PADRE PIO – LE STIGMATE E LE INDAGINI.
Padre Pio confessa al suo direttore spirituale che le stigmate gli sono comparse già molto tempo prima (1910), quando, per la sua cagionevole salute, ha il permesso di allontanarsi dal convento di San Giovanni Rotondo e potersi curare a casa sua a Pietrelcina. Si reca spesso a Piana Romana, la zona terriera in cui i suoi genitori lavorano nei campi e dove suo fratello Michele costruisce apposta per lui una capanna, entro la quale gli è possibile pregare e meditare all’aperto e respirare aria pura per i suoi polmoni ammalati; proprio in quella località Padre Pio, il 7 settembre 1910, ha il dono delle prime stimmate, che si intensificano, anche in una forma molto dolorosa, a distanza di un anno, nel settembre 1911. In quello stesso lasso di tempo, circola la voce che il frate emana un profumo molto intenso di fiori diversi; la qual cosa, accomunata a quella delle stimmate, col passa parole, fece il giro del mondo, tanto che a San Giovanni Rotondo, privo di attrezzature e programmazioni, si fa molta fatica a contenere la massa di devoti, fedeli e pellegrini con l’intento di ottenere grazie e guarigioni. Anche la Chiesa è colta impreparata e per le scarse informazioni non sa fronteggiare questo evento; si decide il Padre Generale dei cappuccini con un apposito rapporto alle autorità ecclesiastiche, dopo che ha conferito incarico al dottor Giorgio Festa di effettuare idonee indagini in merito alle stimmate del loro frate conventuale. Il medico, molto entusiasta, conclude che si era di fronte ad un possibile evento soprannaturale; ma fu poco credibile proprio per quel suo forte entusiasmo nei confronti delle stimmate e di Padre Pio. Continuano le indagini mediche e, per i giorni del 15 e 16 maggio 1919, viene incaricato il dottor Luigi Romanelli, primario dell’ospedale di Barletta, già collaboratore del dottor Festa. Il dottor Romanelli, tra le altre cose, afferma con certezza che “quelle piaghe sulle mani di Padre Pio non sono superficiali perché, facendo pressione con le dita sul palmo e dorso, si intravede il vuoto della mano traforata”. Qualche mese dopo, l’incarico è conferito al dottor Amico Bignami, medico patologo dell’Università di Roma, il quale conclude che “quelle stigmate sono cominciate come piaghe della cute e sono state ampliate con prodotti chimici con una forma di autolesionismo”.
Nel 1920 ad eseguire le indagini, il cardinale Merry Del Val invita padre Agostino Gemelli, medico, psicologo e con conoscenze scientifiche, per i suoi studi specialistici sui “fenomeni mistici”, con l’incarico di effettuare tutti gli accertamenti clinici opportuni e necessari per accertare la veridicità o meno delle stigmate di Padre Pio; ma l’indagine è soprattutto dirottata su di lui perché consulente del Sant’Uffizio e perché, colpa di invidiosi e malelingue, fanno cadere su Padre Pio forti sospetti su presunti atteggiamenti ritenuti scandalosi. Però, nonostante la Padre Gemelli si presenta a San Giovanni Rotondo in forma del tutto arbitraria, senza che alcuna autorità ecclesiastica glielo avesse chiesto, ha l’ardire di redigere ugualmente un rapporto scritto, nell’intento che fosse accolto nella Santa Sede come una perizia ufficiosa su Padre Pio. Agostino Gemelli vuole incontrare personalmente Padre Pio, nonostante questi gli mostri una evidente reticenza, anzi in alcuni casi anche nette denegazioni, e non agevola per niente le indagini che ha in mente di effettuare il Segretario del Sant’Uffizio, aggravando ed avvalorando, altresì, le polemiche ed i contrasti sorti nei suoi confronti, avvalendosi del fatto che non vi era alcuna autorizzazione scritta da parte del Sant’Uffizio.
Padre Gemelli protesta vivacemente, forte della sua autorità; ma alla fine, con Padre Pio irremovibile sulla sua decisione, è costretto ad andar via da San Giovanni Rotondo irritato ed offeso. Nonostante tutto redige il suo rapporto, nel quale afferma che : “ È un bluff… Padre Pio ha tutte le caratteristiche somatiche dell’isterico e dello psicopatico… Le ferite che ha sul corpo… sono fasulle… è tutto frutto di un’azione patologica morbosa… Un ammalato si procura le lesioni da sé… Si tratta di piaghe, con carattere distruttivo dei tessuti… tipico della patologia isterica”- in definitiva per Padre Gemelli è “psicopatico, autolesionista ed imbroglione”.
Continuano però le indagini da parte della Santa Sede; infatti, in un periodo tra il mese di maggio e di giugno dell’anno 1921, viene incaricato Mons. Raffaele Carlo Rossi, vescovo della diocesi di Volterra, a far piena luce sull’ormai nota vita prodigiosa di Padre Pio. Il vescovo indaga, ma si dimostra molto scettico al riguardo; dopo aver esaminato direttamente alcuni dei casi ipotizzati, la sua conclusione è: “Nemmeno uno dei miracoli sussiste”.
Il 31 maggio del 1923, la Santa Sede emana un decreto in cui viene pronuncia la condanna a padre Pio circa gli eventi prodigiosi a lui attribuiti, consigliando ai fedeli a non credere e a non andare a San Giovanni Rotondo. Poco più tardi, il 17 giugno, arriva al convento un ordine in cui si vieta al santo frate di celebrare la Messa in pubblico e di non rispondere più alle lettere che arrivano da parte dei fedeli. L’8 di agosto giunge persino l’ordine di trasferimento per Ancona, sospeso dalle stesse autorità ecclesiastiche per calmare il gran tumulto e tafferuglio provocato dai fedeli. Ma non mancano, però, anche le soddisfazioni; infatti, nel mese di gennaio del 1925, grazie alle tante offerte dei fedeli, Padre Pio inaugura, presso il convento delle clarisse a San Giovanni, un piccolo ospedale con 20 posti letti; intitolato a San Francesco, vive per tredici anni in attesa della costruzione di quello più grande ed accogliente della “Casa Sollievo della Sofferenza“.
Ad aggravare lo spirito già minato di Padre Pio, il 3 gennaio 1929 sopraggiunge la perdita di mamma Peppa, a 70 anni, amorosamente dal lui assistita a San Giovanni Rotondo nella casa della ricca americana, Maria Pyle, che da qualche anno si è trasferita in paese. Il 23 maggio del 1931, vengono confermate le restrizioni, si aggiunge anche quella di non effettuare più confessioni, tranne quella di celebrar Messa in privato.