Napoli 3° itinerario
Questo itinerario inizia da Via Duomo per la visita alla splendida Basilica dedicata a San Gennaro (ved. La pagina tutta dedicata al Duomo).
All’uscita, si passa in Via dei Tribunali, all’incrocio con Via Duomo, per uno sguardo al Pio Monte della Misericordia (Ved. notizie); è un’istituzione benefica tra le più antiche di Napoli.
Attraversata Via dei Tribunali, quasi di fronte al Duomo, ci si dirige verso la Chiesa dei Girolamini o Girolomini o di San Filippo Neri, costruita tra la fine del 150 e la prima metà del 1600. E’ ammirabile sin dalla sua facciata, delimitata da due campanili uguali, con orologi, ed il portale centrale sormontato da un gruppo marmoreo che riproduce le Tavole dei Comandamenti con testo in ebraico, sorrette da puttini. All’interno non mancano capolavori di affreschi e statue di famosi artisti italiani, come quelli del pittore messinese Luigi Rodriguez, di Belisario Corenzio e di Luca Giordano. Per le sue dimensioni e, forse anche per la sua bellezza, è paragonabile allo stesso Duomo; all’interno del suo complesso si trova una importante pinacoteca ed una biblioteca con oltre 150.000 volumi.
La chiesa è stata chiusa al culto dei fedeli per oltre trent’anni per restauri; è stata riaperta nel 2009, ma è attualmente ancora chiusa per un’assurda e stupida tradizione di Napoli, e non solo, di sparare botti illegali e pericolosi nella notte dell’ultimo dell’anno: forti petardi, sparati a capodanno del 2001, hanno infranto alcune pregevoli finestre e fortemente danneggiato gli stucchi e qualche affresco all’interno.
Ci dirigiamo, poi, nella vicina Piazza San Gaetano, per giungere alla Chiesa di San Lorenzo Maggiore (ved. Le pagine: altre basiliche e chiese più note di Napoli).
Nella stessa piazza si trova la Basilica di San Paolo Maggiore; è incerta la data della sua costruzione, ma si sostiene che i lavori siano iniziati alla fine dell’ VIII secolo e portati a termine all’inizio del IX secolo, su dei resti di un tempio romano del I secolo d.C., dedicato ai Dioscuri, di cui restano, in bella mostra sulla facciata, due colonne corinzie ed i relativi architravi.
Anche questa è sorta, per così dire, come ex voto del popolo napoletano, a seguito della scacciata dei Saraceni da Napoli; bella come tutte le altre chiese della città, non le mancarono opere d’arte tra sculture e pitture, ma terremoti ed incuria hanno portato via gran parte di questi tesori: un devastante bombardamento aereo del 1943, fra i tanti danni causati alla struttura distrusse quasi completamente tutti gli affreschi del pittore napoletano Massimo Stanzione.
Durante gli ultimi lavori di manutenzione e ristrutturazione, furono portati alla luce altri resti dell’originario tempio romano ed un piccolo cimitero.
Restando sempre nella stessa zona, si attraversa nuovamente Via dei Tribunali per giungere Via San Gregorio Armeno, dove si trova l’omonima chiesa (ved. Le pagine: altre basiliche e chiese più note di Napoli).
Alla fine di questa strada, incrociamo Via San Biagio dei Librai, dove al nr. civico 39, dove sorge il rinascimentale Palazzo di Capua o palazzo Marigliano, fatto costruire, nel primo decennio del 1500, da Bartolomeo di Capua, conte di Altavilla, e poi passato alla famiglia Marigliano. Nell’ingresso vi è una lapide a ricordo della “congiura di Macchia”, così chiamata dal nome del nobile Gaetano Gambacorta, principe di Macchia Valfòrtore (CB), per una congiura avvenuta in questo palazzo contro il vicereame spagnolo; l’esito non fu dei più favorevoli.
Gli affreschi sono dle pittore napoletano Francesco De Mura; oggi è sede della Sopraintendenza Archivistica della Campania.
Poco più acanti, all’incrocio con Via Duomo, sulle destra, incontriamo la Basilica di San Giorgio Maggiore, un altro grande monumento basilicale che si trova nel centro storico di Napoli, costruita tra la fine del IV e l’inizio del V secolo. In origine era denominata “la Chiesa Severiana” in onore di San Severo, vescovo di Napoli, e tre secoli dopo viene dedicata a San Giorgio, il guerriero martire che combatté a fianco dei napoletani durante l’invasione dei Longobardi.
Nella prima metà del 1600, un forte incendio distrusse gran parte della basilica e la ricostruzione fu affidata all’architetto e scultore Cosimo Fanzago di Clusone (BG); ma viene colpita da un devastante terremoto a fine secolo e nuovamente ricostruita; infime fu ridimensionata nel XIX secolo, per dare spazio ai lavori di ampliamento di Via Duomo.
Oggi, la Basilica di San Giorgio Maggiore è una meta preferita da turisti ed amanti dell’arte.
-) Proseguendo il nostro cammino su Via Duomo, quasi di fronte alla precedente Basilica di San Giorgio, si trova il rinascimentale Palazzo Cuomo (Ved. notizie): , popolarmente così chiamato, ma in realtà è Palazzo Como, dal nome del suo originario proprietario Riccardo Como.
