Il Santuario di Loreto– La parte interna.
E’ lungo 93 metri ed è largo più di 60 metri. I lavori di costruzione cominciano nel 1469, quando, l’anno precedente, per volontà del Vescovo di Recanati, Nicolò de Astis, al secolo Nicolò dall’Aste di Forlì, ne decide la realizzazione, dopo un’attenta valutazione del progetto redatto dall’architetto veneziano Marino di Marco Cedrino. Subito l’inizio dei lavori muore il Vescovo di Recanati; i lavori,
però, continuano sotto il forte impulso di Papa Paolo II, al secolo Pietro Barbo, veneziano, il quale, da cardinale, fu miracolosamente guarito da una grave malattia dalla Madonna della Santa Casa, dopo essersi recato in visita nel 1464 a Loreto.
Lo stile è tardo gotico o gotico-rinascimentale italiano; la sua realizzazione raggiunge il massimo del suo splendore sotto la direzione dell’architetto fiorentino Baccio Pontelli. La costruzione del Santuario è dettata dalla necessità sia di difendere la Santa Casa che per poter accogliere i numerosi fedeli e pellegrini, che, a conoscenza dell’esistenza della Casa di Maria e dei miracoli che in essa avvengono, accorrono a migliaia ogni giorno, affollando la piccola chiesetta costruita nelle immediate vicinanze della preziosa reliquia.
Il Santuario vede completi i suoi lavori nel 1587 con la realizzazione della facciata esterna.
Il suo interno è basato su pianta a forma di croce, realizzata con la sovrapposizione di una fabbrica longitudinale ad una a forma di croce greca; in generale, però, può essere definita una pianta a forma di croce latina, che riporta al Cristo, con dodici pilastri quadrati, che ricordano i 12 apostoli, e con quattro sagrestie, che ricordano i quattro evangelisti. Nella parte centrale, sulla reliquia della Santa Casa, si innalza la Cupola e, intorno ai due transetti (le navate dei due bracci più corti della croce) ed al presbiterio (la parte riservata al clero) vi sono nove splendide cappelle.
Nella due navate laterali orizzontali (dall’ingresso verso il centro) realizzate da Donato Bramante (al secolo Donato o Donnino di Angelo di Pascuccio da Fermignano – Prov. Di Pesaro ed Urbino) all’inizio del 1500, vi sono le quattro sagrestie e ben dodici cappelle, sei per ogni lato, abbellite e decorate nel corso dei secoli; la maggior parte di esse sono state denominate anche con nomi delle nazioni che hanno contribuito alle loro decorazioni.
A partire dalla navata del lato sinistro si incontra:
- La Sagrestia di San Matteo, come le altre tre, è situata nei quattro angoli ai piedi della Cupola; risulta molto modificata rispetto alla progettazione e destinazione originaria, ma custodisce sempre le belle sculture del XV secolo per essa realizzate. La sua modifica si rende necessaria perché viene, quasi da subito, adibita a ricovero per gli ammalati o dei disabili in visita al Santuario; ha sulla sommità del portale una meravigliosa lunetta in terra smaltata e nella vetrata l’immagine di San Matteo, opera di Benedetto da Maiano.
- La Cappella del Crocifisso è custode, nella parte centrale di un Crocifisso ligneo, realizzato, nel 1637, da Innocenzo da Petralia (Pa); gli affreschi sono di epoca più recente (1928/1932), opera del pittore Biagio Biagetti della vicina Portorecanati.
- La Cappella Francese o del Sacramento realizzata tra il 1545 ed il 1548; vi hanno lavorato il pittore Francesco Menzocchi da Forlì e suo figlio Pier Paolo; alcune delle loro opere sono state trasferite nel Museo del Palazzo Apostolico; resta, però, la Tavola raffigurante la “Traslazione della Santa Casa”. La Cappella, in epoca più recente, è stata decorata con le offerte dei cattolici francesi; gli affreschi di Charles Lameire risalgono al periodo 1896/1903 e ritraggono: “Il trionfo della Croce” e, nella volta, Santi Francesi; sulle tre tele sono riportate, invece, scene dei Crociati e l’immagine di San Luigi IX a Nazareth.
- La Cappella Slava o dei Santi Cirillo e Metodio, le cui decorazioni sono tutte di epoca recente, realizzate tra il 1912 ed il 1913 da Biagio Biagetti; riportano scene dei due santi, apostoli delle popolazioni slave. Nel 1897, Stanislao de Witten realizza il trittico sull’altare. La realizzazione delle opere è avvenuta grazie alle contribuzioni dei fedeli slavi, in gran parte crociati.
