SACRO MONTE DI ORTA SAN GIULIO

E’ dal 2003 che il Sacro Monte di Orta San Giulio, con gli altri 8  Sacri Monti della Lombardia e del Piemonte, inseriti nella lista del patrimonio dell’umanità, fa parte dell’UNESCO – United Nations Educational Scientific and Cultural Organization – Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione Scientifica e Culturale.

Il Sacro Monte di Orta è realizzato su 13 ettari di terreno, sulla collina che si innalza al centro del promontorio di Orta San Giulio,  sulla riva sinistra del Lago omonimo; è stato realizzato sullo schema del Sacro Monte realizzato a Varallo, in provincia di Vercelli.

E’ un grande complesso di chiese, unico, nel suo genere, dedicato alla vita ed ai miracoli di San Francesco d’Assisi; è stato costruito in tre momenti diversi: il primo inizia nel 1590, grazie alla comunità locale e si completa verso il  1630; lo stile è il manierismo, cioè l’uso dello stile classico.

Il secondo periodo dura fino alla fine del XVII secolo, ma lo stile cambia in barocco, che coinvolge, in un ampio spazio, diversi stili architettonici; infine, il terzo periodo arriva fin quasi alla fine del XVIII secolo (1788), che spazia in forme libere che ben si coniugano con le altre più classiche.

Il complesso è costituito da 20 cappelle, dall’antico Ospizio di San Francesco, da una monumentale porta, da una fontana e da un giardino, da cui si gode un’ottima visuale del lago e dell’isoletta di San Giulio; è l’unico complesso monumentale che non ha mai subito cambiamenti strutturali e lasciando inalterato le caratteristiche topologiche del paesaggio e del suolo, dopo il XVI secolo.

Tutto comincia nel 1583 quando la cittadinanza del piccolo borgo di Orta decide di realizzare sul promontorio, in località “Selva di San Nicolao” – di proprietà dei curatori ortesi – cappelle, chiese ed un convento per ospitare i frati cappuccini dell’Ordine dei francescani, su espresso desiderio di San Carlo Borromeo e dell’Abate di Novara Amico Canobio.

L’intera comunità di Orta sostiene l’onere delle ingenti spese ed uno dei primi è l’abate benedettini  di Vallombrosa, in provincia di Firenze; il progetto porta la firma di Padre Cleto, originario di Castelletto sopra Ticino (Novara), architetto e, allo stesso tempo, frate cappuccino, il quale, nel suo progetto, prevede la realizzazione di ben 32 cappelle, ma ne vengono realizzate soltanto 20.

Per prima si diede inizio ai lavori del convento (1590) e l’anno successivo anche a quelli della prima cappella, a cominciare proprio dalla ventesima dedicata alla “Canonizzazione di San Francesco”.

A dare una svolta decisiva ai lavori è il vescovo di Novara Carlo Bascapè che, dal 1593 al 1615, segue personalmente i lavori e decide anche sulla decorazione delle costruende cappelle.

Cosa comune alle cappelle degli altri Sacri Monti, al loro interno vengono sistemate una serie di statue (in tutte le cappelle sono 376), a grandezza d’uomo,  in terracotta dipinta, e tantissimi affreschi che riproducono scene della vita di San Francesco, che, con le statue, formano un meraviglioso scenario.

L’arco della monumentale porta d’ingresso, su cui è stata posta una statua di San Francesco, uscita dalle mani dell’artista e pittore milanese Dionigi o Dionisio Bussola, primo autore delle statue del Duomo di Milano, reca la seguente iscrizione: “Qui in ordinate cappelle si vede la vita di Francesco, se desideri saperlo l’autore è l’amore”.

Questo complesso è stato ribattezzato Assisi del nord, il cui colmo è la chiesa dedicata a San Nicolao da Mira ed a San Francesco, la cui realizzazione emula la Basilica Inferiore di Assisi, che custodisce il magnifico gruppo delle scultore lignee, poste sopra l’altare, del IX e X secolo, lavorate in uno stile misto gotico svizzero-tedesco, che raffigura la Beata Vergine, Madre del Redentore, avvolta in una nuvola di angeli, ritratti in uno stile barocco di qualche secolo più tardi; ammirabile è anche la tela del pittore parmense Camillo Procaccini (1570-1625) raffigurante la Natività.

L’intero territorio, sacro e custode di veri tesori artistici, presenta, alla vista di pellegrini, visitatori e turisti, varie e preziose opere in legno e radica di noce, oltre 900 affreschi, tanti dipinti e quadri di vari artisti italiani e stranieri.

Ma il pezzo artistico più pregiato è la Pietà, adorata come Madre del Redentore; è una scultura in legno, realizzata da mano tedesca, datata tra il X e l’ XI secolo. E’ incassata in una nicchia di stile barocco, ed è ornata da due corone che le sono state donate e poste sul suo capo nel Settembre2006, realizzate e donate da un laboratorio orafo milanese.

I due conventi: quello “Grande”, in principio, ospita i frati cappuccini; poi, per circostanze sfortunate, legate al periodo Napoleonico, diviene proprietà privata;  quello “Piccolo”, invece, ospita ancora un piccolo gruppo di frati francescani minori, che sovrintendono sia alla gestione del Santuario che all’accoglienza dei visitatori e dei pellegrini.

Il percorso devozionale che si snoda per toccare le varie cappelle lungo un itinerario a spirale, culmina con la chiesa di San Nicolao da Mira.

Alle venti cappelle, può essere aggiunta un’altra, non numerata, iniziata alla fine del ‘700, per espressa volontà di Gerolamo Gemelli, un nobile di Orta, ma non è stata mai completata.

Al nobile Gemelli si deve anche la realizzazione, verso la metà del ‘700, del “Giardino dei Semplici”, nel cortile dell’Ospizio di San Francesco; è formato da quattro grandi aiuole equivalenti con cinquanta essenze profumate, aromatiche e medicinali.