IL LAGO D’ORTA ED IL SACRO MONTE
Il lago d’Orta o Cusio è un lago delle Alpi piemontesi – in Provincia di Novara; ha una superficie di 18,2 km² ed una profondità di 143 mt.; tra i rilievi più importanti, che lo racchiudono, troviamo il Mottarone, con i suoi 1491 mt. di altezza, che lo separa dal Lago Maggiore.
Il promontorio d’Orta, di fronte al quale, al centro del lago, sorge l’isoletta di San Giulio di appena 0,03 km², lo divide in due bacini; il suo emissario è il fiume Nigoglia, di appena due km di lunghezza, che, contrariamente a quanto accade per gli altri laghi alpini e prealpini, anziché a sud del lago esce a nord, cioè dalla pianura verso le montagne, ad Omegna (NO).
Poco più a valle, si unisce al torrente Strona, che, a sua volta, si immette nel fiume Toce, nei pressi di Gravellona, Provincia di del Verbano – Cusio – Ossola, che, alla fine, termina la sua corsa come immissario nel Lago Maggiore.
E’ noto sin dal medioevo col nome di “Lago San Giulio” e soltanto all’inizio del XVII secolo prende il nome di “Lago d’Orta”, dal nome della località turistica più importante Orta San Giulio, (assieme ad Omegna).
L’altro nome che gli viene attribuito è “Cusio” (Cusium); molto probabilmente deriva da un’erronea interpretazione di alcuni libri storici dell’epoca; ma questo nome si diffonde così rapidamente alla fine del medioevo, al punto tale che entra nell’uso comune per il indicare il Lago San Giulio, ed ora il Lago d’Orta.
Si escludono altre interpretazioni, frutto anche di mera fantasia, che fanno derivare il nome Cusium dall’immaginaria tribù degli “Usii”, nome che compare per la prima volta molto più tardi, e precisamente in alcuni scritti storici del 1880.
Si vuole che l’uomo abbia fatto apparizione sul Lago d’Orta sin dal neolitico, così come viene provato anche da qualche reperto portato alla luce durante scavi archeologici effettuati sull’isolotto; nell’età del ferro è, invece, abitato da gruppi celtofani, appartenenti a popolazioni provenienti dalla zona centro-orientale della Francia, e, nei secoli successivi, l’intero territorio lacuale subisce l’influsso della potenza di Roma, così come per tutto il territorio della Transpadana.
SI NARRA che , tra la fine del IV e l’inizio del V secolo, due fratelli, Giulio e Giuliano, greci dell’isola di Egina, poco distante da Atene, fanno la loro comparsa sulle rive del lago; i due, con il benestare di Flavio Teodosio o Teodosio I, ultimo degli imperatori romani che fanno del cristianesimo la religione ufficiale dell’impero, trasformano tutti i luoghi ed abbattono tutti gli edifici di culto pagano e danno inizio alla costruzione di chiese.
Si tramanda che, mentre Giuliano è intento a costruire la 99ª chiesa, Giulio si mette alla ricerca del luogo dove poter costruire al 100ª, che individua nella piccola isola al centro del lago. Qui giunto, non trova, però, anima viva disposta a traghettarlo al di là della riva. Ancora la leggenda vuole che Giulio, che già respira odore di santità, abbia disteso il suo mantello sulle acque lacustre e, navigando docilmente, abbia percorso i circa 400 metri di distanza dalla riva all’isolotto.
E’ sempre la tradizione che la fa’ da padrona che vuole che quel luogo sia la dimora di draghi e di grossi serpenti velenosi, che Giulio, imperterrito, combatte e scaccia definitivamente, mettendo a tacere, così, anche la superstizione dei pagani, la cui cultura è fortemente radicata nella mentalità di quelle popolazioni.
Giulio, quindi, si dà da fare e, alla fine del IV secolo, iniziano i lavori per la costruzione della chiesa, che avviene nello stesso punto in cui, oggi, si trova la basilica a lui dedicata.
Con l’avvento dei Longobardi, nell’anno 570, il territorio dell’Alto Novarese viene incluso nel Ducato di San Giulio ed affidato, cinque anni più tardi, al duca Mimulfo, con l’incarico di difendere quel territorio dall’invasione dei Franchi; ma Mimulfo, venendo meno all’incarico pattuito, consente ai Franchi di oltrepassare il Sempione e penetrare in Italia.
Agilulfo, re dei Longobardi, per questo tradimento condanna a morte Mimulfo, facendolo decapitare sull’isola di San Giulio; il sarcofago che, secondo la tradizione, abbia custodito la sua salma, è, ora, utilizzato nella Basilica come cassetta per le offerte ed elemosine.
Non mancando varie vicissitudini, si arriva al 1219, anno in cui nasce il feudo vescovile della “Riviera di San Giulio” dopo un’aspra polemica, che dura vent’anni, sorta tra i vescovi ed il Comune di Novara; successivamente, e siamo nel 1311, viene riconosciuta anche come”Principato vescovile”.
Dopo quattro secoli e mezzo (1767) questi diritti vengono ceduti alla “Casa Savoia”, anche se l’ufficialità della rinuncia a questi diritti, da parte dell’ultimo vescovo-principe, il cardinal Morozzo, avviene 50 anni dopo, nel 1817; nel 1861 farà parte del Regno d’Italia.
Un brutto inquinamento, purtroppo, colpisce anche questo piccolo lago, quando, nel 1926, si scopre che gli scarichi di solfato d rame ed ammonio vengono riversati nelle sue acque da un’industria tessile, sorta sulle sue rive, che, nel giro di poco tempo, rende impossibile la vita della flora e fauna del lago e delle popolazioni ivi insediatesi. La situazione si aggrava ancor di più nel corso degli anni ’60.
Per un lieve e graduale miglioramento bisogna attendere agli inizi degli anni ’80.