Napoli Duomo – Basilica e vita di santa Restituta

-) Santa Restituta d’Africa (o di Tenizia) era, forse, nativa di Cartagine, nell’odierna Tunisia. Fu imprigionata dal tiranno Proclino, nel 304, assieme ad una cinquantina di seguaci di fede cristiana, ad Abitina nell’abitazione di Ottavio Felice mentre si accingevano a celebrare il rito eucaristico, durante una persecuzione contro i cristiani, ordinata da Diocleziano.  A tutti fu proposto, alla presenza del proconsole Anulino, di rinnegare la propria fede cristiana per adorare dèi pagani; ma tutti, e soprattutto Restituta, confermarono il loro amore in Cristo Gesù e tutti furono prima torturati e, poi, condannati a morte. Non vi sono date certe di questi eventi, ma di certo è che Santa Restituta fu tremendamente torturata da Proclinio, il quale le fece conficcare chiodi nei piedi, la fece appendere ad un palo con i suoi lunghi capelli e la fece flagellare a sangue. Non contento, la fece mettere su una barca piena di resina infiammabile e di pece nera, per farla  incendiare quando sarebbe arrivata in mare aperto; era affiancata da altra barca di torturatori, che avrebbero dovuto portare l’opera a compimento. Ma le preghiere di Santa Restituta furono ascoltate da Dio ed a bruciare fu la barca dei torturatori; la barca della Santa, trascinata dal vento,  approdò sulla spiaggia di San Montano a Lacco Ameno, nell’isola di Ischia; durante tale traversata, Restituta chiese a Gesù di morire in pace, non sopportando più le forti e brutali torture subite, e, vegliata da un angelo, spirò serenamente.   Si narra che, in quel luogo, abitasse  una certa Lucina, matrona cristiana, alla quale era apparso in sogno l’Angelo accompagnatore della Santa, narrandole l’accaduto ed invitandola  a portarsi sulla spiaggia presso la barca arenata; Lucina, meravigliata, trovò il corpo di Restituta intatto e splendido, senza più alcun segno delle torture subite. Lucina diede solenne sepoltura alla Martire a Lacco Ameno, dove sono ancora oggi ben tenuti  ruderi di una basilica paleocristiana e dove attualmente sorge un Santuario dedicato alla Santa.

A Napoli è stata la prima Santa venerata come Patrona della città, sin da quando Costantino I° il Grande, fece costruire una basilica in suo onore, con il materiale ricavato dall’abbattimento del tempio di Apollo e di Nettuno;  è a lui attribuita anche, ma erronemanete, la traslazione della salma della Santa da Ischia a Napoli.

Santa Restituta oggi viene venerata sia a Napoli che nell’isola di Ischia;  il suo nome viene ricordato dalla Chiesa il 17 maggio, ma la festa in onore della Santa è più sentita ed imponente a Lacco Ameno, di cui  è la patrona, e dura ben undici giorni dall’8 al 18, con una imponente processione nel giorno 17.

-) La Basilica di Santa Restituta è la terza a sinistra, dopo le cappelle dei Filomarino e della Famiglia Teodoro; come già detto è la prima e la più antica cattedrale cristiana di Napoli, risalente al IV secolo d.C. -; alcuni studiosi vogliono che questa prima basilica fosse dedicata a San Salvatore, altri optano per i Santi Apostoli. Ma di sicuro è che, soltanto verso la fine dell’VIII e l’inizio del IX secolo, la basilica viene dedicata alla vergine e martire africana, le cui reliquie furono traslate da Lacco Ameno (Ischia) a Napoli, nel 439, forse dai fuggiaschi sopravvissuti alle barbariche persecuzioni di Genserico, re dei Vandali.

La basilica, la più antica di tutta Napoli, fu eretta per volere di Costantino I° il Grande, tra il 306 ed il 337, sulle rovine di un tempio dedicato ad Apollo ed a Nettuno. Il progetto originario aveva previsto una costruzione con cinque navate, ora ne restano soltanto tre e, in detto spazio, ricavato dalla soppressione delle due navate esterne, furono costruite le cappelle laterali. Ha subito, dunque, grandi modifiche, subendone anche successivamente durante restauri e ricostruzioni, in particolar modo dopo il rovinoso terremoto del 1688 – le ultime ricostruzioni e modifiche sono state effettuate da Arcangelo Guglielmelli, architetto, ingegnere e pittore napoletano, che sono arrivate fino a noi.

-) Il dipinto sul soffitto, che raffigura “l’Arrivo della barca che trasporta il corpo di Santa Restituta sull’isola di Ischia”, è opera di Luca Giordano.

-) -) -) Alla fine della navata di sinistra si trova l’accesso alla zona archeologica, che si apre sotto il duomo, contenenti diversi reperti ed interessanti resti di una città e civiltà  greco-romana e paleocristiana.

-) -) -) Spostandoci sulla destra dell’abside alla fine della navata laterale, incontriamo una porta, aperta nel 1647, che immette in un piccolo ambiente, da cui si accede al Battistero di San Giovanni in Fonte, annesso alla basilica; è dagli storici considerato il Battistero paleocristiano più antico di tutto l’Occidente, datando quello di San Giovanni in Laterano a Roma successivo di circa trent’anni. La sua costruzione viene concordemente attribuita a San Severo, dodicesimo vescovo di Napoli, tra il febbraio del 363 e l’aprile del 409.