LA BASILICA di SAN GIULIO

La Basilica della piccola isola di San Giulio è una parrocchia autonoma dedicata a San Giacomo, che include anche una parte della costa occidentale del lago che ricade nel comune di San Maurizio d’Opaglio.

Secondo la tradizione questa Basilica è la centesima ed ultima chiesa realizzata da San Giulio, collaborato dal fratello Giuliano, che, insieme,  trascorrono gli anni di vita alla cristianizzazione dei territori del lago d’Orta; è, all’origine una piccola chiesa e, poi, sorge la Basilica, che viene ricostruita nel sec. IX e  restaurata ancora nel corso dei secoli.

E’ ben visibile navigando il lago; al suo esterno presenta una facciata che, nonostante le modifiche successive, conserva ancora lo stile romanico; è stato aggiunto il pronao, cioè lo spazio innanzi all’ingresso della Basilica, su cui è posta una grande finestra con arco a tutto sesto. Due pilastri, incastonati nella parete, arrivano fino al tetto, che dividono in tre parti la facciata, che corrispondono alle tre navate interne; ai lati della facciata  sono completati da due lineiformi campanili, con bifore, cioè da finestre separate da colonnine verticali in due aperture, sormontate da una ghiera in cotto.

L’ingresso è a sud della basilica, quasi nascosto dal monastero delle monache benedettine, e ci si arriva dall’imbarcadero salendo una scalinata munita da una copertura a cupola; il campanile, leggermente staccato dalla Basilica, è composto da sei piani, di cui gli ultimi due sono alquanto attenuati con la creazione di doppia bifora o di una trifora.

Il suo interno a tre navate, con volte a crociera, presenta due matronei, cioè balconi o loggiati, che, originariamente, erano destinati ad accogliere le donne (le matrone), che si snodano lungo le due navate laterali, il cui accesso è consentito grazie a due scale a chiocciola, poste all’interno dei due campanili esterni, posti di fianco alla facciata.

La cripta è realizzata nel 1697, o poco più tardi; si presenta anch’essa a tre navate, con volta a vela ed intervallate da colonnine di marmo, che custodisce la teca con le reliquie di San Giulio; ad essa si accede da due scale, poste ai lati del presbiterio, cioè di quella parte che comprende l’altare e la zona riservata al clero per officiare,  che si trova in una posizione più elevata rispetto alle navate.

E’ decorata da una serie di affreschi, opera del pittore Giovanni Battisti Cantalupi, originario di Miasino, in provincia di Novara, che riportano temi della Trinità e l’Ascesa in cielo e la gloria di San Giulio; numerose sono le tele, collocate anche nelle cappelle laterali, opere di Francesco Cairo, pittore milanese, o di Giorgio Bonola, pittore locale di Orta san Giulio.

Custodisce un prezioso ambone, cioè quella struttura leggermente sopraelevata rispetto all’altare, da cui vengono lette le liturgie, di stile romano, in marmo grigio – verdastro estratto dalle vicine cave di Oira, ben conosciuto all’epoca dei romani, databile tra la fine del sec. XI e l’inizio del XII.

Sopra all’altare della cappella, posta alla fine della navata sinistra, è visibile il gruppo di statue in legno che rappresentano Il Calvario, composto dal Crocifisso, dalla Madonna e da San Giovanni ai piedi della croce, ben intagliate e rifinite, opera del 1490 attribuita al Maestro Domenico Merzagora, scultore ed artista del legno originario della val d’Ossola, nell’attuale Provincia del Verbano-Cusio-Ossola.