Pompei Visitare gli scavi

LA VISITA DEGLI SCAVI  DI POMPEI.

1) Partendo dall’ingresso di Porta Marina, il percorso comincia con la visita alla villa suburbana¸ una grande struttura in stile romanico, ritrovata in fase di ricostruzione dopo il terremoto del 62 d.C., con i suoi dipinti inseriti nel muro ritenuti molto interessanti; all’antiquarium in cui sono conservati ed esposti al pubblico gli oggetti ritrovati ed i calchi di gesso, che, per l’ingegno dell’architetto napoletano Giuseppe Fiorelli, riproducono l’esatta posizione  delle vittime morte durante l’eruzione del Vesuvio del 79 a.C. -.

► Spostandosi sulla destra, incontriamo la maestosa Basilica, il luogo in cui le autorità amministravano la giustizia o dove si svolgeva la vita pubblica e degli affari dei cittadini. E’ databile intorno alla seconda metà del secondo secolo a.C., cioè dell’ultimo periodo dei sanniti;

► Nelle immediate vicinanze, sul piazzale del foro, troviamo il Tempio di Apollo con il suo bel porticato, assieme agli altri edifici e monumenti, qui di seguito riportati:

mensa ponderaria, una costruzione a ridosso del muro di divisione del foro, voluta dai magistrati, prima dell’avvento di Roma, per evitare che vi fosse un libero arbitrio da parte dei negozianti sul peso dei prodotti fatti uscire da Pompei, con le dodici diverse misure di capacità ;

il forum Olitorium, il luogo destinato al mercato per la vendita di cereali e legumi, realizzato in prossimità della Mensa per consentire ai mercanti l’immediato controllo del peso e misure ;

l’Edificio di Eumachia così chiamato dal nome della sacerdotessa che volle la sua costruzione per consacrarlo alla Concordia ed alla Pietas Augusta, ossia a Livia, la madre dell’imperatore romano Tibero Claudio Nerone; sono ancora visibili i danni che ha subito dal terremoto e dall’eruzione del 79 a.C. -; i locali erano utilizzati dai lavandai, dai tessitori e dai tintori di stoffe;

il Tempio di Vespasiano, dove, all’interno del cortile recintato, è stato  portato alla luce un altare  di  marmo, con un rilievo in cui è riprodotta la scena di un toro pronto  al  rito sacrificale ;

il Tempio dei Lari Pubblici, che era un vero e proprio santuario che i Pompeiani avevano loro dedicato perché ritenuti protettori della città;  le venerazioni avvenivano con imponenti cerimonie;

i resti della sala del Comitium (Comizio), prospiciente alla piazza del Foro; era il luogo in cui i candidati effettuavano i comizi o avvenivano le elezioni per la nomina alle cariche pubbliche.

il macellum: anche questa era una zona destinata alle trattative commerciali, agli affari, alle controversie civili, ma era principalmente il luogo era destinato ad un grande mercato coperto, con tante botteghe laterali nelle quali veniva trasportato e custodito, ma pulito venduto e il pesce;

il Tempio di Giove, datato intorno al secondo secolo a.C.; al suo interno è stata ritrovata una grande testa di Giove, re degli Dei; il tempio è stato dedicato prima soltanto a Giove e poi anche Giunone e Minerva, diventando, così, il centro del culto della città di Pompei, così come a Roma;

► Più avanti, percorrendo Via delle Terme, si giunge alle Terme del Foro, le quali, pur non essendo le più grandi, sono sempre interessanti sia per l’eleganza delle decorazioni sia per la  conservazione delle zone interne: una per l’accesso agli uomini ed una per l’accesso alle donne .

► Più avanti l’imponente casa del Pansa, una costruzione, divisa in appartamenti, risalente al momento dei Sanniti. Il ritrovamento di un avviso di fitto, dipinto nel vicolo vicino, ha fatto individuare il proprietario, Cneus Alleius Nigidius Maius, di sicuro un ricco e potente commerciante  campano. Nelle vicinanze, un locale, forse,  adibito ad un probabile panificio .

► Avvicinandoci alla Porta Ercolano, incontriamo le case di Sallustio, di cui si vuole sempre proprietario Cneus Alleius Nigidius Maius, e, a poca distanza, la Casa del Chirurgo, così chiamata perché,  durante gli scavi,  sono stati rinvenuti attrezzi ed oggetti del medico chirurgo .

