dormitori, sale, logge ed aule; ma la più grande impronta di innovazione la volle il Cardinale Egidio Albornoz con la costruzione dell’Infermeria nuova. Nel secolo successivo furono realizzate le 53 arcate sovrapposte, che si estendono dalla parte inferiore della Piazza fino alla parte occidentale del Convento stesso.   Attualmente ospita la comunità dei frati minori e l’Istituto Teologico, che ha archiviato e studia tutta la documentazione che riguarda San Francesco.

(3) → → → La Basilica –

Cominciamo la descrizione dalla Chiesa inferiore i cui lavori cominciarono il 17 luglio 1228, giorno successivo alla canonizzazione di San Francesco. L’idea di una così imponente costruzione fu di Frate Elia, all’epoca Vicario Generale dell’Ordine, che voleva dare una degna accoglienza alle spoglie del povero fraticello, deceduto il 3 ottobre del 1226, che momentaneamente furono ospitate nella piccola chiesa di San Giorgio. Dopo tanti contrasti sorti all’interno dello stesso Ordine perché il progetto di Frate Elia non era certo quello desiderava San Francesco; ma la spuntò anche perché appoggiato dal Cardinale Ugolino dei Conti di Segni, divenuto papa Gregorio IX l’anno precedente, il quale pose la prima pietra per l’inizio dei lavori di costruzione della Basilica, sul suolo donata alla chiesa da Simone di Pucciariello, e precisamente sul “Colle dell’Inferno” , fuori dalla porta occidentale di Assisi, perché era il luogo che San Francesco aveva scelto di essere sepolto, un luogo malagevole del monte Subasio, lo stesso dove veniva eseguita la condanna a morte, mediante impiccagione, dei malfattori e perciò chiamato il Colle dell’Inferno. Quel luogo maledetto fu, poi, ribattezzato “Colle del Paradiso”. I lavori furono portati a termine speditamente (in 22 mesi) ed il 25 maggio del 1230 furono traslati e sistemati nella cripta i resti mortali del Santo; la traslazione avvenne sotto scorta armata per scongiurare i vari tentativi di sottrazione del corpo o parti di esso.

E’ chiaro, così la pensano anche tanti storici: Frate Elia non fu solo l’ideatore della costruzione della Basilica, ma anche l’architetto delle due Chiese sovrapposte, anche se gli vennero in aiuto i Maestri Comacini, in voga a quell’epoca, e dei suoi stessi religiosi, esperti nell’arte di costruzioni sacre. Una prima pianta prevedeva che la Chiesa inferiore avesse una sola navata ed il transetto alla fine; ma, nel secolo successivo, per poter ospitare i pellegrini, che sempre più numerosi si accalcavano all’interno della Chiesa, fu aggiunto un altro transetto all’ingresso e cappelle aperte ai lati.

L’ingresso si presenta con un elegante portale gemino, con un rosone ed un mosaico raffigurante San Francesco in atto di benedire; intagli in legno sulla porta sinistra raffigurano scene della vita di San Francesco e di Santa Chiara, del 1564, ad opera dell’artista Ugolinuccio da Gubbio, e sulla porta destra scene di Sant’Antonio e di San Lodovico, del 1573 ad opera di Pompeo Scurscione.

Un protiro, un piccolo portico a cuspide di stile rinascimentale, è posto a protezione ed a copertura del portale.

Attraverso di esso si passa all’interno della Chiesa, che è avvolta in una mistica penombra scarsamente illuminata dagli scarsi raggi di luce che attraversano le vetrate. Infatti, la luce più favorevole per il transetto posto all’ingresso è quella del mattino e per quella del presbiterio è nel pomeriggio; per una migliore e maggiore visione degli affreschi si consiglia l’utilizzo di un binocolo.

→ Il transetto d’ingresso è a tre navate: la navata di sinistra è una Cappella dedicata a San Sebastiano, affrescata da Girolamo Martelli, con scene della vita del santo omonimo, ed una pala posta sull’altare raffigurante la Madonna col Bambino e San Sebastiano. La navata di destra ospita: un sepolcro di marmo con edicola a baldacchino, eretto in onore della famiglia fiorentina dei Cerchi , o, secondo altri studiosi, di Jolanda di Brienne, regina di Cipro – da Cipro, infatti, proviene il vaso di porfido, che sembra abbia contenuto l’indaco per decorare la Chiesa, e la mensa monolitica, cioè composta da un unico pezzo di grande spessore, posta sull’altare maggiore;  Il pulpito o cantoria fatto erigere dalla famiglia dei Nepis nel 1458, utilizzando materiali del ‘300; è ornata da 5 specchi di tarsie di marmo bianco e rosso del monte Subasio, sulla cui facciata sono state scolpite a caratteri d’oro tre bolle papali che si riferiscono ai privilegi della Basilica; infine, il monumento sepolcrale di scuola senese ma di artista sconosciuto, che qualcuno vuole di Giovanni di Brienne, re di Gerusalemme ed Imperatore di Costantinopoli, altri di Filippo I° Imperatore di Costantinopoli.

Si passa nella Cappella di Sant’Antonio Abate, molto scura, del 1360; le pareti sono prive di affreschi perché la forte umidità ha cancellato quelli precedenti dell’artista locale Pace di Bortolo; le tombe custodiscono i resti mortali di Blasco Fernandez, duca di Spoleto, e del figlio Garcia, entrambi morti assassinati e familiari del Cardinale Egidio Albornoz. Attraverso una porta si passa al Cimitero Antico, divenuto Chiostro nel 1870. E’ adorno di alberi di cipressi e mirti e si gode una silenziosa pace; al centro una Croce ed una piccola statua di San Francesco; tutt’intorno archi a pieno centro sovrapposti; alle pareti e sul pavimento tombe gotiche di nobili di Assisi.

Si rientra in Chiesa per visitare l’ultima cappella inserita nel transetto d’ingresso: la Cappella di Santa Caterina, del 1367 ad opera di Matteo Gattaponi per volontà del Cardinale Albornoz, che in questa Cappella fu sepolto; i suoi resti mortali furono trasferiti nella Cattedrale di Toledo nel 1372.

E’ adorna di marmi di colore rosso e bianco del monte Subasio e, alle pareti, affreschi di Andrea di Bologna e dell’artista locale Pace di Bortolo raffigurano scene della vita di Santa Caterina di Alessandria e la figura del Cardinale Albornoz, inginocchiato davanti ai Santi Biagio, Eugenio e Lodovico.  Sull’altare fa bella mostra di sé un Crocifisso di legno policromo risalente alla fine del ‘400, mentre le vetrate riportano le figure di ben 18 Santi.

La navata presenta alle pareti affreschi parziali perché gravemente danneggiati per l’apertura delle cappelle; per la maggior parte – e, forse, per la prima volta che nella storia della pittura si affronta e si supera il concetto di paragonare la vita di San Francesco a quella della passione di Gesù Cristo – cosa che si ripete anche nella Chiesa superiore. Le opere sono attribuite all’artista Giunta Pisano o ai suoi seguaci o persino al Maestro di San Francesco.

Gli affreschi di destra riproducono la Passione di Gesù con la Preparazione della Croce – la Crocifissione – la Discesa dalla Croce – la Deposizione – il Pianto sulla salma di Cristo -. Forse, il primo dipinto della chiesa, posto di fronte al trono papale, raffigura la Madonna con il Bambino e gli Angeli.

Gli affreschi di sinistra riproducono la vita di San Francesco con la Rinunzia ai beni mondani – il papa Innocenzo III che sogna San Francesco che sostiene il Laterano – la Predica agli uccelli – San Francesco che riceve le stigmate – i funerali di San Francesco.

Le Cappelle a destra della Navata: la Cappella di Santo Stefano, voluta dal Cardinale Gentile Partino di Montefiore, deceduto nel 1312, perché qui volle essere sepolto. Ammirabili i due affreschi del pittore Sermei raffiguranti l’Abbondanza e la Vigilanza e gli affreschi alle pareti dell’artista Dono Doni del 1575 che riportano la Vita di Santo Stefano; magnifiche e colorate vetrate del ‘300 (forse le più belle della Basilica) dell’artista Giovanni di Bonino raffigurano Gesù e la Madonna e San Francesco e Sant’Antonio; I Santi Lodovico Vescovo e Lodovico re di Francia assieme al Cardinale Gentile Partino di Montefiore, inginocchiato ai lati.

Segue la Cappella di Sant’Antonio da Padova, che San Francesco conobbe e lo ebbe come ospite alla Porziuncola. Gli affreschi del 1610 sono del pittore Cesare Sermei, che coprono quelli degli allievi di Giotto che furono distrutti per fare spazio ai nuovi.

