NAPOLI e la sua storia
NAPOLI – Capoluogo della Campania con ca. 963.000 abitanti – anno 2009 (in calo rispetto al censimento 2001) – Denominazione degli abitanti: Napoletani o Partenopei -.
La leggenda vuole che la vergine sirena Partenope, presa in giro ed offesa per non aver saputo conquistare l’amore di Ulisse, dal ritorno dalla guerra di Troia, si lasciò morire affogando in mare. Le onde trasportarono il suo corpo sulla piccola isola di Megaride (dove sta l’attuale Castel dell’Ovo, sorto per volere di Lucullo); nacque, così, il primo centro abitato denominato Partenope. In realtà, gli storici datano l’inizio della storia di Napoli sin dal nono secolo a.C., quando sull’isolotto di Megàride approdarono navigatori e coloni greci di Rodi, i quali fondarono una colonia greca prima a Cuma e poi lungo tutta la costa del golfo di Napoli (sulla collina di Pizzofalcone – sopra Santa Lucia), che chiamarono Partenope. Fu tale e tanto rapido il suo sviluppo economico e commerciale che suscitò l’invidia dei centri circostanti e degli stessi greci Cumani, i quali, dopo la sconfitta degli Etruschi di stanza a Cuma da parte dei Greci che si erano insediati a Siracusa, crearono un nuovo centro più all’interno (nella zona dell’odierna Spaccanapoli), chiamandolo “Nea-polis” – Nuova città – per distinguerlo da quello già esistente e denominato “Pale-polis” – vecchia città -.
Frequentato, per motivi commerciali, dai Sanniti fu, poi, da questi occupato (434) dopo aver conquistato anche Cuma; i Sanniti, continuarono ed ampliarono lo sviluppo economico, commerciale ed agricolo dei due centri napoletani.
La cosa, però, non sfuggi agli occhi dei Romani tanto che, nel 326 a.C., il console Quinto Publilio Filone ne fece una colonia romana, lasciandole l’autonomia, la lingua, gli e usi e costumi dei greci.
Il misto di cultura greca e romana fece crescere a dismisura il centro anche sotto il profilo dell’edilizia e della costruzione, all’interno della cerchia muraria, di strade principali – decumani – e strade secondarie – cardini – con le insulae, ancora oggi esistenti a distanza di oltre 2500 anni suscitando grande interesse storico – artistico – architettonico; sorsero, altresì, sontuosi e splendidi, case, ville ed edifici pubblici non solo nella Neapolis, ma anche a Capri, Cuma, Pozzuoli, Posillipo ed a Liternum (una grandiosa villa voluta da Scipione l’Africano – da qui il nome del Comune “Villa Literno” in provincia di Caserta.
Dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidente, l’ormai famoso centro campano è preso di mira da diversi popoli, italici e stranieri, anche dal punto di vista militare per sua posizione geografica sul Mar Mediterraneo, tanto è vero che diverse furono le occupazioni di Napoli, non senza conflitti cruenti, spietati saccheggi, grandi perdite di vite umane tra la popolazione inerme e rovinose devastazioni e distruzione di edifici e monumenti.