► Fuori dalle mura di Porta Ercolano, si raggiunge la splendida Villa di Diomede, nella quale, oltre alla caso colonica (le ville ai tempi di Roma) era stata ricavata anche una magnifica casa signorile, costruita di fronte al mare, con stanze riccamente decorate e con una piscina circondata da un porticato quadrato. Nel porticato, a lato della porta, all’inizio delle scale che conducono verso la spiaggia e, quindi, al mare, sono stati ritrovati gli scheletri, abbracciati, di un servo e del padrone della Villa, con un anello al dito e, ben stretti in mano, una chiave e delle monete (sesterzi).  Altri scheletri di donne, di  schiavi e di due bambini sono stati ritrovati nei sotterranei.

►Più avanti la famosa Villa dei Misteri, datata nella prima metà del secondo secolo a.C., in cui si trova il più grande dipinto del mondo antico. Le raffigurazioni ritraggono i vari periodi  dell’ “iniziazione delle spose ai misteri dionisiaci”.

2) ►► Ritornando agli scavi all’interno della mura, ripassando nuovamente sotto Porta Ercolano, si percorre Via Mercurio e si giunge all’omonima Fontana; si passa, poi, ai vicini locali dell’osteria ed alla casa della Fontana grande ed a quella della Fontana piccola, così chiamate per il tipo e la grandezza di fontana a nicchia di tipo orientale, provenienti dall’Egitto.

► Dopo aver superato l’Arco di Caligola, sempre su via Mercurio, la distanza è breve per giungere alla Casa del Poeta tragico, così denominata per il ritrovamento di un mosaico decorato sul pavimento (ora conservato presso il Museo Nazionale di Napoli) raffigurante una scena teatrale; nel corridoio della stessa casa è stato portato alla luce anche un altro mosaico raffigurante un cane legato ad una catena e con la scritta latina “Cave canem” (attenti al cane) .

►►Arrivati alla fine di Via Mercurio, all’incrocio con Via della Fortuna, incontriamo :

► il Tempio della Fortuna Augusta, il primo tempio sorto nell’antica Pompei, databile, forse, verso la fine del I secolo a. C.; fu completamente costruito ed abbellito  per venerare l’imperatore Augusto, con spese a completo carico di un certo Marco Tullio, il quale, non solo realizzò  la costruzione sul  suolo di sua proprietà, ma sopportò costi troppi  sproporzionati per quei  tempi .

► la Casa dei Bronzi o Casa della parete nera, così denominata perché sono stati ritrovati, attaccati alla parete della sala, eleganti e raffinati pannelli di amorini su fondo nero, danneggiati, con  parte  della Costruzione, dal  fatale bombardamento aereo notturno del 13 settembre 1943.

► la Casa dei capitelli figurati è una costruzione in pietra di tufo risalente all’età dei Sanniti, così denominata per le particolari ed interessanti decorazioni, a stucco colorato, dei capitelli sovrastanti le 16 colonne dell’atrio,  nonché pitture che raffigurano scene di baccanti e  di satiri.

► la Casa di Arianna, così denominata per il ritrovamento, sulla parete di fondo del triclinio, di una grande pittura, raffigurante personaggi della mitologia, dipinti quasi ad altezza naturale dell’uomo . E’ una costruzione molto grande e la zona portata alla luce misura circa 2500 mq. -.

► la Casa della caccia antica – è una costruzione in pietra di tufo, costruita in epoca antecedente all’insediamento dei romani; è così denominata per il ritrovamento di un grande affresco raffigurante un bel paesaggio ed i personaggi nell’atto di combattere o cacciare belve ed animali.

► il Panificio o il Pistrinum di Modesto, un locale adibito alla lavorazione del pane; sono stati ritrovati il forno  ed  81 pezzi di pane carbonizzati, di forma rotonda e divisi in 8 spicchi o fette .