All’ingresso, sull’arco c’è Sant’Antonio che fa inginocchiare una mula davanti al Sacramento, mentre sull’arco di fronte è raffigurato Sant’Antonio che predica davanti al Papa. Anche in questa Cappella troviamo magnifiche e colorate vetrate dell’artista Giovanni di Bonino o di altri maestri della scuola di Giotto, che riproducono scene della vita di Sant’Antonio e piccoli busti di Beati e di Santi Francescani.

La Cappella della Maddalena, costruita per volontà del vescovo Tebaldo Pontano, deceduto nel 1329,  perché qui volle essere sepolto.  Gli affreschi sono ritenuti opera degli allievi della scuola di Giotto; molte sono le figure di Santi, nonché lo stesso vescovo Tebaldo Pontano sotto la protezione di San Rufino. Ammirevole è l’affresco della parete di destra l’Approdo nel porto di Marsiglia – la scena rappresenta il miracolo ricevuto da una nobildonna, morta di parto durante la navigazione sulla nave su cui era imbarcata; lasciata (o abbandonata) su uno scoglio, venne strappata alla morte con il suo nascituro per l’intervento della Santa.

Belle le vetrate della fine del ‘200, che riportano scene della Vita di Santa Maddalena.

Si esce da questa ultima Cappella, per visitare la parte destra del transetto, i cui affreschi appartengono alla scuola di Giotto. Da destra verso sinistra, sono tutti degni di un’attenta ammirazione: si ritiene che la figura di San Francesco, sulla destra, sia la più fedele raffigurazione del Santo degli ultimi anni della sua vita. Non mancano scene, altresì, scene miracolose per attestare i miracoli  del Santo dopo la sua morte – significativa, infatti, è l’affresco del Miracolo di una bambina della famiglia Sperelli, caduta rovinosamente dall’alto di una abitazione, viene salvata per l’intervento di  San Francesco .

Si entra nella Cappella di San Nicola di Bari della fine del XIII secolo – voluta dal Cardinale Napoleone Orsini per accogliere la tomba del fratello Giovanni Orsini, deceduto nel 1292. Gli affreschi alle pareti sono opera degli allievi della scuola di Giotto e riportano volti di Santi e scene della Vita di San Nicola e dei miracoli effettuati.

Si esce per raggiungere il Presbiterio e subito si parla di miracolo: sotto l’arco, per chi si immette dalla navata, è ben in vista un capitello di marmo; durante la celebrazione officiata dal Papa Innocenzo IV per la canonizzazione di San Stanislao, avvenuta nel 1253, il capitello si staccò e cadde rovinosamente sul capo di una donna che assisteva alla funzione; costei non solo si salvò miracolosamente, ma addirittura guarì dalla sua malattia che aveva al capo.

L’Altare Maggiore di stile gotico, riproduce nelle decorazioni il rosone posto sulla facciata; una piccola colonna conserva come reliquia una costola di Giovanni Battista; da una fessura, posta sulla gradinata, si può osservare la parte sottostante in cui è alloggiata la tomba di San Francesco.

Gli affreschi della Volta, con le famose Quattro Vele, in un primo tempo furono a Giotto; in un secondo momento, dopo vari ed attenti esami delle pitture, la maggior parte dei critici concorda nell’attribuirli ad artisti vari della scuola di Giotto, della scuola senese ed anche ad un anonimo artista denominato Il Maestro delle Vele. Le raffigurazioni rappresentano:  le Allegorie delle Virtù – molto care a San Francesco : povertà, castità ed obbedienza e la Gloria del Santo.

→ La prima allegoria si trova nella vela rivolta verso la navata:  La povertà è raffigurata al centro e la scena rappresenta le mistiche nozze tra San Francesco e la povertà – il celebrante è Gesù, che prende la mano destra della povertà per offrirla a San Francesco, che le porge l’anello nuziale, che, a sua volta, lo porge alla Speranza e gli sposi ricevono in dono il cuore dalla Carità, simbolo della virtù.

Altre diverse scene allegoriche rappresentate, simboleggiano ed esaltano la pratica di questa virtù.

→ La seconda allegoria si trova nella vela di destra: La castità è raffigurata, al centro, in preghiera all’interno di una torre di un castello, mentre due angeli volano nella sua direzione recanti fra le mani i doni, l’uno la palma e l’altro il diadema, simboli propri della virtù.  Anche in questa vela tante sono le scene allegoriche rappresentate,  che simboleggiano ed esaltano la pratica di questa virtù.

→ La terza allegoria si trova nella vela di sinistra: l’obbedienza è raffigurata alata, al centro di una loggia a tre arcate, con un frate inginocchiato davanti a lei, che si porta il dito perpendicolarmente alle labbra per imporgli silenzio, il simbolo di questa virtù necessario per conquistare il regno dei Cieli. Altre scene allegoriche simboleggiano ed esaltano la pratica di questa virtù.

→ La quarta vela, quella rivolta verso l’abside,  rappresenta l’Apoteosi di San Francesco o il Gloriosus Franciscus, così come è scritto sul trono sul quale è seduto San Francesco, splendidamente vestito e stretto fra le mani, da cui si vedono chiaramente le stigmate, il Vangelo e la Croce. Verso l’alto è raffigurato il vessillo con la Croce d’oro e sette stelle, perché sette volte Gesù è apparso al Santo. Il trono è sollevato verso Dio da un gruppo di angeli festanti;  i cerchi che si trovano all’interno dell’arco di unione del presbiterio alla navata, raffigurano i primi compagni del Santo. 

L’ABSIDE : è a semicerchio, illuminato da tre vetrate colorate, realizzate nel primo ventennio del ‘900, che raffigurano  San Francesco al centro, Santa Chiara a sinistra e Santa Elisabetta a destra. Ammirevole è anche il Coro ligneo, a doppio ordine, del 1471, magnifica opera nata dalle mani di Apollonio Petrocchi da Ripatransone, con l’aiuto di altri maestri. Gli affreschi alle pareti, che rappresentano il Giudizio Universale (1623), sono di Cesare Sermei.

Dall’abside si passa a visitare la parte sinistra del transetto, i cui affreschi sembrano essere la continuazione della parte destra: le scene raffigurano la Passione di Gesù, dell’ Infanzia di Gesù, della Crocifissione e di San Francesco. Gli affreschi della Volta, eseguiti tra il 131571320, sono divisi in due fasce da busti di Santi:

in quella di destra è raffigurato San Francesco che riceve le stigmate – la cattura di Gesù nell’orto – l’ultima cena – la flagellazione.

in quella di sinistra riporta le raffigurazioni di Giuda impiccato – la lavanda dei piedi – l’ingresso in Gerusalemme – la salita sul Calvario. Sono opere eseguite dai fratelli Pietro ed Ambrogio Lorenzetti.

Sotto le due fasce degli affreschi vi è La Crocifissione la Madonna col Bambino fra San Francesco e San Giovanni Battista o Madonna dei tramonti (perché, nell’ora del tramonto, l’affresco riceve la luce più fulgida da una finestra posta proprio di fronte al dipinto). Vengono rappresentate quattro figure ed un dialogo in atto: il Bambino, seduto tra le braccia della mamma nell’atto di benedire, sembra rivolgersi alla Madonna per chiederle a chi  rivolgersi. La Madre, con la gestualità del pollice della mano destra alzato, indica in San Francesco l’uomo degno della sua benedizione. Qualcuno afferma: Basta quel gesto e  l’arte  diventa improvvisamente vita. E come non essere d’accordo!

Più sotto, un crocifisso su un fondo d’oro e sotto l’altare la tomba di Maria di Savoia, figlia di Carlo Emanuele I, deceduta nel 1656 – Terziaria dell’Ordine Francescano.

Da qui si procede per la Cappella di San Giovanni Battista, del 1310, voluta dal Cardinale Napoleone Orsini. Oltre agli affreschi di Pietro Lorenzetti, ammirevoli sono le raffigurazioni, poste dietro l’altare ed incise su rame, delle Scene della Vergine e della reliquia del velo di Maria.

Si esce per continuare la visita alle Cappelle poste sul lato sinistro della Navata, in direzione opposta alla precedente, cioè verso l’uscita.

Nella prima campata che incontriamo, è posta la Tribuna, di stile gotico, dalla quale sporge il Pulpito, del XIII secolo, tutto adorno di marmi colorati e cornici in mosaico. Sopra e sotto la Tribuna, gli affreschi di Puccio Capanna, uno dei più fedeli seguaci di Giotto, raffiguranti l’incoronazione della Vergine – Il miracolo di San Stanislao che resuscita un uomo – Il martirio del Santo – la Crocifissione – la Beata Jacopa dei Settesoli.

