PADRE PIO – LA NUOVA TOMBA.

Nella chiesa grande di Santa Maria delle Grazie, si scende nella cripta dove, fino ad Aprile del 2008, hanno riposato le sacre spoglie di San Pio da Pietrelcina, morto nel 1968, poste in terra sotto un blocco compatto di marmo verde del Labrador, a forma di sarcofago, pesante 30 quintali; il corpo di Padre Pio fu sepolto in terra per suo espresso desiderio. Vi è rimasto per oltre quarant’anni.

Dal 24 del mese di aprile 2008 e fino al 24 di settembre 2009 sono stati riesumati ed esposti al pubblico i suoi resti mortali per la venerazione dei fedeli; sono stati esposti in una teca di vetro, dopo essere stati ricomposti dalla corruzione della morte, ponendo sul suo volto una maschera di silicone, la cui realizzazione è stata affidata ad una ditta specializzata di Londra, la quale ha riprodotto le vere sembianze del Frate, rivestito, per la maggior parte, con i suoi abiti originali, con i mezzi guanti e le sue calze custodiva nella sua cella e non ancora utilizzati; il saio, invece, è opera delle suore di clausura clarisse del monastero della Resurrezione in San Giovanni Rotondo e, per la stola bianca in broccato, è stato utilizzato un tessuto creato negli anni Sessanta ed acquistato dai frati cappuccini.

Ora il santo Frate riposa nella nuova cripta: sul volto, tolta la maschera, è stato posto un sudario di lino bianco; il corpo è stato adagiato su di un materasso, riempito di gel di silicio per mantenerne costante il tasso di temperatura, tra le sue mani è stato messo un crocifisso ed un libretto delle regola dei frati francescani; è stato, poi, riposto all’interno di una teca di plexiglas, chiusa tutt’intorno da un nastro rosso, sul quale l’arcivescovo di Manfredonia – Vieste e San Giovanni Rotondo, mons. Michele Castoro, ha impresso il suo sigillo. La stessa teca è stata inserita in un sarcofago – dono di una benefattrice molto devota di Padre Pio, non trasparente, rivestito di legno e contornato da rifiniture di fogli di argento punzonato,  ideato e costruito  Guy Georges Amachoukeli, abbreviato in Goudji, orafo originario della Georgia.

Per questa nuova Cripta, di “appena” 2000 mq., qualcuno ha detto che, se la chiesa e la cripta non si trovassero a San Giovanni Rotondo, questo piccolo paese della Puglia – nel Gargano – bisognerebbe pensare che si tratta di un mausoleo edificato in onore di un faraone dell’antico Egitto.

Bisogna dar atto al vero: la realizzazione della cripta è interamente in oro massiccio e decorata con degli splendidi mosaici, opera di padre Marko Rupnik, tra i più grandi esperti e realizzatore di arte sacra, collaborato da dipintori murali, artisti provenienti da otto Paesi diversi, che hanno ritratto scene della vita di San Francesco, di San Pio e di Gesù Cristo, con un inconfondibile stile da icona russa ed alcuni richiami all’arte islamica.

Ma non è certamente questo che avrebbe chiesto Padre Pio per la sua sepoltura, che, appartenente all’ordine degli umili frati francescani, ha sempre tenuto fede alla regola di povertà a cui si ispirava San Francesco e, certamente, non avrebbe preteso ricchezza, sfarzo e lusso, visto che ha devoluto, poi, tutte le offerte in beneficenza e a costruire l’Ospedale “Casa sollievo delle sofferenze”.

Non solo lo stesso padre Pio si è sempre mostrato umile, ubbidiente, semplice e riservato, ma anche la Chiesa cattolica (il Vaticano) avrebbe dovuto bloccare ed eliminare questo tipo di sfoggio basato sulla ricchezza e sul lusso, utilizzando tutto quell’oro, donato dai fedeli, quali ex voto, nel corso di tutti i pellegrinaggi effettuati negli anni, per fare opere di carità e beneficenza ai bisognosi ed agli indigenti.

La cosa più ridicola e che ti sconforta il cuore è il fatto che si sa per certo che sono stati spesi tantissimi, ma tantissimi soldi (o euro), ma nessuno dice o, per davvero, conosce l’effettivo ammontare della spesa reale per la realizzazione dell’opera, vista la gran quantità di metallo prezioso che si è resa necessaria utilizzare.

Lo stesso papa Benedetto XVI, quando ha benedetto la nuova cripta, era molto entusiasta di quest’opera faraonica e contento per il lavoro e per le opere d’arte in essa contenute; non gli si può dar torto dal momento che lui vive negli edifici del vaticano ed è abituato a tanto splendore.