Le dominazioni:
– Greci – Sanniti – Romani e Goti fino al 543 d.C. -;
– Bizantini: dal 543 al 553 -;
– Longobardi: dal 581 al 592 -;
– Periodo di governo autonomo -;
– Ducato di Napoli: dal 661 al 1137 – ; …… (a)
– Dominio Normanno: dal 1137 al 1194 -; …… (b)
– Dominio Svevo o degli Hohenstaufen: dal 1194 al 1266 -; …… (c)
– Dominio degli Angioini: dal 1266 al 1442 -; …… (d)
– Dominio degli Aragonesi: dal 1443 al 1516 -; …… (e)
– Dominio Asburgico di Spagna: dal 1516 al 1700 -; …… (e)
– Dominio dei Borboni di Spagna: dal 1700 al 1713 -; …… (e)
– Dominio dei Savoia: dal 1713 al 1720 -; …… (e)
– Dominio Asburgico d’Austria: dal 1720 al 1734 -; …… (e)
– primo Re di Napoli della dinastia dei Borbone: dal 1734 al 1806 -; …… (e)
– primo Re di Napoli dell’Impero Francese: dal 1806 al 1815 -; …… (f)
– Re delle due Sicilie – dinastia dei Borbone: dal 1816 al – 1861; …… (g)
– Napoli viene annessa al Regno d’Italia nel 1861, in seguito al Risorgimento ed alla proclamazione del nuovo Regno, e scomparve il Regno della due Sicilie . …… (h)
(a) In questo periodo, notevole fu lo sviluppo economico, commerciale, artistico e culturale a Napoli, dal momento che non erano compromessi i rapporti dei vari duchi con la Chiesa; furono così costruite varie chiese e monasteri: furono i monaci i principali artefici della divulgazione della cultura e di una maggiore cristianità. Con il rafforzamento delle cerchia delle mura, in cui avevano compreso anche una vasta zona portuale, Napoli divenne la città più importante della Campania, invidiata da tanti popoli che ne anelavano la conquista. Per questo furono molti anche gli eventi bellici che caratterizzarono questi cinque secoli ducali contro i Longobardi, i Franchi, i Bizantini e soprattutto contro i Saraceni, spietati mercenari assetati di sangue, che, assoldati anche da nobili e governanti locali, saccheggiarono e devastarono tutta l’Italia meridionale, assassinando vecchi indifesi e facendo prigionieri tutti gli altri abitanti maschi e femmine, dai bambini agli adulti e persino religiosi: ingenti i danni ed ingenti anche i bottini preziosi che trafugarono.
(b) La contea di Aversa, donata, nel 1027, da Sergio IV, duca di Napoli, a Rainulfo Drengot, in cambio di favori resogli per la riconquista di Napoli, segnò l’inizio dell’espansione dei Normanni nell’intero Meridione della penisola Italiana, in particolar modo con la famiglia degli Altavilla. Possiamo dire che il primo re a Napoli fu il normanno Ruggero II, nel 1139 (decretandone anche la fine dell’autonomia della città), il quale riuscì ad unire il Regno di Sicilia con il Ducato di Napoli; con la sua saggezza, Napoli trasse enormi benefici ed il suo sviluppo crebbe sotto tutti gli aspetti, soprattutto in quelli politici ed in quelli religiosi. Il Regno normanno, anche se esce di scena nel 1194, si può dire che la sua fine è segnata sin dal 1189 con la morte di Guglielmo II detto il Buono. Questi sposò Giovanna Plantageneta, la figlia del Re di Inghilterra; per evitare, poi, per frenare l’invasione di Federico Barbarossa, acconsentì alle nozze di Costanza – figlia di Ruggero II – con Enrico VI di Svevia.
Così, alla morte di Guglielmo II, vi furono tre pretendenti al trono di Napoli:
1) Tancredi, figlio di Ruggero III, Duca delle Puglie, nipote di Ruggero II;
2) Riccardo Cuor di Leone, fratello di Giovanna Plantageneta, suo cognato;
3) Enrico VI di Svevia, marito di Costanza, figlia di Ruggero II.
Riccardo Cuor di Leone fu tacitato con una forte ricompensa in danaro ed il Papa Clemente III, con l’incarcerazione dell’Imperatrice Costanza, favorì Tancredi contro Enrico VI; quest’ultimo, infine, ebbe la meglio su Tancredi, il quale, morto di malattia nel 1194, lasciò come erede il figlio Guglielmo III di appena otto anni.