Si passa, poi, a destra  per la visita alla Cappella di San Pietro d’Alcantara, da qui alla Cappella cosiddetta del Filone, e da qui ancora alla Cappella di San Martino, voluta dal Cardinale Gentile Partino da Montefiore ed affrescata da Simone Martini e da altri suoi collaboratori. I colori degli affreschi, però, per la grande umidità della Cappella, si sono ormai scoloriti perdendo così il loro originario splendore. Per la maggior parte riportavano scene della vita del Santo, e le tre vetrate raffigurano, al centro, il Cardinale Gentile Partino inginocchiato davanti a San Martino, Gesù, la Madonna, San Pietro e San Cosimo, mentre ai lati vi sono figure di santi.

Passando dalla Cappella dalla Cappella di San Giovanni Battista, si entra nella Sacrestia, gravemente danneggiata e restaurata a seguito di un brutto incendio del 12 giugno del 1952. Purtroppo, alcuni affreschi, per il grave danneggiamento, sono stati staccati dalle pareti.   Da qui si accede alla Sacrestia segreta o Sacrestia delle Reliquie, così chiamata perché i tre armadi, in legno di noce, conservano preziosi reliquie di San Francesco:

–       I due veli di lino, utilizzati per aspergere il sudore dalla fronte del Santo durante la sua agonia – è un dono fatto dalla sua fedele e seguace Jacopa dei Settesoli, nobile romana;

–       La bolla originale – cioè la “magna charta” concernente la Regola dell’Ordine francescano, approvata e promulgata da Papa Onorio III il 29 novembre 1223;

–       Una veste di flanella bianca ed un cappuccio, che ha indossato San Francesco nel periodo della sua ultima malattia (la tonaca con la quale venne vestito San Francesco negli ultimi istanti della sua vita perché non morisse senza l’abito religioso, era di Frate Elia ed è conservata nel reliquario della Chiesa di Cortona);

–       Un calice ed una patèna appartenuti a San Francesco ed a lui donati dall’abate Maccabeo dell’abbazia di San Benedetto al Subasio;

–       Una benedizione originale – khartula – con scrittura autografa di San Francesco, rivolta a favore di Frate Leone e la Lode del Creatore, scritta sempre dal Santo sul retro della pergamena.

–       Un corno ed un bastoncino di avorio, utilizzati per le riunioni con i fedeli e per ordinare loro il silenzio e la meditazione; sono un dono fatto a San Francesco da parte di Malek el Kamel, Sultano d’Egitto, durante il viaggio del Santo nella città di Damiata.

–       Dei sandali, il cilicio ed una tonaca appartenuti a San Francesco;

–       Una pelle di camoscio, che il Santo utilizzava per proteggere la dolorosa stigmata al costato.

–       la pietra trovata nel Santo nel sepolcro, posta sotto il capo del Santo, come un  guanciale, al momento della sepoltura.

(4) → → → La cripta –  Dalla parte centrale – lato destro – della navata, si scende, attraverso una scaletta a due rampe, alla Cripta di San Francesco. In questo luogo vennero alla luce, il 12 dicembre 1818, dopo oltre 50 notti di spossante lavoro, i resti mortali del Santo, deceduto il 4 ottobre 1226, traslati il 25 maggio 1230 e nascosti da Frate Elia nel cunicolo sotto l’altare, luogo visibile ma inaccessibile, che, per motivi di sicurezza e di fortificazione, fu fatto completamente murare da papa Eugenio IV.

Che il corpo ritrovato nella cripta fosse quello di San Francesco fu dichiarato, nel 1820, anche da Papa Pio VII in una sua lettera pontificia (di minore solennità = breve).

In un primo momento, fu costruita una cappella neo classica, opera realizzata tra il 1822 ed il 1823 dall’architetto Giuseppe Brizi di Assisi su progettazione dell’architetto romano Pasquale Belli.

Assunse, poi, l’aspetto attuale neo romanico, i cui lavori iniziarono nel 1925 e portati a compimento nel 1932, su progetto dell’architetto fiorentino Ugo Tarchi : la tomba, con la stessa urna in pietra contenente i resti mortali del Santo, è stata posta sopra l’altare, nello stesso spazio dell’antica tomba ed è chiusa dalla medesima inferriata originaria.

Negli angoli delle quattro pareti, ci sono quattro nicchie in cui sono stati deposte le salme dei quattro compagni seguaci e più fedeli di San Francesco, anch’esse protette da grate in ferro: i beati Rufino, Leone, Masseo ed Angelo.

Nella nicchia, posta sul pianerottolo che si trova presso il cancello d’ingresso e che unisce le due scale che accedono alla Cripta, si trovano i resti mortali della benefattrice nobile romana Jacopa dei Settesoli, che ha assistito e confortato San Francesco negli ultimi istanti della sua vita.

Nelle immediate vicinanze del cancello d’ingresso pende, dall’alto del soffitto, la lampada votiva , in bronzo ed alabastro, donata nel 1939 dai Comuni d’Italia.

La Cripta, pur essendo il cuore dell’intera Basilica francescana, il luogo più visitato e quello di raccolta per le preghiere e le meditazioni, resta quello più povero e senza opere d’arte.

(5) → → → Alla Chiesa Superiore ci si giunge o dalla doppia scala posta sulla piazza Inferiore o dall’interno    della Chiesa inferiore, attraverso una porta che si apre nel transetto di destra.

Si presenta con uno stile gotico, ad unica Navata ed a quattro Campate.

Cominciamo la nostra visita partendo dalla parte sinistra del transetto, i cui affreschi di Cimabue, pur versando in un cattivo stato di conservazione, non toglie la viva espressione che traspare da La Crocifissione con quei sentimenti umani dell’odio da parte degli artefici della crocifissione e del dolore che invade l’animo delle pie donne e di quelli che assistono – San Francesco è accasciato in ginocchio ai piedi della Croce. Tra gli altri affreschi, anch’essi mal conservati, sono ammirabili le cinque scene dell’Apocalisse: la Visione di San Giovanni in Patmos – della rovinosa distruzione di Babilonia – dei sette Angeli dalle sette piaghe – dellOmaggio dei 24 Seniori – del Trono con il Mistico Agnello-.

La Vetrata variegata della fine del ‘200 ed inizio ‘300, di manifattura francese, raffigura la Creazione del Mondo e figure di Santi.

Non in miglior condizione si trovano gli affreschi di Cimabue dell’Abside che riportano scene della Vita della vergine Maria – da destra a sinistra : La nascita della Vergine – la Disputa coi Dottori – l’Annuncio a Gioacchino – lo Sposalizio della Vergine – e sotto  il Transito della Vergine – l’Assunzione in cielo – l’Incoronazione -; al centro sotto la finestra i due medaglioni raffigurano il Papa Gregorio IX ed Innocenzo IV –

Bellissimo è anche il Coro del periodo 1491/1501, finemente intarsiato con 102 posti ed il trono centrale - l’opera è dell’artista Domenico Indovini di San Severino Marche e di altri aiutanti.

→  Le Vetrate, del XIII secolo e di manifattura tedesca, raffigurano Personaggi del Vecchio Testamento e Storie di Gesù.

Nel Presbiterio l’Altare Maggiore è stata restaurata nel 1942, ma è inalterata  rispetto alla sua costruzione originaria risalente alla metà del 1200, con gli specchi di marmo e decorazioni in mosaico.

Continuiamo la visita passando nella parte destra del transetto, i cui affreschi di Cimabue, molto rovinati, rappresentano scene della Vita di San Pietro e San Paolo. Sulla parete di destra, l’altro affresco, anch’esso molto rovinato, raffigurante La Crocifissione .  Anche Le Vetrate della parte di destra raffigurano Personaggi del Vecchio Testamento e Storie di Gesù.

La Navata : La Volta della terza campata - a partire dall’ingresso – presenta nelle Vele quattro   medaglioni raffiguranti,  a mezzo busto, Gesù, Maria, San Giovanni Battista e San Francesco, tutti con al fianco degli Angeli alati, opere dell’artista romano Jacopo Torriti.

La Volta della prima campata raffigura nelle Vele i Dottori della Chiesa: San Gregorio, Sant’Agostino e San Girolamo nell’intento di istruire un frate per l’apprendimento della Sacra Scrittura.

Nel grande arco della parete d’ingresso, che divide la navata dalla facciata, sono raffigurati 18 Santi.