► la casa del Fauno così chiamata per il ritrovamento di una piccola statutta di bronzo che ritrae  un Fauno danzante al centro dell’impluvio (una vasca per la raccolta dell’acqua piovana). E’ la più grande costruzione (misura oltre 3.000 mq.) di età  sannitica (forse 120  a.C.) ritrovata a Pompei, in una zona di alta concentrazione di abitazioni; non si conosce il nome del proprietario: forse un magistrato o un grande facoltoso, visto che al suo interno, oltre a ricche decorazioni ed abbellimenti, sono stati rinvenuti molti oggetti e suppellettili d’oro ed argento.

la casa di Vesonio Primo – chiamata anche casa di Orfeo, per il ritrovamento di una pittura, nel peristilio della casa, che ritrae Orfeo tra le belve.

sempre restando su Via Vesuvio, incontriamo la casa del Labirinto; è una costruzione in tufo eretta all’epoca sannitica; è stata così denominata per il ritrovamento di una tappeto su cui è disegnato una specie di labirinto ed è raffigurato Teseo nell’atto in cui uccide il mitico minotauro . 

►la Casa di Apollo, così denominata perché al suo interno Casa è più volte raffigurato in diversi affreschi, oltre al ritrovamento di una sua statua e quella di Fauno intenti a cacciare una cerva.

►la Casa di Meleagro, così denominata perché, a sinistra dell’ingresso della Casa, fu riportata alla luce una pittura, i cui colori si sono ormai scoloriti, che ritrae Meleagro ed Atalanta .

►la Casa di Adone, così denominata per il ritrovamento, in una delle tante stanze da letto, di un dipinto in cui viene raffigurato Adone ferito e Venere che si rivela allo stesso Adone.

►la Casa di Castore e Polluce o dei Dioscuri: è una delle poche costruzioni a Pompei che ha un atrio corinzio; sorta all’epoca di Augusto imperatore. E’ molto grande perché sono state unite in una tre preesistenti abitazioni, di cui sono ancora ben visibili le rovine. E’ stata così denominata perché sulla parete dell’ingresso è stata ritrovata una pittura ritraente dei Dioscuri, figli di Giove.

la casa dei Vettii (o Vetti) , molto importante per le tante e diverse pitture e decorazioni, forse le più belle della Pompei romana, realizzate anche dopo il terremoto del 62 d.C., ben conservate nei secoli sotto lo strato delle ceneri eruttate dal Vesuvio. I proprietari erano liberti commercianti, due fratelli appartenenti alla famiglia Vettius – ciò è stato possibile dedurlo per il ritrovamento di due sigilli in bronzo – erano di per sé già molto ricchi o arricchitisi successivamente .

► la casa degli Amorini Dorati: si entra da Via del Vesuvio – è una costruzione del terzo secolo a.C. di epoca dell’imperatore Nerone ;  il ritrovamento di alcuni graffiti hanno rilevato che la casa sia appartenuta ad uno dei membri  della  famiglia di Poppea Sabina, la seconda moglie di Nerone. Il nome della casa è dovuto a figure di amorini ricalcati su sottili lamine d’oro (ora trasferiti al Museo Archeologico Nazionale di Napoli), che decoravano alcuni ambiente della casa .

► all’incrocio con Via Vesuvio, svoltiamo a destra e visitiamo la casa di Lucio Cecilio Giocondo: era un banchiere molto conosciuto nella città di Pompei; la testimonianza è il ritrovamento, all’interno dell’edificio, di un busto, raffigurante il suo volto con una dedica, e di gran parte dell’archivio del suo lavoro, consistente in scaffali ricolmi di libri e tavolette incerate .

Continuando il cammino nel vicino Vicolo delle Nozze d’Argento, per la visita alla Casa delle Nozze d’Argento, databile  intorno al secondo secolo a.C. ; è stata ricostruita  dopo  il terremoto del 62 d.C., realizzando  l’atrio più grande di tutte le altre case riportate alla luce a Pompei.  Il nome le deriva da un fatto insolito: venne riportata alla luce nel 1893,  anno in cui venivano festeggiate le nozze d’argento di Umberto  I°  di Savoia  – Re d’Italia –  e  di sua  moglie Margherita di Savoia .

►la Casa di Marco Lucrezio Frontone, di epoca imperiale, con le pareti molto decorate con pannelli, quadretti e da tante belle pitture di paesaggi, di altre belle ville ed animali; ma anche da qui le più belle pitture sono state staccate dal muro e portate al Museo Archeologico di Napoli .

3) ► ► da questo punto è semplice spostarsi su Via di Nola e raggiungere l’omonima Porta di Nola – così chiamata perché la strada conduceva a Nola – oltrepassata la quale visitiamo il  sepolcro di Aesquillia Polla: sulla colonna della tomba vi è un’urna marmorea a forma di anfora.