(c) E’ sotto il dominio svevo che Napoli accresce ancor di più il suo già forte ruolo di città culturale ed intellettuale di quei tempi, oltre che economico e commerciale. Ed è Federico II, nato nel 1194, – figlio di Enrico VI (figlio di Federico I detto Barbarossa) e di Costanza d’Altavilla (figlia del re normanno Ruggero II) – l’autore dell’affermazione della città di Napoli quale capitale della scienza giuridica. Ancora minorenne gli morì la madre Costanza e fu posto sotto la tutela di Papa Innocenzo III; ma all’età di 14 anni divenne fu dichiarato maggiorenne ed ereditò tutto il Regno. La storia ci tramanda un Federico II belligerante sin dalla sua giovane età, quando arginò le rivolte sorte a Napoli, in Calabria ed in Sicilia uscendone vincitore, ma fu anche un sovrano molto moderno, il quale, forte della sua conoscenza di ben nove lingue, favorì e facilitò lo studio della scienza, dell’economia e dell’attività legislative in tutta l’Italia Meridionale ed in Sicilia, tanto che a Melfi emanò e divulgò una raccolta di norme, scritta sotto sue precise disposizioni e con l’aiuto di valenti giuristi del tempo, denominata “Constitutiones Regni Utriusque Siciliae” ed arrivata fino a noi con il nome di “Costituzioni di Melfi o Melfitane” ; erano regole ben precise per poter governare uno stato moderno, regole che dovevano essere utili prima a se stesso per la riorganizzazione del Regno di Sicilia.
-) Fu il 5 giugno 1224, quando aveva soltanto 30 anni, che fondò a Napoli la prima Università di tipo statale ed aperta a tutti nella storia dell’Occidente, in antitesi a quella di Bologna, fondata in seguito ad una associazione privata sia di studenti che di docenti e passata poi sotto il controllo del Papa.
-) La sua continua curiosità e la sua implacabile voglia di sapere e conoscere lo invogliò ad approfondire il suo acume intellettuale nello studio della filosofia, astrologia, matematica, algebra, medicina e scienze naturali; spinto da questi ultimi studi, allestì a Palermo un’importante zoo, con tante specie di animali esotici, e scrisse un libro sull’utilizzo dei falconi nella caccia intitolato “De arte venandi cum avibus” – “L’arte della caccia con gli uccelli“, arrivato fino a noi.
-) Federico II morì, nel 1250 a Castel Fiorentino, per un attacco di dissenteria; la sua morte fu così rapida e violenta che subito si pensò che fosse stato avvelenato; infatti, corse voce – secondo una leggenda messa in piedi dal fiorentino Giovanni Villani – che fosse stato ucciso da Manfredi, figlio prediletto ed illegittimo avuto fuori dal matrimonio, come le altre due femmine, con Bianca Beatrice Lancia di Agliano Terme, che Federico II sposò segretamente in articulo mortis, nel 1246, in un momento in cui Bianca finse di essere gravemente ammalata ed in punto di morte, convinse Federico a sposarla per il bene dei figli e per avere la coscienza a posto.
-) Manfredi successe al padre nel Regno di Sicilia. Un dipinto in miniatura raffigura persino il figlio mentre soffoca col cuscino il padre moribondo.
-) La salma di Federico II fu trasportata e tumulata nel Duomo di Palermo, secondo la tradizione normanna, accanto ai genitori ed al nonno materno.
-) (*) La prima moglie fu Costanza d’Aragona, molto più anziana, che sposò a soli 15 anni per volere del Papa Innocenzo III; la seconda moglie fu Jolanda di Brienne , di soli 13 anni, che morì a 16 anni per problemi di parto nel dare alla luce il secondo figlio; la terza moglie fu Isabella d’Inghilterra, sposata nel 1235 e morta nel 1241.
(d) L’era Angioina ha inizio, dopo la sconfitta di Manfredi a Benevento nel 1266, con Carlo I° d’Angiò – fratello di Luigi IX di Francia – accolto pomposamente a Napoli dopo che una rappresentanza di nobili cavalieri gli era andato incontro alle porte di Aversa . Ma neppure con questo nuovo sovrano Napoli ebbe pace; infatti, con la vittoria di Carlo d’Angiò a Tagliacozzo (AQ) sull’esercito comandato dal sedicenne Corradino di Svevia, ultimo discendente della famiglia di Federico II, e dopo la sua decapitazione, avvenuta il 26 ottobre del 1268 in Piazza Mercato a Napoli (all’epoca era denominata Foro Magno di Campo del Moricino – sorta per traffici commerciali e da quella data adibita a Piazza di esecuzioni capitali), vi fu una serie di caccia all’uomo e di lunghi eccidi contro coloro che avevano favorito gli Svevi.