Le pareti della Navata : nella PARTE IN ALTO, ai lati della due finestre, 34 affreschi raffigurano storie del Vecchio Testamentoa destra – e del Nuove Testamento – a sinistra -; sono tutti molto danneggiati e parzialmente scomparsi tanto che non si riesce nemmeno di individuarne la paternità.

nella parte di destra (le spalle rivolte all’ingresso e dalla parte più vicina all’altare) gli affreschi, anch’essi danneggiati, raffigurano: La creazione del mondo, con la separazione della luce dalle tenebre –  La creazione di Adamo - La creazione di Eva Il peccato originale –  La cacciata dal Paradiso terrestre –  L’uccisione di Abele da parte di Caino –    La costruzione dell’Arca di Noè –  Il diluvio universale –  Il sacrificio di Isacco da parte del padre Abramo –  Gli Angeli in visita ad Abramo –   L’inganno di Giacobbe - Esaù davanti ad IsaccoGiuseppe venduto dai fratelli – I fratelli di Giuseppe in Egitto.

nella PARTE IN ALTO a sinistra (più vicina all’altare) gli affreschi danneggiati raffigurano: tra L’Annunciazione e La natività di Gesù c’era un altro affresco La Visitazione, oramai scomparso – L’adorazione dei Re Magi o l’Epifania – tra La presentazione di Gesù al Tempio e La disputa nel Tempio in cui è rimasta soltanto la figura di Gesù,  c’era un altro affresco La fuga in Egitto, oramai scomparso – Il battesimo di Gesù -.

nella parte in basso a sinistra : Le nozze di Cana in GalileaLazzaro risorto –  tra Gesù catturato nell’orto e la salita del Calvario c’era un altro affresco La Flagellazione, oramai scomparso – La CrocifissioneLa deposizione di Gesù dalla Croce Le Marie al sepolcro di Gesù -.

gli affreschi nella parete di destra (vicino all’ingresso) : L’AscensioneLe Pentecoste – e nei due medaglioni San Pietro e San Paolo.

I 28 affreschi della PARTE IN BASSO , sono i capolavori  del cosiddetto Ciclo di Giotto per le raffigurazioni della Vita e miracoli di San Francesco (1297/1300), tranne – forse – gli ultimi cinque da cui traspare un’evidente diversificazione pittorica ad opera del maestro di Santa Cecilia, che raffigurano momenti di vita della Santa.

Con questi affreschi ritorna il concetto di paragonare la vita di San Francesco a quella della passione di Gesù Cristo, così come già avvenuto nella Chiesa inferiore.

La prima raffigurazione delle scene affrescate è quella, con le spalle rivolte all’ingresso, sulla parete destra e dalla parte vicina all’altare, fino a continuare sulla parete di sinistra:

nell’ordine : -) nella piazza, San Francesco da giovane ed un uomo semplice, che gli stende sotto i piedi un mantello lungo il suo cammino (nella piazza è facilmente riconoscibile il Palazzo del Capitano del Popolo con la Torre) -)  San Francesco dona il suo mantello ad un povero cavaliere ­(sulla sfondo, oltre al panorama di Assisi, sono facilmente riconoscibili Porta Nuova a destra e l’Abbazia di San Benedetto a sinistra); -) A San Francesco appare in sogno un palazzo pieno d’armi e di bandiere crociate (il significato del sogno è Gesù che ricompensa il Santo per il suo precedente gesto di generosità  e le crociate che compie per affermare queste virtù cristiane); -) San Francesco in preghiera nella chiesetta di San Damiano e Gesù che, dal Crocifisso, che lo incita al restauro della Chiesa;    -)   San Francesco si denuda e restituisce gli abiti al padre (molto irato e trattenuto dagli amici nobili) facendo solenne voto di rinuncia ad ogni bene terreno, davanti al vescovo di Assisi, che lo ricopre poi con il suo mantello;   -) Il papa Innocenzo III sogna San Francesco     che sorregge con le spalle il Laterano;     -) Il papa Innocenzo III approva verbalmente la Regola dei Frati minori convinto dal sogno precedentemente fatto;   -) I confratelli vedono San Francesco volare su un carro di fuoco;   -) Frate Leone (oppure Frate Pacifico), nella chiesa di Bovara di Trevi, ha in visione un Angelo che gli mostra il trono celeste riservato a San Francesco ( è il trono lasciato libero da Lucifero cacciato dal Paradiso);

-) Frate Silvestro, per ordine di San Francesco, benedice e libera la città Arezzo invasa dai demoni;    -) San Francesco, alla presenza del sultano d’Egitto Malek el Kamel, sfida alla prova del fuoco i sacerdoti musulmani (i sacerdoti, impauriti, indietreggiano);    -) L’estasi di San Francesco (il Santo parla con il Signore, che lo benedice fra la meraviglia e lo stupore dei confratelli);

-) L’istituzione e la celebrazione del presepio a Greccio (è uno dei migliori affreschi di Giotto per la semplicità e per la veridicità delle figure ritratte); -) San Francesco fa sgorgare dal terreno una fonte d’acqua per far dissetare un contadino o un passante molto assetato (ai lati un asino e due frati colmi di meravigli per l’evento miracoloso in un luogo arido e pietroso);              -) San Francesco predica agli uccelli;     -) La morte del cavaliere di Celano, preannunciata da San Francesco (scena molto drammatica);    -) San Francesco predica davanti al Papa Onorio III (suggestiva è la raffigurazione del papa e dei presenti che ascoltano con molta attenzione);   -) L’Apparizione e la benedizione di San Francesco a Sant’Antonio ed ai suoi frati minori nel capitolo di Arles sul titolo della croce (Sant’Antonio è raffigurato in piedi sulla sinistra);    -) A San Francesco viene fatto il dono delle stigmate (si è a Chiusi della Verna – prov. di Arezzo – il 17 settembre del 1224 – Gesù Cristo è raffigurato come un Serafino infuocato con sei ali – nel medesimo luogo ora sorge il Santuario francescano della Verna);

-)  La morte ed i funerali di San Francesco (San Francesco è trasportato in cielo dagli Angeli);

-) L’apparizione di San Francesco al vescovo di Assisi ed a Frate Agostino;   -) Il patrizio di Assisi Gerolamo o Girolamo, incredulo, si convince poi della veridicità delle stigmate del Santo;    -) Il trasporto della salma di San Francesco – la sosta a San Damiano – Il piano ed il dolore della clarisse e di Santa Chiara nel dare l’ultimo saluto al loro Santo Maestro;   -) La canonizzazione del Santo (affresco parziale ed abbastanza rovinato).

→ → → Questi ultimi affreschi sono attribuiti al Maestro di Santa Cecilia e non a Giotto :

-) L’apparizione di San Francesco al papa Gregorio IX (il Santo mostra le stigmate al papa dissipandogli ogni dubbio sulla loro realtà);  ­ -) San Francesco guarisce un uomo di Ilerda ferito mortalmente; -) San Francesco resuscita una gentildonna perché possa, prima di morire, confessare i suoi peccati;  -) La liberazione dal carcere dell’eretico Pietro d’Alife -.

Le Vetrate di artisti diversi :

lato destro, sempre con le spalle rivolte all’ingresso – -) Scene della vita di San Francesco e di Sant’Antonio; -) Scene della vita di San Bartolomeo e di San Matteo; -) Scene della vita di alcuni apostoli

lato sinistroil Redentore e la Madonna ed alcuni Profeti;    ­-) Santi: Filippo, Giacomo,  Simone e Giuda Taddeo.

A sinistra dell’ingresso, una acquasantiera della fine del 1200; alla fine della navata, un pulpito di marmo, molto decorato, della prima metà del 1300.

La Facciata è costruita con le pietre del Monte Subasio di colore bianco e rosa; è divisa in tre zone orizzontali con cornici appoggiate su mensole e con timpano triangolare. Sul portale, nella parte  centrale dell’arco, sopra, il doppio rosone con le 116 colonnine ed i simboli dei quattro evangelisti :

(- l’aquila per Giovanni  – l’uomo o l’angelo per Matteo  –  il bue o il vitello per Luca  – il leone per Marco -) ; a sinistra, sopra il muro di sostegno, si dirama un loggiato : la Loggia delle Benedizioni del 1607 -. Superata la Loggia ci appare il maestoso Campanile .

(6) → → → Il Tempio di Minerva è una costruzione romana che si vuole risalga al 1° secolo A.C., con Augusto imperatore. Conserva ancora intatta l’intera facciata nella forma orginaria, con le sei colonne scanalate ed i capitelli corinzi. Nel XIII secolo ospitò la sede comunale; la parte inferiore fu adattata a prigioni e  la parte superiore ad aula consiliare; bisogna attendere la prima metà del 1500 perché l’edificio venga destinato per le funzioni di una Chiesa cristiana; è prima dedicata a Santa Maria sopra Minerva e poi, a metà del 1700, dopo rifacimenti e manutenzioni, fu dedicata in onore di San Filippo Neri.