► ► Rientrati nella zona degli scavi e ripercorrendo lo stesso tratto all’indietro di Via di Nola, incontriamo la Casa dei Gladiatori. E’ così chiamata per le scene in mosaico ritrovate sul pavimento della casa e per le  iscrizioni riportate sulle colonne, tutte relative a lotte ed a scontri tra gladiatori. Era una grande casa privata,  in cui trovavano alloggio  i gladiatori  e  le loro famiglie .

► la Casa di Obelio Firmo, una grande costruzione di epoca sannita, con due ingressi, posta proprio di fronte alla Casa dei gladiatori.  Tra le interessanti  pitture ritrovate, vi è una a forma di medaglione in cui sono ritratte le figure del figlio, anche lui chiamato Obelio,  e di sua moglie .

► la Casa del Centenario – il nome le deriva dal fatto che,  nell’anno in cui fu portato a termine il suo scavo – 1879 – ricorreva il 18° centenario della disastrosa eruzione del Vesuvio a Pompei .

► il Mulino con il forno: ben visibili sono le rovine del forno e le macine in pietra del  mulino .

► poco più avanti, incontriamo la Casa di Marco Lucrezio, sacerdote di Marte e decurione, cioè un funzionario nominato da Roma per il governo e l’amministrazione della città; ha un piccolo giardino pensile con una piccola fontana posta in una nicchia; sono state portate alla luce diverse statuette di marmo, ma, purtroppo, tante sono state trafugate o disperse; le pareti erano riccamente decorate, ma le pitture più belle sono ora ospitate al Museo Archeologico Nazionale di  Napoli .

► le Terme centrali la cui realizzazione era per riservale ai soli uomini. La costruzione, di sicuro, è cominciata dopo il terremoto del 62 d.C., sulle rovine di altri edifici adiacenti. L’eruzione del Vesuvio ne ha poi impedito il completamento dei lavori. Gli ambienti sono molto grandi e luminosi e con una grande palestra circondata da colonne ; la bellezza di queste terme,  sia per la qualità  che  per la quantità del materiale  utilizzato, è  paragonabile  a  quella di Roma.

Proseguendo il nostro cammino su Via Stabiana e superata la Casa del balcone pensile, all’incrocio con il Vico del Lupanare, si arriva al Lupanare –  per i romani lupa significava prostituta -. Era il più grande ed importante dei 25 bordelli (case di tolleranza) di Pompei;  conta dieci stanze (gli altri hanno una sola stanza o, addirittura, il retro di una bottega): 5 sono al piano terra ed altre 5 al piano superiore disposte lungo un corridoio, a cui si accede con una scala indipendente; il piano terra, con letti in muratura, era riservato agli schiavi o a persone di condizioni sociali più modeste; le stanze del piano superiore sono più ampie e più belle ed erano riservate ad una clientela più facoltosa. Sulle porte e sulle pareti erano raffigurate le diverse posizioni erotiche anche per indicare le diverse prestazioni sessuali che si potevano chiedere.  Le prostitute erano generalmente schiave greche oppure orientali; le prestazioni erano pagate dai due agli otto assi (monete di rame di allora), tutti intascati dal proprietario o dal gestore del bordello.

► dopo una visita lampo alla Casa di Sirico ed alla Casa di Sittio,  visitiamo, poco più avanti, le Terme Stabiane, le più antiche di Pompei, datate nel quarto secolo a.C. – l’accesso era consentito sia agli uomini e sia alle donne – erano dotate di una grande piscina per il nuoto all’aperto e di un sofisticato ma quanto ingegnoso impianto per il riscaldamento delle acque, i cui vapori caldi passavano da apposite fessure del  pavimento e da intercapedini e spazi vuoti creati nelle mura .

► al Quadrivio di Olconio troviamo la Casa del Citarista.  E’  una immensa abitazione, forse è l’unione di due fabbricati in uno, ognuno, di per sé,  già abbastanza grandi.  E’ senza dubbio tra le abitazioni più signorili e più ricche di tutta Pompei. La denominazione le deriva per il ritrovamento di una statua di bronzo che raffigura appunto  Apollo citaredo – attualmente è conservata al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, assieme ad altre pitture decorative .         