-) A seguito dell’insurrezione dei Vespri Siciliani (1282), Carlo I° d’Angiò dovette lasciare, nel 1284, l’isola della Sicilia nelle mani di Pietro III d’Aragona marito di Costanza Hohenstaufen figlia di Manfredi, l’ultimo dei re degli Svevi; il conflitto tra le due dinastie andò avanti per oltre 90 anni, fino a quando Giovanna I, da parte degli Angioini, e Federico IV, da parte degli Aragonesi, nel 1372, si accordarono per la divisione del Regno di Sicilia : la denominazione Sicilia rimase sempre ma si divise nei due regni di “Regno di Sicilia al di qua del Faro” per indicare Napoli e parte del Meridione d’Italia, e “Regno di Sicilia al di là del Faro” per indicare la parte insulare, il tratto di mare che divide l’isola dalla penisola – l’attuale stretto di Messina – e parte dell’estrema Italia peninsulare. Carlo I d’Angiò, quindi, pose la sua residenza a Napoli, proclamandola capitale del regno. Sebbene le incursioni belliche degli aragonesi preoccupavano non poco gli Angioini, non mancarono momenti di prosperità per Napoli con abbellimenti vari, la costruzione di monumenti e di numerose chiese e dell’intera zona portuale; ai due castelli Capuano e dell’Ovo, si aggiunsero il Maschio Angioino e Castel Sant’Elmo;
-) Lo sviluppo si estese maggiormente con Roberto d’Angiò detto il “Saggio” – decantato anche dal Boccaccio – il quale migliorò e diede il giusto risalto anche all’università, tanto da diventare una delle più importanti dell’Europa; Napoli divenne una città internazionale, aperta a tutti, soprattutto a genti provenienti da Genova, Firenze, Pisa, e persino dalla Provenza, di cui Carlo I d’Angiò era diventato Conte avendo sposato Beatrice, contessa ereditiera. Tutti gli immigrati popolarono diverse zone, contribuendo alla costruzione di nuovi edifici secondo la tendenza e la tecnica delle proprie città di origine. Alla morte di Roberto (1343) gli successe la nipote Giovanna d’Angiò, che, avendo già ereditato l’inizio del declino del regno, ne accentuò sempre di più il suo peggioramento, rivelandosi una regina molto più attenta agli intrighi di palazzo (partecipò persino all’assassinio di suo marito Andrea d’Ungheria compiuto nel 1345 ad Aversa) che alla politica del suo regno per la riaffermazione della sua dinastia all’estero e per la riconquista delle terre del meridione d’Italia; fu a sua volta assassinata nel castello di Muro Lucano (PZ) nella primavera del 1382, per ordine del nuovo re di Napoli Carlo III di Durazzo, suo cugino e nipote. La fine della dinastia degli Angioini a Napoli, avvenne nel 1442 con Alfonso V d’Aragona.
(e) Anche questi furono periodi di grande splendore per Napoli che vide persino un aumento della densità demografica superando i 110.000 abitanti; tali immigrazioni erano dovute alle continue espansioni commerciali, grazie al perfezionamento di industrie, a cui si affiancarono pregevoli artigiani, agli abbellimenti della città ed alla costruzione di nuovi ed un importante sviluppo edilizio. Ma il motivo principale fu che i vari sovrani protessero questo sviluppo economico e commerciale e si mostrarono veri e propri mecenati ed appassionati dell’antichità e dello studio degli antichi autori, ospitando presso la loro Corte i più celebri e famosi studiosi ed umanisti del tempo.
(f) Con la conquista dei Francesi, il primo re fu Giuseppe Bonaparte – fratello di Napoleone – al quale seguì Gioacchino Napoleone Murat, il quale, fatto prigioniero in Calabria nel tentativo di riconquistare il suo regno a Napoli, fu condannato a morte mediante fucilazione, in ossequio a una legge da lui stesso emanata (l’esecuzione avvenne il 15 ottobre 1815 in località Pizzo Calabro). Il dominio francese durò fino al 1815 ed il Regno di Napoli tornò nelle mani dei Borboni nel maggio dello stesso anno, dopo la firma del Trattato di Casalanza, avvenuto in Casa Lanza Baroni di Capua.
