Napoli 2° itinerario

L’itinerario parte da Piazza Dante, con al centro la statua del “gran poeta fiorentino”; originariamente veniva chiamata “Largo Mercatello”. Su di essa si affacciano:

1. Porta Alba o Port’Alba, fu costruita nel 1625, per volere del viceré spagnolo Don Antonio Alvarez de Toledo, duca d’Alba: da qui il nome.

Per dare spazio alla costruzione, l’architetto Pompeo Lauria, fece abbattere un torrione di guardia e di difesa esistente sul muro di cinta della città; ma la costruzione della Porta fu voluta soprattutto per agevolare il passaggio della popolazione dall’interno della città e viceversa, visto che era già stato scavata un’apertura attraverso il muro, che serviva allo scopo.

Il gran portale fu decorato con tre stemmi: quello di Filippo III, re di Spagna, quello della città di Napoli e quello del viceré che volle la sua costruzione.

Gli affreschi raffiguranti la “Vergine con San Gennaro e San Gaetano” e la scena dei “Moribondi appestati”, del 1656, sono del pittore di Taverna (CZ) Mattia Preti, mentre nel 1781 fu collocata la statua di San Gennaro che prima si trovava sulla Porta Reale che fu abbattuta.

Port’Alba è anche denominata dalla gente “Porta sciuscelle”, che è il nome in dialetto napoletano delle carrube, perché nelle immediate vicinanze era stato piantato un albero che dava questo tipo di frutto e che cresceva in modo lussureggiante e verdeggiante; la carruba era il frutto della povera gente.

Port’Alba è famosa in tutta la regione Campania, e non solo, per le  numerose librerie, che vendono libri usati e nuovi per tutti i tipi di scuola di ogni ordine e grado ed altro ancora, dislocate lungo tutta la strada fino alla Basilica di San Domenico Maggiore ed oltre.

Questa zona ha dato i natali a santa Caterina Volpicelli.

-) Troviamo ancora la seicentesca chiesa di San Domenico Soriano, a tre navate, con un interno tutto barocco, opera di Cosimo Fanzago; nel transetto la tela della “Madonna del Rosario è di Luca Giordano; nella prima cappella a sinistra vi è la tomba di Giuseppe Sanmartino, lo scultore dell’incantevole “Cristo velato” collocato nella Chiesa di San Severo.

Prosegiamo attraversando Via Pessina (il prolungamento di Via Toledo), per giungere all’“Accademia di belle Arti”, con la “Galleria di Arti moderne”, nella vicina Via Bellini, che raccoglie opere di pittura, prevalentemente di scuola napoletana e dell’Italia meridionale del 1800, di artisti e scultori francesi ed italiani.

Dall’Accademia si giunge facilmente alla Chiesa di Santa Maria di Costantinopoli, costruita tra il 1575 ed il 1586, su progetto dell’architetto napoletano e frate domenicano Frà Giuseppe Nuvolo, al secolo Vincenzo De Nuvolo. E’ tramandato che la chiesa fu costruita perché, nel periodo di una forte ondata di peste a Napoli tra il 1527 ed il 1528, un’anziana signora ebbe in visione l’immagine della Vergine di Costantinopoli, la quale che le venisse eretta una chiesa nel punto esatto in cui fosse stata trovata la sua effigie su un muro: così si vuole che avvenne. Certo è che anche questa Chiesa fu uno dei centri di culto e devozione più importante della città partenopea.

-) Il Museo archeologico nazionale di Napoli (ved. notizie), sito nella Piazza omonima al nr. Civco 19, è stato una dei primi musei istituiti in Europa ed è ancora adesso considerato uno dei più importanti musei a livello mondiale, per le quantità e qualità delle opere e reperti che custodisce, per la sua estensione e per l’ordine preciso, regolare e tematico con cui sono stati collocati tutti gli oggetti esposti.

-) Da Piazza Museo Nazionale si passa facilmente a Piazza Cavour e da qui è altrettanto facile imboccare Via Foria, per giungere, superando il primo incrocio sulla destra con Via Duomo, alla Chiesa di San Giovanni a Carbonara, sita sull’omonima strada (ved. Le pagine: altre basiliche e chiese più note di Napoli).

Pochi passi indietro per imboccare Via Settembrini e giungere a “Largo Donnaregina” dove si può visitare la Chiesa di Santa Maria Donnaregina Vecchia ed annesso monastero, a cui si accede da un  vicoletto laterale; era prima il solo monastero che le monache benedettine, prima, e le clarisse poi, dedicarono a Santa Maria. Sotto Carlo I d’Angiò il monastero fu adibito a prigione per i nobili nemici dei reali; venne completamente distrutto da un terremoto del 1293 ed interamente ricostruito con la chiesa nel 1316 per volontà e con i forti finanziamenti di Maria d’Ungheria, regina di Napoli, moglie di Carlo II d’Angiò detto lo Zoppo; nella chiesa  c’è la sua tomba, monumento di Tino da Camaino, e nel coro delle monache ammirabili affreschi del XIV secolo (la Chiesa di Santa Maria Donnaregina Nuova, del 1617, si trova alle spalle di quella vecchia,una volta comunicanti  e poi separate; fu ridimensionata nel 1861 per dare spazio alla Via Duomo;  un tempo era una chiesa, ma dal 2007 è sede del Museo diocesano di Napoli ed inclusa nel programma delle chiese sconsacrate di Napoli .