Napoli il miracolo del Sangue di San Pantaleone

Anche le reliquie del sangue di San Pantaleone sono custodite nella chiesa del Gesù Vecchio a Napoli.  La leggenda ci tramanda che San Pantaleone (in greco significa: colui che ha compassione di tutti)  fosse un cristiano di Nicomedia, in Turchia, medico e  medico personale di Gaio Cesare Massimiliano, imperatore romano – è ora venerato dalla Chiesa come patrono dei medici e delle ostetriche -.

Come era capitato a tanti martiri, anche a Pantaleone fu ordinato di rinnegare la sua fede in Cristo Gesù e tornare ad amare gli dèi pagani; ma egli ammise palesemente la sua cristianità e, per dare a tutti una prova che era nel giusto, guarì un uomo paralitico.

Era il periodo in cui feroci e disumane erano le persecuzioni dell’imperatore Diocleziano contro i cristiani, che, per niente scosso dal prodigioso evento, ma accusato di magia condannò a morte  San Pantaleone: la prima volta fu condannato ad ardere vivo in un rogo infuocato, ma le fiamme si spensero; successivamente, fu ordinato di immergerlo nel piombo bollente e fuso, ma il metallo incredibilmente si raffreddò; poi ancora si decise di gettarlo a mare con una pesante pietra legata al collo, ma la pietra non affondò e tornò a galla, facendo da salvagente anche al Santo;  la successiva condanna fu quella “ad bestias”, ma le belve inferocite gli facevano le fusa come dei gatti addomesticati;  si passò, quindi, a legarlo ad una ruota, ma le corde si spezzarono e la ruota andò in mille pezzi; infine, si decise di decapitarlo, ma la spada si piegò senza ferirlo ed il prodigio valse per la conversione dei suoi carnefici. A questo punto, San Pantaleone pregò Dio perché perdonasse tutti i suoi persecutori e carnefici e, al suo consenso,  gli fu mozzata la testa.

Era il 27 luglio del 305 (stesso anno in cui fu decapitato San Gennaro il 19 settembre).

L’esistenza delle sue reliquie (il sangue raccolto in ampolle  ed il suo capo) fu segnalata una prima volta nel 1157 nella chiesa di Santa Sofia di Costantinopoli; però le cronache ci hanno testimoniato l’esistenza di una grande ampolla di vetro, custodita nel duomo di Ravello (Salerno) sin dai primi albori del ‘600, nella quale si vuole che contenga il suo sangue. Questa reliquia è protetta da due grate in ferro, ancora oggi tutto visibile, e che il sangue in essa contenuta si liquefa spontaneamente in un giorno qualsiasi nel periodo tra il 27 luglio e il 14 settembre, o anche oltre tale data, senza che nessuno  tocchi o scuoti o giri e rigiri l’ampolla.

Gli atti ufficiali disponibili su tale evento prodigioso, danno per certo che la prima liquefazione del sangue è avvenuta nell’anno 1112. Ma anche qui a Ravello, una bellissima e ridente cittadina della costiera amalfitana, tra la popolazione c’è chi trae pronostici e predizioni per l’anno che finisce o che si rinnova, a seconda del tempo che impiega il sangue a liquefarsi e della consistenza della sua fluidificazione, indipendentemente se sia completa o non