(7) → → → Duomo e Cattedrale di San Rufinopatrono di Assisi, perché è grazie alla sua opera ed alla sua predicazione del Vangelo che Assisi viene convertita al cristianesimo - fu condannato a morte, perché cristiano, del proconsole Aspasio e dopo un atroce martirio fu lasciato annegare, nel 328 a Costano, nel fiume Chiascio, con una grossa pietra al collo.  Sul luogo in cui vi è ora l’attuale chiesa, in origine vi era un sacello, cioè un recinto sacro, su cui il vescovo Ugone volle fortemente la costruzione di una (1029) dedicata al Santo  (i lavori del Duomo ebbero inizio un secolo più tardi  nel 1140).  Custodisce un sarcofago in cui sono stati riposti i resti mortali di San Rufino.  Una leggendaria storia, tramandata dal San Pier Damiani, vuole che la salma di San Rufino sia stata molto contesa tra il vescovo Ugone, che voleva fosse riposta nella Cattedrale di Santa Maria Maggiore, ed il popolo assisano che voleva fosse ospitata nella nuova Chiesa (proclamata Cattedrale dallo stesso Vescovo Ugone nei primi anni dell’XI secolo) a lui dedicata.   La contesa si risolse a favore del popolo, dopo aver vinto una “gara di tiro alla fune con la cassa funeraria di San Rufino”.

La Facciata è divisa in tre zone verticali, in corrispondenza anche delle tre navate interne, ed orizzontali: presenta tre portali ad arco: ai lati in basso di quello centrale (il più grande) si trovano due leoni ed ai lati degli altri due portali laterali più piccoli vi sono i grifi; sia ai lati che nei portali stessi vi sono diverse sculture, con motivi floreali ed animali simbolici, forse già esistenti:

-) La zona inferiore - sulla porta di destra vi sono i simboli dei quattro evangelisti e sopra, nella lunetta, due uccelli che bevono da un vaso –  nella lunetta della porta di sinistra:   due leoni che bevono o che stanno intorno a un altro vasonella lunetta della porta di centro:   “Gesù Cristo in trono (immagine chiusa in uno scudo o medaglione rotondo – in arte clipeo) tra il sole e la luna, con la Madonna che allatta il Bambino e San Rufino.”

-) La zona centrale - separata da quella inferiore da un piccolo colonnato ad arco – tipico stile dell’architettura romanica – ostenta la bellezza dei tre rosoni : quello centrale, più grande e più lavorato rispetto agli altri due laterali, è circondato dai simboli dei quattro evangelisti ed è sostenuto da tre telamoni (una scultura maschile in rilievo, usata come sostegno al posto delle colonne) , a loro volta sorretti da animali.

-) La zona superiore - a forma triangolare e si presume che sia stata aggiunta successivamente, i cui lavori vengono datati alla fine del 1200. E’ priva di ornamenti e presenta soltanto un arco a sesto acuto cieco, forse, destinato ad avere qualche decorazione.

-) Il Campanile -  a destra dell’ingresso – è stato costruito nell’ XI secolo su di una cisterna dell’età romana, di forma quadrata, che molto probabilmente, in origine, doveva appoggiarsi all’abside della chiesa, la cui testimonianza ci viene data dalla parte bassa e mediana, fin sotto l’orologio; da qui in poi la costruzione è del XIII secolo ed è contemporanea alla costruzione della chiesa.   Nel luogo della confinante costruzione, e parte della zona sottostante il campanile, per alcuni studiosi è stata riconosciuta come la casa che ha dato i natali a Santa Chiara.

→ → → L’interno del Duomo è a tre navate, con dieci altari laterali, ed è stato completamente modificato e messo a nuovo nel 1571 da Galeazzo Alessi.

→ → All’inizio della Navata destra la granitica Fonte battesimale era della Chiesa di Santa Maggiore e fu poi trasferita nel Duomo; vide al battesimo San Francesco, Santa Chiara, Santa Agnese e, forse secondo lan tradizione, anche Federico II di Svevia nel 1197.

-) Col primo altare abbiamo la Cappella del Sacramento, le cui tele raffigurano storie del Vecchio e Nuovo Testamento. Proseguendo, incontriamo l’Altare dell’Addolorata e poi quella di San Francesco.

-) Nell’Abside è ammirevole il coro di legno del 1520, finemente intarsiato, dello stesso artista che collaborò con il coro della Chiesa Superiore di San Francesco. Alle spalle dell’altare Maggiore è stata posta la statua di San Rufino; sulla sinistra, troviamo la Cappella della Madonna del Pianto, con una statua in terracotta multicolore, che la leggenda vuole abbia lacrimato nell’anno 1494;    sulla destra, entriamo nella Sagrestia, sulla cui porta è raffigurato San Francesco che benedice Assisi -. Attraverso la sagrestia si può scendere e visitare l’Oratorio di San Francesco, dove il Santo si ritirava a pregare prima della predica ai fedeli nella Chiesa – qui si vuole che i suoi confratelli lo abbiano visto volare verso il cielo a bordo di un carro infuocato al traino di quattro cavalli -.

Restando sempre sul lato destro, si può accedere per la vista al Museo Capitolare o della Cattedrale- Bello è il trittico del 1470, uscito dalle artistiche mani di Nicolò Liberatore da Foligno soprannominato l’Alunno, che raffigura: – a sinistra La Madonna con il Bambino – San Rufino e San Cesidio;  – a destra Pier Damiani ed Esuperanzio; -al centro Gesù Bambino nell’atto di benedire e  l’Annunciazione; in alto  Il martirio di San Rufino ed i suoi funerali con la traslazione della salma.    Completano la visita frammenti di affreschi di affreschi del XIII secolo, colonne, addobbi e paramenti ed oggetti sacri provenienti anche da altri luoghi di Assisi.

→ → I cinque altari della Navata di sinistra: San Gaetano da Thiene – del Crocifisso  –  Santo Emidio  –  dell’Immacolata –  Santa Maria della Consolazione -.

All’inizio della navata, attraverso una piccola porta, si scende per visitare la cisterna romana, di forma rettangolare e con volta a botte, su cui è stato formato il basamento per la costruzione del Campanile.

→ → → Per la visita della Cripta , l’ingresso è posto fuori, a destra della facciata; è posta proprio sotto la stessa facciata e risale al tempo della costruzione della Chiesa, voluta dal Vescovo Ugone. Divisa in tre navate con l’abside, è uno dei luogo in cui San Francesco si ritirava in preghiera e meditazione prima di predicare ai fedeli nella Cattedrale. Si notano resti di pitture risalenti all’XI – XII secolo, raffiguranti i simboli dei quattro Evangelisti ed il Volto della Madonna Addolorata;

il Sarcofago romano del III secolo d.C., in marmo di Luni (Alpi Apuane – La Spezia) prima destinato a contenere la salma di un soldato e poi vi fu deposto il corpo di San Rufino Vi è scolpita, in rilievo, la rappresentazione del Mito di Selene ed Endimione (il bellissimo Endimione, re di Elide, era amato da Selene, La Luna, la quale, nascondendosi  dietro la cima del monte Latmo, andava a trovarlo nella grotta del monte quando dormiva; dal loro amore nacquero cinquanta figlie).

(8) → → → Basilica di Santa Chiara – i lavori iniziarono nel 1257, dopo la morte di Santa Chiara (n. nel 1194 e m. l’11 agosto 1253) per finire nel 1265, anno in cui fu consacrata dal papa Clemente IV.  La costruzione  si inglobò e si aggiunse all’antica chiesa di San Giorgio, che fino al 1230 aveva custodito le spoglie mortali di San Francesco.

E’ fortemente in dubbio che i disegni fossero di Filippo da Campello, architetto  e monaco francescano; nonostante ha un suo fascino ed una sua bellezza artistica, da tanti la Basilica è considerata una imitazione, non bene riuscita, della basilica superiore di San Francesco.

→ → La tomba di Santa Chiara fu completata e resa disponibile nel 1260, molto prima della fine dei lavori avvenuti nel 1265; la stessa tomba fu trasportata nella Cripta, dove ancora oggi si trova, nel 1850, nello stesso anno in cui furono ritrovati i suoi resti mortali nel sepolcro posto sotto l’altare. E’ recentissimo il rifacimento, con speciale resina, della maschera facciale, delle mani e dei piedi per poterli proteggere dalla corrosione e distruzione del tempo.