4) ►►Siamo giunti nelle vicinanze del Foro Triangolare,dal cui porticato si accede facilmente:

◄ ► al Tempio di Iside, realizzato verso la fine del 2° e l’inizio del  1° secolo a.C. -. E’ una forte testimonianza della cultura egizia nel mondo di Roma; è stato riportato alla luce quasi intatto con le sue pitture, le sue statue e tutti gli oggetti, utilizzati per i rituali, al loro posto. Molti affreschi sono stati trasportati al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, dove è in mostra anche un plastico del tempio, che riproduce, nei minimi particolari, la sua costruzione e struttura originaria.

alla Palestra sannitica, la prima in Pompei – forse del secondo  secolo a.C. –  così come si rileva da una targa in lingua osca, ritrovata durante gli scavi, durante i quali fu riportata alla luce anche un altare su cui era posta una statua del Doriforo ossia un portatore di lancia, attualmente conservata al Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Le dimensioni venute fuori dopo gli scavi non sono quelle reali ed originarie, perché parte dello spazio fu utilizzato per la realizzazione del Tempio di Iside. Perse molto della sua importanza dopo la costruzione della Palestra grande.

► al Tempio Dorico forse già prima dell’eruzione del Vesuvio non era più utilizzato per le  rituali cerimonie in onore  della  dea Athena e di Ercole.  E’ rimasta quasi intatta una rampa di scale .

► non saltiamo una breve visita al piccolo Tempio di  Giove Meilichios o di Esculapio,  la cui realizzazione è stata datata tra la fine del terzo secolo e l’inizio del secondo secolo  a.C. ;

►segue il Teatro piccolo (Odeion), una struttura coperta utilizzata per  recitazioni e dai musici ;

il Teatro Grande, realizzato intorno alla prima metà del secondo secolo a.C.  -.  Gli spalti avevano gradini di marmo ed era cinto da quattro porticati colonnati,  sotto i quali gli spettatori potevano intrattenersi prima e durante gli spettacoli.  Dopo l’ineluttabile terremoto del  62 d.C., i porticati  furono  trasformati in Caserma per i gladiatori .  Siamo giunti alla Porta di Stabia.

5) ►►Ritornando sui nostri passi, all’incrocio con Via dell’Abbondanza, a destra, incontriamo :

la Casa del cinghiale, apprezzabile per la conservazione dei suoi pavimenti: è un mosaico di tessere bianche e nere all’interno, e di coccio e di tessere bianche, a forma di rombo, all’esterno, raffigurante  un cinghiale, da cui il nome della casa, che viene assalito da  due  cani da caccia .

la Casa di  Olconio Rufo, che conserva  interessanti pitture  ed  una bellissima architettura;

la casa e l’annessa Officina di Marco Vecilio Verecondo, appartenute ad un tessitore e ad un feltraio – lavorante della lana; alcuni dipinti riportano  le  immagini di Mercurio e di Venere ;

la Fullonica Stephani: è un’abitazione con annessi locali adibiti a tintoria ed a lavanderia;

► la Casa del Larario, dal Larario decorato su cui sono raffigurate  in stucco scene dell’Iliade.

► la Casa del Criptoportico, con i locali adibiti a cantina; le anfore  si  sono  ben  conservate .

► la Casa di Lucio Ceio Secondo o Casa dei Cei con le sue belle pitture raffiguranti animali sia locali che di paesi lontani, come le belve e gli animali dell’Africa, molto di moda a Pompei.

► la Casa del Menandro, così chiamata per il ritrovamento, all’interno della casa, della figura del poeta; costruita intorno al 250 a.C., appartenuta, per ultimo, a persone della famiglia di Poppea Sabina, la seconda moglie di Nerone; conteneva molte decorazioni e pitture raffiguranti anche scene della guerra di Troia. In un piccolo ambiente costruito sotto al bagno (piccole terme domestiche), forse un luogo segreto, è stato ritrovato il piccolo tesoro dell’ultimo proprietario della casa: una cassa che conteneva ben 118 di vari pezzi in argento, dal peso complessivo di 24 Kg, uno scrigno con 1432 sesterzi  (monete in vigore in quel tempo) e  vari gioielli in oro.

► la Casa dei casti Amanti, così denominata per il ritrovamento di un graffito sul quale è riportata una bella frase d’amore “Gli amanti come le api vivono una vita dolce come il miele”.