-) Più avanti a sinistra, incrociamo Via Bartolomeo Capasso, dove (attaccata al Palazzo del Sacro Monte di Pietà) troviamo la Chiesa dei Santi Severino e Sossio; fu fondata nel X secolo dai monaci benedettini, i quali, preoccupati per le continue aggressioni dei Saraceni, abbandonarono il convento che occupavano sulla collina di Pizzofalcone, portando con loro le reliquie di San Severino e, successivamente, anche quelle di San Sossio, compagno di San Gennaro e Martire con lui, ritrovate tra le rovine del Castello di Miseno, distrutto nell’855.
L’annesso monastero, forse il più antico della città, dal 1885, è sede dell’ archivio di Stato, in Via del Grande Archivio.
-) Il Palazzo del Sacro Monte della Pietà (Ved. notizie), pur attaccato alla Chiesa, si trova al nr. civico 114 di Via San Biagio dei Librai, una delle strade più belle e suggestive della popolare Spaccanapoli; sul lato opposto della stessa strada, a sinistra – nr. civico 121, si trova il rinascimentale Palazzo Carafa – Santangelo, popolarmente noto come “’o palazz r’’a cap’ ‘e cavall” – il palazzo della testa di cavallo – per la testa di un cavallo riprodotta in terracotta e dono di Lorenzo il Magnifico fatto, nel 1471, all’amico Diomede Carafa (originale in bronzo, di epoca romana, è custodito al Museo Archeologico).
Gli intagli dei battenti di legno dell’ingresso del Palazzo riproducono gli stemmi dei Carafa.
-) Nuovamente al lato opposto della strada, si giunge alla trecentesca Chiesa di Sant’Angelo a Nilo o Cappella Brancaccio; il portale d’ingresso principale, nell’attigua Via Mezzocannone, è del 1300, mentre è del 1400 quello che affaccia sulla piazzetta del Nilo, così chiamata perché, in epoca greco-romana, era stata dedicata dai mercanti egiziani al “Dio Nilo”.
All’interno si trova un’altra delle opere scultoree più belle e più importanti della città di Napoli: Il monumento sepolcrale del Cardinale Rainaldo o Rinaldo Brancaccio o Brancacci, tutto in marmo dorato e policromato, con un’altezza di metri 11,60 ed una profondità di metri 4,60 , magistrale opera lavorata, dal 1426 al 1428, dalle mani dell’allor famoso scultore fiorentino Donatello (al secolo Donato di Niccolò di Betto Bardi ), in collaborazione di altri bravi scultori ed architetti: il fiorentino Michelozzo ed il fiesolano Pagno di Lapo Portigiano (l’ Assunzione è esclusiva opera di Donatello).
L’opera monumentale, commissionata dal cardinale quand’era ancora in vita, fu eseguita in una bottega di Pisa, per due motivi: 1. La città era più vicina alle cave di Massa Carrara e, quindi, più facile il trasporto del marmo, e 2. Più facile imbarcare i pezzi lavorati del monumento perché, appunto, il trasporto avvenne via mare da Pisa a Napoli.
Scendendo per Via Giovanni Palladino, fiancheggiando il retro dell’edificio dell’Università, si giunge alla Chiesa del Gesù Vecchio, così chiamata perché fu la prima sede dei padri gesuiti a Napoli, costruita tra il 1554 ed il 1570 , demolita e ricostruita poco più di trent’anni dopo. I gesuiti, in seguito, trasformarono il Palazzo dei Principi di Sansevero in Chiesa principale denominandola “Chiesa del Gesù Nuovo” in Via san Sebastiano, nr. 48, incrocio con Piazza del Gesù Nuovo.
La gestione della Vecchia chiesa , dopo la cacciata dei Gesuiti dal Regno di Napoli, nel 1767 fu affidata ai Padri Domenicani.
-) Scendendo fino all’incrocio di Corso Umberto I, meglio conosciuto come “il Rettifilo”, fiancheggiando l’ingresso principale della sede universitaria Federico II, all’inizio di Via Mezzocannone, a sinistra, si giunge al Largo San Giovanni, per una breve visita alla Chiesa di San Giovanni Maggiore, del IV secolo ma ricostruita nel 1867; ammirabile, all’interno, è il presepe in terracotta ed opere dello scultore Giovanni da Nola – al secolo Giovanni Merliano da Nola (NA).
-) Chiudiamo questo terzo itinerario con una visita al monumentale e neo rinascimentale Palazzo della Borsa, che si trova in Piazza Giovanni Bovio, ma ancora ricordata come Piazza Borsa. Fu costruito, nel 1895, su progettazione dell’architetto ed ingegnere napoletano Alfonso Guerra, ed inaugurato nel 1899 per gli “Uffici della Borsa” e della “Camera di Commercio”; fu realizzato con i fondi donati, nel 1861, dal luogotenente di Vittorio Emanuele II , il generale Enrico Cialdini, originario di Castelvetro di Modeno (MO), gran combattente e gran oppositore al dilagarsi del brigantaggio a Napoli e nel meridione.
Inglobata, durante la costruzione del Palazzo, la Chiesa di Sant’Aspreno, un piccolo tempio paleocristiano; ancora oggi in questo edificio a tra piani si trova la centrale della Camera di Commercio, nonché la sede di due note banche.