→ → La facciata si presenta a tre zone, divise l’una dall’altra da mensole, fasciate orizzontalmente da un intervallo di pietre di colore bianco e rosa.  Il Portale è un arco a tutto sesto, la cui ghiera è sorretta da due leoni; nella parte mediana un bel Rosone con cerchi concentrici e doppio giro di colonnine e piccoli archi; nella parte superiore un timpano triangolare con un solo cerchio.  Sulla parte sinistra della Basilica si appoggiano tre archi rampanti, forse, aggiunti alla fine del 1300, così come la Cappella di Santa Agnese; restando sempre sulla parte sinistra, di fianco all’Abside, si erge il maestoso e quadrangolare Campanile, il più alto di Assisi, con cuspide finale.

→ → L’interno è ad una sola navata con quattro campate, transetto ed abside – L’altare maggiore è sostenuto da un colonnato di dodici pilastri marmorei e chiuso da una cancellata in ferro battuto; nell’abside è ammirevole la Croce dipinta su una tavola sagomata, attribuita al Maestro di Santa Chiara, raffigurante ancora la Vergine, San Giovanni, San Francesco, Santa Chiara e la Beata Benedetta nell’atto di pregare; della stessa mano sono gli affreschi nelle vele della Volta.

→ → Sul lato sinistro del transetto, nella parete in fondo bello è l’affresco raffigurante il Presepio, seppure privo di alcune parti, datati nei primi anni del 1300;  sulla parete di sinistra una tavola raffigurante la Madonna con il Bambino e due Angeli; nella parte  in alto gli affreschi riportano scene del Vecchio Testamento;

→ → Sul lato destro - parete destra –  una tavola del 1283, attribuita al Maestro della Santa, riporta l’immagine di Santa Chiara ed otto scende della sua vita – (in ordine da sinistra a destra e dall’alto in basso)  : -) Il vescovo Guido II che dona a Santa Chiara un ramoscello della palma d’ulivo¸ -) Santa Chiara viene gioiosamente accolta alla Porziuncola da San Francesco e dai suoi confratelli;   -) La sua vestizione con abiti religiosi;  -) il padre di Santa Chiara che tenta di convincerla a non prendere i voti;  -) Santa Agnese oppone resistenza mentre viene trattenuta per evitare che segua la sorella Santa Chiara;   -) Il miracolo della Croce che appare sul pane posto davanti al Papa Innocenzo IV;  -) La morte di Santa Chiara con al suo capzzale la Madonna che la ricopre con un velo;  -) Il papa che prende parte ai funerali della Santa -.

sulla parete in fondo -)  lato destro dal basso verso l’alto :  -)  La morte ed i funerali di Santa Chiara; -) l’annuncio dato a San Gioacchino; -) La vergine nel Tempio;    -) Lo sposalizio della Vergine;    -) La strage degli innocenti;    -) La fuga in Egitto;    -)  La disputa nel Tempio; sulla parete sinistra: -) Il giudizio finale -.   Sono tutti dipinti dei primi anni del 1300 e sono comunque molto rovinati.

→ → → Dalla quarta campata del  lato destro (dall’ingresso verso l’altare) si accede alla Cappella del Sacramento o di San Giorgio, con affreschi, sulla parete d’ingresso, datati fine ‘300, raffiguranti:   -) L’Annunciazione; -) San Giorgio che uccide il drago-) La Natività;  -) L’adorazione dei Re Magisulle altre  pareti – da sinistra a destra: -) La Madonna con il Bambino ed otto scene della vita di Gesù; -) La Vergine con il Bambino seduta sul trono ed altri Santi-) La Crocifissione;  -) La Deposizione;  -) Gesù deposto nel sepolcro;  -) La Resurrezione; -) Santi -.

→ → → Da qui si passa all’Oratorio del Crocifisso o delle Reliquie, dove,    attraverso una grata, si può vedere, sopra l’altare e vicino alla vetrata, il famoso Crocifisso dipinto su una tavola del XII secolo, qui trasportato dalla piccola chiesa di San Damiano, che parlò a San Francesco incitandolo a “riparare la sua casa cadente” , esortazione non certamente riferita alla riparazione materiale dell’edificio, ma alla Chiesa Cristiana.

(9 ) → → →  La Chiesa di Santa Maria Maggiore – E’ costruita fuori dalla cinta muraria ed è la prima cattedrale di Assisi fino al secolo XI, quando venne costruita la Chiesa in onore di San Rufino. La sua edificazione la si fa risalire al IV secolo su ruderi di una costruzione romana; altri studiosi pensano che sia più veritiera la sua costruzione intorno al IX secolo, perché storicamente citata nell’anno 963 come chiesa cattedrale. Qui, nel 1182, vi fu battezzato San Francesco, ma poi la fonte battesimale è stata traslocata nella Chiesa di San Rufino.

→ La Facciata, rimaneggiata nei tempi, appare molto semplice e lineare, i cui lavori   dello stato attuale si attribuiscono a Giovanni da Gubbio, perché nel rosone frontale è stata rinvenuta una iscrizione, datata 1163, con il nome di Giovanni.

→ L’interno è a tre navate, con abside e privo di transetto; la navata centrale ha il tetto a capriate lignee scoperte, mentre quelle laterali sono costruite a volta; un po’ per tutta la chiesa sono visibili resti di affreschi del 14° e 15° secolo, come -) la Madonna della Misericordia;  -) Madonna con il Bambino, presente sia nell’arcata a sinistra che nell’abside;  -) il Presepio nella sacrestia.

Sul lato destro, all’inizio della navata, un sarcofago del 9° secolo; nelle Cripta (non visitabile) sono stati ritrovati i resti della costruzione romana ed un trono episcopale di marmo.

(10) → →   Rocca Maggiore – viene realizzata come residenza fortificata dei Signori di Assisi; nel 1174 fu destinata a castello feudale germanico, dopo che Cristiano di Magonza, alleato di Federico Barbarossa, conquistò Assisi; qui  soggiornò lo stesso Federico Barbarossa e trascorse la sua infanzia Federico II di Svezia ( si vuole che sia stato anche battezzato ad Assisi nella Chiesa di San Rufino) sotto l’occhio vigile del conte di Assisi Corrado di Urslingen.

Durante un’assenza del duca,  fu distrutta nel 1198 a seguito di una rivolta popolare; fu ricostruita, nel periodo (1356 / 1367) per volere del Cardinale Egidio Albornoz su disegni e progettazione di Ugolino I° di Montemarte, architetto militare al servizio del Cardinale; i lavori di modifica, di ampliamento e di fortificazione, con la costruzione di torri e bastioni, continuarono negli anni successivi da parte dei vari Papi e Signori della città, per scongiurare una  facile conquista di Assisi.

Allo stato attuale si presenta con una costruzione trapezoidale, con una cinta di mura fortificate, ai cui lati si ergono alte torri quadrate a difesa della Rocca; al centro è costruito il Castello anch’esso fortificato da un’alta torre quadrata. La cinta muraria è  percorribile grazie alla creazione di un corridoio collegato  ad una torre di dodici lati, fatta costruire da  Jacopo Piccinino, Signore di Assisi, nel 1458.  Al suo interno sono ancora visibili e ben tenuti nel tempo i cortili e gli ambienti destinati alle varie funzioni, come sale,  cucina,  magazzini, dormitori. ecc.-. Grazie agli ultimi restauri e modifiche è stata praticata un’apertura che consente di assistere meglio e da vicino alle spettacolari manifestazioni che si svolgono in determinati periodi dell’anno.

Altra muraglia, una volta percorribile (sotto la quale pare che si trovi un condotto segreto non ancora venuto alla luce) collegava la Rocca Maggiore alla Rocca Minore , anch’essa costruita, nel 1368, per volere del Cardinale Albornoz quale bastione difensivo di Assisi verso il monte. Ha una struttura inferiore a quella della Rocca Maggiore ed una forma architettonico più semplice.

E’ dal popolo assisano chiamata anche Rocchicciola o Cassero di Sant’Antonio per la confraternita religiosa di Sant’Antonio e San Giacomo sita nei pressi di Porta Cappuccini.

Come la Basilica di San Francesco, anche le due Rocche saltano subito agli occhi del turista perché dominano l’intera città e da cui si ammira un panorama mozzafiato.