► la Casa di P. Paquio Proculo, duomviro di Pompei, famosa perché in essa, sull’intonaco del muro, fu trovata la prima e la più antica testimonianza della scritta del “quadrato magico”:

S A T O R
A R E P O
T E N E T
O P E R A
R O T A S

Le frasi si possono leggere da sinistra a destra e viceversa – dall’alto verso il basso e viceversa  – (è stata ritrovata anche una  seconda  testimonianza su una colonna della  palestra  grande)  – .

► la Casa del Sacerdote Amando, ritenuto uno degli edifici dell’età sannitica alla caduta di intonaco nel corridoio, che rivelò una pittura che raffigurava una scena di spettacoli funerari con iscrizioni, a fianco dei personaggi raffigurati, in lingua osca, fra le più antiche di Pompei.; sul muro della facciata, proprio come se fosse un manifesto elettorale, è stata ritrovata una scritta  con la quale incitava i cittadini Pompeiani a sostenerlo nella nomina a  Sacerdos Amandus” .

► la Casa di Publio Cornelio Tagete, un mercante molto ricco, ma meglio conosciuta come la Casa dell’Efebo, per il ritrovamento di una statua di bronzo dell’Efebo (una definizione greca o latina per indicare una classe di età giovanile) da un originale greco risalente alla metà del quinto secolo a.C.,  utilizzata,  poi, come portalampada  per l’illuminazione  della  mensa del  giardino.

► il Thermopolium di Asellina: in lingua greca termopolio significa “luogo in cui si vendono bevande calde” cioè una moderna osteria. E’ una delle botteghe più piccole, ma ottimo è lo stato di conservazione  del  locale, con gli oggetti e suppellettili ritrovati sotto la cenere del Vesuvio.

► la Casa dei Cubicoli floreali o o anche del Frutteto (in latino i cubicula sono le stanze da letto); sono pitture di ottima qualità, ben conservate perché realizzate in ambienti chiusi (come appunto le stanze da letto). Rese su uno sfondo nero e blu, raffigurano alberi ornamentali ed alberi da frutta (come pero, prugna, limone, fico), arbusti, piante in genere e fiori; un albero riporta un serpente che sale strisciando tra i rami: un simbolo legato ad un antico culto  della  Madre  Terra .

► la Casa di Trebio Valente: sui muri della facciata erano dipinti alcuni annunci o avvisi di programmi elettorali dello stesso proprietario e gli spettacoli dell’Anfiteatro. La facciata è stata distrutta durante  la  seconda guerra mondiale, nel  1943, a seguito di un bombardamento aereo.

► sullo stesso lato troviamo la Casa del Moralista (il cui muro del giardino, lungo 12 metri, è completamente crollato in data 30 novenbre 2010 per le torrenziali piogge).

► Troviamo poi  Schola Armaturarum (completamente crollata in data 06 novenbre 2010 per le  piogge torrenziali), che quasi sicuramente doveva essere un tipo di moderna Associazione legata al mondo militare; dagli scavi sono emerse diverse armature militari, perfettamente conservate in appositi scaffali ricavati lungo le pareti .

► la casa di Decio Ottavio Quartione: è così chiamata per l’anello ritrovato in una stanza da letto – simbolo e sigillo in bronzo della famiglia. Viene attribuita anche a Loreio Tiburtino, perché i nomi di entrambi vengono molte volte riportati su alcune iscrizioni della facciata. Anch’essa  è  ammirevole per le tante decorazioni, per le pregevoli raffigurazioni  e le varie pitture .

► la casa della Venere in conchiglia, così denominata per il grande dipinto di Venere, effettuato da artista sconosciuto e con mano inesperta, portato alla luce nel 1952; di sicuro, il proprietario doveva essere persona molto ricca ed agiata, da come si può capire dalla grandezza dell’edificio e dalle altre sue meravigliose decorazioni e pitture .  Anche questa costruzione è  rimasta   molto danneggiata , e in alcune parti anche distrutta, dal bombardamento aereo notturno del 1943 .

► la Villa di Giulia Felice – fu scavata, una prima volta tra il 1755 ed il 1757, poi, fu nuovamente sepolta; fu riportata definitivamente alla luce tra il 1952 ed il 1953. Era un edificio molto grande, la cui proprietaria, grazie alla crisi degli alloggi, molto sentita nel dopo terremoto del 62 d.C., dopo appropriate modifiche all’originaria costruzione, affittò, per cinque anni, il suo pregevole bagno (terme private), alcuni degli appartamenti ed i locali, annessi alle abitazioni, adibendoli ad uso commerciale. L’iscrizione relativa alla locazione è conservata al Museo Archeologico di Napoli .