- La Sagrestia di San Luca il cui ingresso fa bella mostra di sé, grazie ad una porta di legno, opera dell’artista Giuliano da Maiano, sulla cui sommità è posta una statua in terracotta raffigurante San Luca, anch’essa opera dello scultore Giuliano da Maiano, entrambe databili 1481. Il suo interno custodisce armadi lignei, finemente intarsiati, realizzati tra il 1516 ed il 1517 da artisti fiorentini.
- La Cappella Americana o dell’Assunta è decorata dal maestro Giuseppe – detto Beppe –Steffanina, nel periodo 1953/1970, con scene di Maria Regina del Cielo nella volta, della Proclamazione del Dogma dell’Assunta nella parete di sinistra e della Glorificazione della Vergine Lauretana nella parete di destra. L’artista mette in risalto anche la storia del “volo umano” a cominciare dal volo leggendario di Icaro, a Leonardo da Vinci, fino ad arrivare agli odierni astronauti.
- La Cappella Tedesca o del Coro viene decorata nel corso della commemorazione del VI Centenario della “Traslazione della Santa Casa” (1894), con gli affreschi realizzati da Ludovico Seitz, pittore romano di origine tedesca, nel decennio 1892/1902, con scene di vita della Vergine Maria. La decorazione di questa Cappella è considerata l’opera più importante del pittore italo-tedesco.
- La Cappella Polacca o del Sacro Cuore – anche questi affreschi sono recenti, realizzati, tra il 1912 ed il 1939, dal pittore locale Arturo Gatti; nel catino absidiale è raffigurata “Maria Regina della Polonia”, la “vittoria nella battaglia di Vienna del 1863 da parte di Sobieski – Giovanni III re della Polonia – contro gli Ottomani Turchi al comando di Kara Mustafa”; il “miracolo della Vistola o della battaglia di Varsavia del 31/8/1920 contro i bolscevichi durante la guerra Russia /c Polonia”. Sempre del Gatti è il trittico sull’altare del Sacro Cuore e dei Santi polacchi; nell’atrio è posto un monumento del cardinale Niccolò Caetani, realizzato nel 1580 su disegni di Francesco Volterra; le statue in marmo, raffiguranti Fede e Carità, sono opera dello scultore porlezzino Giovan Battista della Porta, così come il busto in bronzo del cardinale Antonio Calcagni.
- La sagrestia di San Giovanni o della Cura o del Signorelli è custode di meravigliosi e preziosi dipinti del pittore Luca Signorelli, all’anagrafe Luca d’Egidio di Ventura, nativo di Cortona (AR). La parte superiore della vola riporta otto angeli musicanti, con i quattro evangelisti ad intervallo con quattro dottori della Chiesa; nella parte inferiore vi sono cinque coppie di Apostoli, Gesù e San Tommaso (l’incredulità di S. Tommaso) e, proprio sopra la porta, la Conversione di San Paolo. Il prezioso lavabo è opera di Benedetto da Maiano, mentre gli armadi lignei, finemente intarsiati, sono opera degli stessi artisti fiorentini e della stessa epoca di quelli della Sagrestia di San Luca.
- La Cappella dei Duchi di Urbino: le decorazioni affrescate sono state commissionate all’architetto Lattanzio Ventura di Urbino, tra il 1571 ed il 1584, dai duchi di Urbino Guidobaldo II e Francesco Maria II della Rovere, con completo onere a proprio carico; gli affreschi alle pareti sono stati realizzati, tra il 1582/1583 da Federico o Federigo Zuccari o Zuccheri o Zuccaro, originario di Sant’Angelo in Vado (Pesaro-Urbino); gli affreschi riportano scene dello “Sposalizio e della Visitazione”, mentre nella volta sono raffigurati il “Transito”, “l’Assunzione” e “l’Incarnazione della Vergine Maria” . L’autore del mosaico sulla pala, che riporta “l’Annunciazione” è il pittore Federico Barocci o Baroccio, soprannominato “il Fiori”, anch’egli originario di Urbino; questa pala, assieme ad altri tesori ed opere d’arte, è stata depredata nel 1797 dai soldati francesi per ordine di Napoleone.