(11) → → →  Chiesa di San Damiano – La chiesa è a circa 3,5 km. da Assisi – uscendo da Porta Nuova e girando a destra.,. Sorta nei primi anni del secolo XI, conserva ancora la sua struttura originaria, sebbene sia stata restaurata di recente. Il primo restauro lo ebbe proprio dalle mani di San Francesco, dopo che l’umile frate, nel 1205 o 1206, udì la voce proveniente dal Crocifisso (ora custodito nella cripta della Basilica di Santa Chiara) che lo esortò a riparare la Chiesa che cadeva in rovina. A questa esortazione San Francesco diede subito seguito; infatti, dopo aver venduto le stoffe ed il cavallo nella città di Foligno, consegnò il danaro al Cappellano della Chiesa, che rifiutò quanto gli veniva offerto anche in segno di devozione. Al rifiuto,  San Francesco gettò il danaro ai passanti da una finestrella della Chiesa; circa due anni dopo era lì a lavorare per la ristrutturazione e manutenzione, predisponendo anche quello che sarà poi il piccolo convento che accoglierà Santa Chiara, la sua famiglia e le sue consorelle.

→ QUI un altro aneddoto miracoloso:  si vuole che Santa Chiara nel 1241 mise in fuga i Saraceni, alleati di Federico II contro i Guelfi della città,  mostrando loro l’Ostensorio dalla finestra della Chiesa.

Dopo la morte della Santa (1253) le clarisse lasciarono il convento di San Damiano trasferendosi nella piccola Chiesa di San Giorgio; fu opera dei Frati Minori, qualche secolo dopo (XVI) l’aggiunta del Chiostro e l’ampliamento del Convento.

→ L’interno della Chiesa presenta una sola Navata alla cui destra è subito visibile la finestrella dalla quale San Francesco gettò via il danaro,  attorniata da affreschi, di mano ignota del 1300, che ricordano l’episodio: -) San Francesco che prega in ginocchio davanti al Crocifisso; -) Il Santo nell’atto di offrire o gettare il danaro;   -) il Santo inseguito dal padre -.

Seguono altri affreschi, o quel che resta, con l’immagine di Santa Agnese ed altri Santi.

Sempre a destra, in una Cappella, costruita molto dopo durante lavori di restauro, è visibile sopra l’altare un Crocifisso di legno del 1637, opera di Frate Innocenzo da Palermo, che cambia l’espressione del suo viso rispetto alla posizione da cui viene osservato.

Nel catino dell’abside un affresco, molto rovinato, riporta l’effigie della Madonna con il Bambino, San Damiano e San Rufino

→ All’altare maggiore è posta una copia del Crocifisso che parlò a San Francesco; a sinistra, un piccolo vano entro il quale la leggenda vuole che si sia nascosto San Francesco inseguito dal padre irato.

Nel giardinetto di Santa Chiara, una piccola terrazza fiorita, una lapide ricorda che in quella Chiesa San Francesco, quasi cieco, scrisse il famoso “Cantico delle creature”.

Si sale poi verso il piccolo Oratorio, con clipei con immagini della Madonna e di Santi; nel Chiostro altri affreschi del ‘500 raffigurano San Francesco che riceve le stigmate e l’Annunciazione.

(12) → → → Eremo delle Carceri - E’ situato sul versante del Monte Subasio a 791 mt. di altezza, a circa 4 km. da Assisi, uscendo da Porta Cappuccini; è circondato da un folto bosco di querce e di verdeggianti alberi di leccio. E’ stato il classico luogo solitario in cui San Francesco ed i suoi confratelli si ritiravano (si carceravano) per le loro preghiere e meditazioni – infatti carcere sta per ritiro spirituale. Era un piccolo oratorio assegnato ai monaci Benedettini e poi passato a San Francesco. Anche questo sacro luogo è circondato da tradizioni e leggende – si narra che: 1) dove è stata posta la lapide di colore rosso, a chiusura di un cavità denominata Buco del diavolo, era il foro da cui fuggì il diavolo, che aveva più volte ed invano tentato San Francesco; 2) un alveo asciutto di un torrente, che scorreva nelle vicinanze, sia stato, per volere del Santo,  prosciugato perché il rumore delle acque disturbava le preghiere e le meditazioni; 3) il secolare albero di leccio, è indicato come l’albero degli uccelli, per ricordare gli spirituali colloqui che San Francesco ebbe con i suoi piccoli amici volatili.

►L’eremo, quindi, era un piccolo oratorio, appartenuto prima ai monaci benedettini e poi, nel 1225, passato a San Francesco ed ai suoi confratelli. Nella prima metà del secolo XV, San Bernardino da Siena vi costruisce il chiostro e la chiesetta, trasformando, altresì, l’ordine religioso da eremita in  monachesimo “cenobitico” , cioè unione di vita comune e solitudine.

→ → Dal portale si passa in un piccolo cortile di forma triangolare, con la centro un piccolo pozzo, da cui – un miracolo secondo la leggenda – sarebbe sgorgata acqua per volere di San Francesco.

Nella piccola chiesa, chiamata anche di San Bernardino, un dipinto che raffigura la Crocifissione ed un armadio in cui sono conservati oggetti e reliquie; da qui si passa nell’Oratorio o Cappella di Santa Maria, in cui un affresco raffigurante la Madonna con il Bambino, è stato chiamato Madonna delle Carceri; molto probabile che in origine fosse una grotta accomodata a Cappella.  All’altare dipinti che ritraggono ancora la “Madonna con il Bambino e San Francesco” e la “Crocifissione”.

► → → Scendendo una piccola scala si arriva alla grotta di San Francesco, divisa in due zone: da una parte è custodito il giaciglio di pietra, sul quale era solito riposare il Santo, ed il legno che usava come cuscino; dall’altra parte si trova l’altarino ed un crocifisso, che la leggenda vuole che San Francesco portava sempre con sé per mostrarlo alla gente.

(13) → → →  Abbazia di San Benedetto - Si trova sulla stessa strada che conduce all’Eremo delle Carceri, a circa 6,2 km da Assisi ed a 729 mt di altezza sulle pendici del Monte Subasio – Alcuni fanno risalire la sua costruzione ai tempi in cui sia vissuto San Benedetto da Norcia; ma soltanto  nel 1042 si ha il primo passaggio storico documentato.

La  storia ci tramanda che, nell’anno 1339, il Capitan di ventura Broglia da Trino la occupò per ordine del Papa allora contro il potere della città Perugia, facendo razzia di  tutto e soprattutto delle opere d’arte che la chiesa custodiva; la distrusse quasi totalmente per snidare gli assisani che ivi avevano trovati rifugio, ritenuti nemici perché seguaci della famiglia dei Nepis (parte de sopra), alleati di Perugia. I monaci che furono ospitati ad Assisi nei conventi di San Paolo e San Pietro.

L’Abbazia ritrovò momenti di splendore nel XIII secolo, quando ad essa facevano capo gli ospedali e le chiese, piccole e grandi, disseminate lungo il territorio. Fu ancora restaurata nel corso del XVII secolo.

Nel 1945 i monaci di San Pietro acquistarono i ruderi dell’antica abbazia, li restaurarono dando loro l’antica bellezza ed iniziarono ricerche archeologiche che fecero ritrovare un’altra bellissima cripta risalente all’XI secolo (la certezza è data dai materiali di costruzione); è a tre piccole navate o triastila, perché poggia su tre colonne pagane con capitelli  molto elaborati.

La prima cripta, ad otto colonne in pietra, l’altra cripta ritrovata dell’ XI secolo, l’abside a semicerchio e le mura perimetrali sono originali, nonostante i diversi restauri avvenuti nel corso dei secoli.

(14) → → → Basilica di Santa Maria degli Angeli – Porziuncola. Si trova a km 5 fuori da Assisi; i lavori di costruzione cominciarono nel 1569 e si protrassero, a rilento, fino al 1679 ed oltre. I disegni ed il progetto furono di Galeazzo Alessi per forte voler del Papa Pio V, dopo che si concluse il Concilio di Trento. La struttura della Basilica ha racchiuso in sé quelle del piccolo convento e la piccola Cappella della Porziuncola, un luogo già noto nel 1045, come attestano ritrovati documenti del comune di Assisi, con valore puramente catastali, risalenti all’anno mille e conservati nell’Archivio della Cattedrale di San Rufino; sorgeva nella selva prossima ad Assisi, col nome di Cerqueto di Portiuncola (piccola parte di territorio in mezzo alle querce).

La leggenda ci tramanda che questa piccola chiesetta, dedicata propria a Santa Maria degli Angeli, fosse stata costruita, per volere di papa Liberto, da quattro pellegrini venuti da Gerusalemme. Fu, poi, donata nel 516 a San Benedetto ed ai suoi seguaci, come piccola porzione di terreno (portiuncola o porzucle). Si giunge, così, al periodo in cui San Francesco, vedendola in uno stato di totale abbandono ed in rovina, impietosito comincia, materialmente e con le proprie mani, a restaurarla ed a tenerla in vita, come aveva fatto con la Chiesa di San Damiano e di san Pietro.

