Napoli – Duomo – LA CRIPTA o anche cappella del succorpo o anche cappella della confessione di san gennaro o anche cappella carafa.

Il 10 dicembre del 1497 furono avviati i lavori di una cripta, da costruirsi nel Duomo sotto l’altare maggiore, per volere del Cardinale Oliviero Carafa; furono completati tra il 1506 ed 1508; la cripta fu realizzata per custodire le Sacre reliquie di San Gennaro, dopo che furono sottratte furtivamente, nell’831, da Sicone I, principe di Benevento, dal luogo di sepoltura di Napoli – cimitero catacombale di Capodimonte  -. Fino al 1154 furono custodite a Benevento, ma  il normanno Guglielmo I il Malo, in considerazione che la città non fosse più un luogo sicuro e temendo che fossero di nuovo trafugate, dispose che fossero segretamente trasferite presso l’Abazia di Montevergine, nel Comune di Mercogliano (AV), dove furono  tenute nascoste per secoli dai monaci  Benedettini. Furono poi ritrovate sotto l’altare maggiore del Monastero di Montevergine, dopo che l’ultimo consegnatario del segreto, fra Antonello da Candida, che, pur non conoscendo il luogo del nascondimento delle spoglie, in punto di morte (1403) rivelò ogni cosa ai suoi confratelli. Il ritrovamento dei resti mortali di San Gennaro avviene dopo lunghe, silenziose ed approfondite ricerche; a questo punto neppure i monaci sanno più tacere su questa prodigiosa scoperta e,  prima, con Ferdinando I d’Aragona, re di Napoli, e, poi, con il figlio Federico I, con l’approvazione del papa, le sacre spoglie di San Gennaro, nel 1497, vengono traslate da Montevergine a Napoli, con una solenne processione con a capo l’Arcivescovo di Napoli Alessandro Carafa, fratello di Oliviero, non senza incontrare, però, grandi resistenze ed ostilità, non soltanto da parte della popolazione  beneventana (San Gennaro era stato il loro vescovo), ma anche e soprattutto dai monaci di Montevergine, che prima si barricarono nel convento e poi nascosero nuovamente le spoglie di San Gennaro nel bosco. A malincuore, dovettero rinunciare ai loro propositi, perché il  loro priore, Fra Bernardino da Napoli, temendo gravi ripercussione da parte del papa e dell’alto clero, li minacciò di  scomunica  se non avessero consegnato le sacre spoglie del Santo per far ritorno a Napoli ed alla popolazione napoletana;  dopo dodici secoli di burrascose e tristi vicende.

-) Per la progettazione dei lavori della Cappella, alcuni storici affermano che  fu incaricato Donato (o Donnino) di Angelo di Pascuccio detto il Bramante, da Fermignano in provincia di Pesaro Urbino nelle Marche; ma diversi atti confermano che l’incarico fu conferito a Tommaso Malvito, o Malvico (e successivamente al figlio Giovanni Tommaso Malvito) architetto e scultore di Como, il quale, nell’impossibilità di rialzare il soffitto della tribuna, peraltro già abbastanza alto rispetto al livello del transetto, fu costretto a scendere più in profondità. La cappella, con le sue tre navate, con le sue 10 colonne di marmo pregiato e rivestite di preziose rifiniture, sin dalla fine dei suoi lavori ed esposizione al pubblico, riscosse grandi elogi e stime suscitando in tutti una grande  ammirazione.

-) E’ definita un altro dei capolavori più belli del Rinascimento napoletano; è a forma rettangolare di mt. 12×9, con il soffitto diviso in 18 cassettoni di marmo e con al centro figure di santi e cherubini. Notevole e molto pregevole è anche il pavimento cosmatesco, con l’utilizzo di tessere e tasselli colorati, nonché le porte di bronzo, nelle cui formelle sono stati raffigurati la “Madonna con il Bambino”, “San Pietro e San Paolo”, “I quattro Evangelisti”, “Dottori della Chiesa” ed “I sette patroni di Napoli”. Ai lati delle pareti si aprono cinque nicchie, con altrettanti altari, con diversi decorazioni che rispecchiano il Rinascimento; in fondo alla Cappella, è situata un’abside con un catino decorato e, sotto, lo stemma dei Carafa. I resti mortali di San Gennaro sono stati sistemati al centro del presbiterio, in un’olla fittile, un vaso panciuto e dal collo largo e corta, di ceramica, non smaltato, risalente al periodo del medioevo.

All’inizio della navata di centro e stata posta la statua del Cardinale Oliviero Carafa Orante.