-) Nonostante la breve durata dei Francesi, grazie a Murat Napoli vide ulteriormente rifiorire la parte urbanistica, fondando la Scuola superiore per gli ingegneri per la costruzione di ponti e strade; tale scuola fu, nel 1935, annessa alla facoltà di Ingegneria dell’università di Napoli, che divenne la prima in Italia.
(g) Il Regno tornò ad essere quello delle “due Sicilie”, per la fusione dei due precedenti regni, ed il primo dei re della famiglia dei Borboni fu Ferdinando I, il quale continuò a compiere importanti opere per Napoli e la Sicilia : creò l’Osservatorio astronomico sia a Napoli che a Palermo, migliorò il Museo e la Biblioteca, continuò gli scavi di Pompei, instaurò a San Leucio di Caserta le famose (ancora oggi) seterie, e, con lui regnante, salpò da Napoli, nel 1818, la prima nave a vapore per la traversata del Mediterraneo.
-) Poco o niente c’è da dire sul suo successore Francesco I; diversamente invece su Ferdinando II, suo figlio e successore al trono, il quale inizialmente fu molto saggio e moderato, incrementando il commercio via mare, rafforzò la sua flotta militare, inaugurò a Napoli, nel 1839, la prima linea ferroviaria italiana con la tratta Napoli – Portici e costruì la prima rete telegrafica collegando Napoli con Palermo. Ben presto, però, subentrò in lui una personalità dispotica e tiranna: represse ferocemente nel sangue la rivolta siciliana del 1837 tanto da essere soprannominato il “Re Bomba”; fece condannare a morte e fucilare i Fratelli Bandiera e facendo condannare molti altri illustri personaggi del mondo della politica e della cultura. Morì nel 1859 lasciando il regno nel caos più totale nelle mani del figlio Francesco II, il quale, in tale confusione e con un esercito allo sbando, si arrese nel febbraio del 1860, alle insurrezioni per l’indipendenza ed all’avanzata delle truppe garibaldine e piemontesi per la liberazione e l’unità del Regno d’Italia.
(h) All’indomani del Regno d’Italia nel 1861, scompare il Regno delle due Sicilie e scompare Napoli come capitale del Regno, pur restando la città più importante d’Italia in campo politico, economico-commerciale, militare, sociale ed il suo porto il più rilevante di tutto il Mediterraneo. Infatti, da Napoli partono i maggiori convogli marittimi, commerciali e militari, per l’Africa ed altri Paesi d’oltremare ed il primo per la emigrazione di tanti milioni di italiani verso l’Argentina e gli Stati Uniti d’America.
Napoli cominciò a vivere il suo declino sin dalla fine della prima guerra mondiale, avendo subito anch’essa, come tante altre città italiane, la crisi economica e commerciale, cosa che la fece crollare definitivamente all’inizio della seconda guerra mondiale, distrutta dai continui bombardamenti anglo-americani e con l’occupazione delle truppe tedesche. Ma con il divieto di avvicinarsi alle coste (in pratica, non si poteva né pescare e né commerciare) e con l’inizio della deportazione nei campi di concentramento di gran parte della popolazione inerme ed affamata, scoppiò la rivolta popolare contro i nazisti tedeschi sfociando nelle famose “quattro giornate di Napoli” dal 28 settembre al 1° ottobre del 1943, durante le quali la popolazione napoletana, armata alla men peggio, riuscì a tenere sotto scacco le gloriose (?) truppe del Terzo Reich, consentendo ai soldati inglesi ed americani di entrare di entrare in città già liberata dal nemico, senza perdite e senza colpo ferire; sarà, poi, la prima città ad essere decorata con Medaglia d’oro al Valor Militare.
-) Purtroppo, nonostante tutto, perde il suo primato per le attività portuali, perde il terzo posto, dopo Roma e Milano, come città più importante d’Italia in campo militare, edilizio, sanitario, commerciale, economico, nell’istruzione e nel lavoro.
In questo frangente, ne approfitta per affermarsi ed espandersi la delinquenza organizzata per i propri traffici illegali, da cui trae ancora oggi grossi profitti economici, mettendo ancor di più in ginocchio la già precaria situazione economico-commerciale e sociale di Napoli e dell’intera Campania.