- La Cappella Spagnola o di San Giuseppe è stata la prima Cappella ad essere decorata, tra il 1896 ed il 1890, e rientrante nel piano generale di abbellimento pittorico voluto dalla Congregazione Universale. Gli affreschi sono opera del pittore bresciano Modesto Faustino e raffigurano, da sinistra a destra, scene della Sacra Famiglia fino alla morte di San Giuseppe. La statua di San Giuseppe, posta sull’altare, è opera dello scultore spagnolo Eduardo Barron Conzales de Castilla, mentre le altre statue, in bronzo, sono opera di Eugenio Maccagnani, scultore leccese.
- La Cappella degli Svizzeri o dei Santi Gioacchino ed Anna – Gli affreschi sono recenti, realizzati tra il 1935 ed l 1938 da Carlo Donati, pittore veronese; ha affrescato la parte superiore delle pareti con figure di Santi, nato o molto attivi in Svizzera, mentre ha riportato in quattro grandi quadri, scene della vita di San Gioacchino, di Sant’Anna e della Beata Vergine da bambina.
- La Cappella del Battistero con la volta dipinta dal pittore Cristoforo Roncalli – detto il Pomarancio, dal nome della sua città natale Pomarance – (Pisa) – e con la fonte battesimale, realizzata il bronzo, tra il 1600 ed il 1607, dallo scultore e fonditore Tiburzio Vergelli da Camerino (Macerata).
- La sagrestia di San Marco o del Melozzo è custode di meravigliosi affreschi realizzati, tra il 1477 ed il 1479, dal pittore romagnolo Melozzo di Giuliano degli Ambrosi,meglio conosciuto come Melozzo da Forlì. Ha affrescato la volta, nella parte superiore, con otto Angeli con i simboli della Passione di Cristo e, sotto, otto Profeti, seduti sul cornicione, con brani di profezie tra le mani, relativi a dei precisi momenti sempre della Passione di Cristo. A lui si deve questa nuova tecnica pittorica, denominata “prospettiva da sotto in su”; ciascun angelo o personaggio dipinto mostra una visuale reale, delle palme dei piedi, degli altri elementi del corpo e delle vesti, proprio nello stesso modo a chi guarda dal basso verso l’alto; Melozzo studia queste posizioni con modelli di cera appesi ad un filo e riflessi in uno specchio poggiato a terra. E‘ riuscito, però, ad affrescare per intero una sola parete sottostante tra le otto che vi sono, riportando scene di “Gesù Gerusalemme”. Non si conosce il motivo per cui non abbia completato il lavoro.
- La Sala del Tesoro o del Pomarancio o Sagrestia Nuova è realizzata per la nascente necessità di custodire gli ex voto dei fedeli offerti alla Beata Vergine Lauretana durante i secoli; per questo scopo la Sala viene realizzata per espressa volontà di Papa Clemente VIII. La volta è affrescata da scene di vita della Madonna, realizzate, tra il 1605 ed il 1616, dal pittore Cristoforo Roncalli detto il Pomarancio. Oggi la Sala conserva ben poco, forse anche di scarso valore, di quell’immenso ed inestimabile tesoro di beni di beni ricevuti, depredato, prime, nel 1315, da ignobili ladri recanatesi, poi arraffato da Napoleone Bonaparte in persona, nel 1797, e, infine, sempre da ignobili ladri nel 1974. Quello che di valore si è salvato è ora custodito nel Museo – pinacoteca.
- La Basilica inferiore o Cripta dei Santi Pellegrini è stata realizzata in occasione del Giubileo del 2000; l’altare è composto da mensolini antichi; la Croce è opera di Valeriano Trubbiani, scultore di Macerata, donata a Loreto dall’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme”:. Lo scultore romano Roberto Massimo Aranci ha, invece, realizzato il particolare ed il magnifico portale d’ingresso, in cui, con le ante chiuse, è rappresentata “L’Annunciazione” e, con le ante aperte, è rappresentato il “Trasporto della Santa Casa” e la “Vergine di Loreto”.
- La Cupola ha un diametro di 22 metri ed è visibile su un territorio molto vasto che va dal mare alle valli delle colline circostanti. E’ stata realizzata, fino al tamburo, di forma ottagonale, dall’architetto e scultore Giuliano da Maiano (l’attuale Fiesole – FI), mentre la calotta, cioè la volta, dal cornicione in su, da Giuliano da Sangallo – ingegnere, architetto e scultore fiorentino – dal settembre 1499 alle ore XV del 23 maggio del 1500, così come è stato annotato dallo stesso artista nel suo diario. E’ stata affrescata, tra il 1610 ed il 1615, dal Pomarancio; tra il 1895 ed il 1907, è stata ridipinta dal pittore e scultore senese causa il distacco di alcuni pezzi di affreschi.