6) ► ► Siamo, così, arrivati alla Porta di Sarno. Da qui il passo è breve per continuare la nostra la nostra  visita per :

► la Grande Palestra, dell’era di Augusto, realizzata, molto più grande, per sostituire quella sannitica; è di forma quadrata e misura 130 x 140 metri. Era circondata da un grande porticato colonnato e con al centro una piscina, il cui fondale inclinato, per  dare una  diversa  profondità all’acqua, passa da un metro a due metri e sessanta centimetri; dei gradini di marmo servivano da trampolino ed una doppia fila di alberi per dare ombra e riparo dal sole a chi usciva dalla piscina.

► l’Anfiteatro, datato tra l’ 80 ed il 70 a.C. – misura circa 135 x 104 metri che consentiva una capienza dai 15.000 ai 20.000 spettatori. E’ una delle strutture al mondo meglio conservate. L’esterno è formato da archi ciechi, sotto i quali si sistemavano i mercanti durante gli spettacoli, che di solito duravano un’intera settimana; le gradinate (cavea) rispettavano tre ordini: il primo (l’inferiore) riservato ai magistrati più vicino all’arena, da cui si fruiva di una ottima vista; il secondo (il medio)  riservato al popolo; il terzo (il superiore) era riservato alle sole donne.  All’avanguardia dei moderni stadi sportivi, a tale struttura era stata predisposta un’eventuale installazione del velarium, cioè una sorta di grande telone, che permetteva di mettere al riparo gli spettatori dalle piogge o dal sole cocente.   L’anfiteatro era più di tutto utilizzato per gli incontri tra gladiatori; fu durante uno di questi spettacoli, nel 59 d.C., che si verificò un fatto molto spiacevole, che provocò la morte di molti spettatori, così come ci narra Tacito – Annales XIV, 17 –“nell’anno 57 d.C., Nocera fu dichiarata colonia romana e fu autorizzata ad estendere il proprio territorio occupando anche quello appartenente a Pompei. Questa occupazione abusiva e forzata non andò a genio ai Pompeiani, i quali, durante uno spettacolo organizzato da Liveneio Regolo nell’anno 59, al quale parteciparono anche tanti Nocerini, pensarono che fosse giunta l’occasione buona per dar loro la lezione che meritavano. Dopo essersi rimbeccati l’un l’altro, scoppiò una violenta rissa tra le due fazioni, arrivando, alla fine, all’uso delle armi, che sfociò in un orrendo massacro. I pompeiani ebbero la meglio, ma  molti furono i morti, maggiormente tra le file dei Nocerini, e molti anche i feriti. Dopo di che, il senato di Roma dispose la chiusura dell’anfiteatro per dieci anni, disposizione, poi, annullata a seguito del terremoto del 62 d.C.” -.

► il Thermopolium della Fenice, un locale molto più grande di quello di Asillina; anch’esso è stato riporatto alla luce in ottimo stato di conservazione ed ha tutte le caratteristiche di un’odierna osteria; era quasi sicuramente gestito  da  un  orientale chiamato Euxinus. Il nome del locale deriva dal ritrovamento dell’insegna pubblicitaria sulla quale era raffigurata  una  Fenice .

► l’Officina del Garum: il garum era una salsa liquida che si otteneva facendo macerare e fermentare al sole le interiora dei pesci o il pesce salato, con l’aggiunta anche di acqua di mare. Dopo il filtraggio, diventava il condimento dei primi e secondi piatti e, persino, dei dolci. Il ritrovamento di contenitori, ben chiusi, contenenti il pesce messo a fermentare, nonché di tante anfore ed un utensile a forma di imbuto, hanno dato la certezza che in quel locale veniva  preparato, venduto, depositato  ed  anche spedito il garum, golosità dei pompeiani e dei romani.

► si è, pertanto, nelle prossimità di Porta Nocera, oltrepassata la quale si giunge facilmente alla  Necropoli, estesa lungo la strada che conduceva alla città di Nocera; le tombe sono 44 e sono i monumenti sepolcrali più maestosi ed imponenti di Pompei, costruite all’epoca di L. Cornelio Silla, generale e dittatore romano dall’82 al 79 a.C., e fino alla data dell’eruzione vulcanica.