Bonaventura da Bagnoregio ci tramanda che San Francesco abbia tanto amato la Porziuncola perché in quel luogo avvenivano le visite degli spiriti celesti ed in quel luogo aveva deciso di morire.

La Basilica fu gravemente danneggiata da un forte terremoto del 1832; ricostruita tra il 1834 ed il 1840 su disegni dell’architetto modenese Luigi Poletti; la facciata, così come si presenta allo stato attuale in stile barocco-romano, subì modificazioni ed ampliamenti (vi fu aggiunto il portico e la loggia delle benedizioni ) tra il 1925 ed il 1930 ad opera dell’ingegnere ed architetto romano Cesare Bazzani.

► → Al momento, è la più grande Basilica del mondo cristiano, con i suoi 126 metri di lunghezza, 65 metri di larghezza e 75 metri di altezza fino alla cupola.

Sul fastigio (la parte più alta della chiesa – timpano) maestosa è la statua della Madonna in bronzo dorato, opera del 1930 di  Guglielmo Colasanti; in tanti affermano che, nell’anno 1948, la statua si mosse ed il fece affluire nella città di Assisi una forte affluenza di devoti, di pellegrini e di curiosi.

Il lato sinistro della Basilica è coperto da una serie di finestre; sullo stesso lato è situata la “Fonte delle 26 cannelle” o “Fontana dei Pellegrini”, fatta costruire nel 1610 dalla famiglia de’ Medici di Firenze, molto devoti alla Basilica ed a San Francesco, allo scopo di dare un po’ di sollievo alla moltitudine di pellegrini, i quali tra il 1° ed il 2 del mese di agosto, arrivavano da tutte le parti per chiedere il Perdono di Assisi.

→ I due campanili: per quello di destra i lavori furono portati a termine tra ilo 1678 ed il 1684, e per quello di sinistra furono interrotti ad un’altezza di poco superiore al tetto della Basilica.

→ L’interno della chiesa si presenta a tre navate; ai lati si aprono diverse cappelle, tutte fortemente decorate ed affrescate : si può dire che conserva la più varia e grande raccolta di pitture del ‘500 e del ‘600 -.

Alla fine della navata di destra - sul lato destro del transetto - si trova il sontuoso altare di San Pietro in Vincoli, finemente decorato, opera dell’artista belga Jean Reinhold del 1675. Da una porta sulla sinistra si passa in Sagrestia dove si trovano armadi finemente intagliati. Lungo il corridoio, sulla destra, una statua di San Francesco con un nido di tortore fra le mani; più avanti, dopo il porticato, una riproduzione in bronzo di San Francesco con la pecorella, su un prato erboso, alla cui sinistra è visibile il roseto che, miracolosamente, crescono rose senza spine e foglie leggermente colorate di rosso; tutto ciò è dovuto al miracolo ottenuto da San Francesco, quando in una fredda notte invernale, il Santo, per sfuggire alle tentazioni del diavolo, si denudò e si tuffò nel roseto pieno di spine: L’umile fraticello ne uscì miracolosamente indenne, ma con qualche graffio, da cui fuoriuscirono alcune gocce di sangue che irrorano le foglie. Da allora, quelle rose persero definitivamente le spine e le foglie assunsero leggermente un colore rossiccio.  Per commemorare il miracolo, San Bonaventura fece costruire la Cappella del Roseto, ampliata successivamente da San Bernardino da Siena.

A sinistra del transetto l’ altare di Sant’Antonio da Padova, con Crocifisso in legno del XVI secolo.

La navata centrale termina con un lungo coro ed abside con affreschi pregevoli anche nella cupola.

←  La Cappella del Transito la troviamo sul lato destro dell’Abside; in origine, faceva parte di un gruppo di capanne nella quale San Francesco aveva chiamato a raccolta i suoi primi confratelli. Lì completò il famoso “cantico delle creature” nella parte dedicata a “sora morte”; in questo stesso luogo ebbero fine i suoi ultimi istanti della sua vita terrena e dove fece espressa richiesta di essere sepolto sulla nuda terra.  All’esterno a sinistra troviamo l’originale della porta di legno del 1200 ed affreschi di Domenico Bruschi, riportanti scene della morte di San Francesco e dei suoi funerali. Sull’altare è sistemata una statuetta di San Francesco, in terracotta bianca smaltata del 1490;  in un piccolo armadio  è conservata, come reliquia, il cingolo del Santo; alle pareti affreschi raffiguranti Santi. Anche su questa Cappella aleggia una sorta di storia miracolosa: si narra, nel capitolo XV dei Fioretti, che era consuetudine di San Francesco e dei confratelli, di Santa Chiara e delle consorelle riunirsi per umili conviti e momenti di preghiere; in uno di questi momenti, davanti ai pilastri della piccola Cappella, apparve una luce così intensa, forte e viva da far accorrere la gente da Assisi e dalla vicina Bettona, che temevano fosse scoppiato un grande incendio.

→ Nell’abside fa bella mostra di sé il coro ed il pulpito, finemente intagliati, datati alla fine del 1600; sotto l’altare un magnifico e colorato pannello in terracotta (in architettura: dossale d’altare), opera di Andrea della Robbia, che ritrae San Francesco che riceve in dono le stigmate; l’Incoronazione della Vergine; San Girolamo; io Presepio e l’Epifania; nel vano situato sotto l’altare si trova la cripta, visibile anche dal di sopra attraverso una piccola finestra, posta ai lati della scala.

► → sotto la cupola ed al centro della Basilica è posto il piccolo oratorio, datato X-XI secolo, dedicato a Santa Maria degli Angeli o a Santa Maria della Porziuncola o Cappella della Porziuncola. Le pareti all‘esterno riportano affreschi del XIV-XV secolo, attribuiti ad Andrea d‘Assisi, detto l‘Ingegno; è una costruzione a forma rettangolare (4 x 9 mt.), molto semplice ed in pietre colorate provenienti dal monte Subasio. La facciata è a forma di capanna, su cui è stata posta un’edicola (forse per sostituire l’originario piccolo campanile).

All’interno si trova una copia della statua di marmo della Vergine Maria mentre allatta il Bambino – soprannominata “Madonna  del Latte” (l’originale della statua del 1300 è nel museo della stessa Porziuncola).

La facciata è impreziosita dal bellissimo affresco del 1829, opera del pittore tedesco Giovanni Federico Overbeck di Lübeck: “San Francesco, circondato da angeli, in ginocchio davanti a Gesù Cristo ed alla Vergine che chiede l’Indulgenza del “Perdono”; altri pregevoli dipinti del tardo ‘400 si trovano sulle pareti all’interno.  Qui è sepolto il secondo fedele compagno di San Francesco : Pietro Cattani o Cattaneo, morto nel 1221. Le due scritte in latino: una sopra il portaleHIC EST PORTA VITAE AETERNAE” – tradotto in italiano : “Questa è la porta della vita eterna”, e l’altra sulla soglia dell’ingressoHIC LOCUS SANCTUS EST” – “Questo luogo è santo”-. I battenti della porta d’ingresso sono quelli originali del ‘400.

Il dipinto più importante della Porziuncola è  quello effettuato su una tavola, con il fondo dorato, che, posto sopra l’altare, ne occupa l’intera parete, perfettamente aderente alla volta ad ogiva: è la “Pala di Prete Ilario Zacchi da Viterbo” del 1393, che riporta scene relative all’Indulgenza del Perdono.

Le scene girano tutte intorno alla figura dell’Annunciazione dal basso verso l’alto e da destra a sinistra (in senso antiorario): San Francesco si getta nudo tra le spine, per vincere il demonio che lo tenta; ► San Francesco, con due rose in mano, viene accompagnato da due Angeli alla Porziuncola;   ► San Francesco, circondato da Angeli, che impetra l’indulgenza da Gesù e dalla Madonna; scendendo sulla sinistra ► San Francesco ottiene l’indulgenza dal papa Onorio III;       ► San Francesco promulga l’Indulgenza davanti ai Vescovi -.

Nella fascia che è posta come fregio della pala (in architettura: predella) vi sono sei quadretti che rappresentano grazie concesse dalla Vergine Maria in modo straordinario ad alcuni devoti; mentre nella fascia che forma il decoro vi sono alcune figure di santi dell’epoca, molto legati alla Porziuncola: Sant’Antonio abate, San Girolamo, San Rocco, Sant’Agostino, San Lorenzo, Santa Chiara,  San Benedetto e  Santa Agnese martire.

Questo luogo fu molto caro a San Francesco e dove dimorò molto spesso; è il luogo dove Santa Chiara ricevette il saio, dopo essere scappata dalla sua ricca casa e tagliato i capelli, per vivere la sua vita di povertà e di sacrifici.