Napoli 1° itinerario

Considerate le diverse bellezze ed attrazioni della città, nei cinque itinerari consigliati sono stati evidenziati i punti più salienti della città di Napoli, soffermandoci a descrivere, per quanto possibile, le bellezze, le caratteristiche e le curiosità dei luoghi ed i monumenti più incantevoli.

• Partiamo da Piazza Plebiscito dove incontriamo:

1. il monumentale Palazzo della Prefettura o Palazzo della Foresteria (ved. notizie);

2. Palazzo Salerno e la chiesa di San Francesco di Paola, edificata nel XIX secolo;

3. Palazzo Reale (ved. notizie), costruito nel XVII secolo da Domenico Fontana;

4. nelle immediate vicinanze, c’è Piazza Trieste e Trento, dove si trova la Chiesa di San Ferdinando edificata nel 1600 su progetto di Cosimo Fanzago, con affreschi dei pittori napoletani Tito Angelini e Domenico Antonio Vaccaro e del salernitano Paolo De Matteis; è stata dedicata dai Gesuiti a San Francesco Saverio;

5. il Teatro San Carlo (ved. notizie), sull’omonima strada, di poco a lato della piazza, costruito intorno alla prima metà del ‘700;  distrutto da un incendio, fu ricostruito nell’ ‘800.

6.  La Galleria Umberto I (ved. notizie), che si trova proprio davanti al Teatro San Carlo, realizzata alla fine del XIX secolo;

7. attraverso Via Vittorio Emanuele III, si giunge in Via Parco del Castello, dove si può ammirare il magnifico Castel Nuovo, molto meglio conosciuto come il “Maschio Angioino” (ved. notizie), dal quale, a breve distanza, incontriamo …

8. Piazza Municipio, originariamente denominata “Largo del Castello” per il vicino Castello; è una delle più grandi piazze d’Europa, con al centro la dominante statua a Vittorio Emanuele II e quella della “Sirena Partenope”, con il bel Palazzo Municipale o Palazzo San Giacomo, perché, quando fu edificato, venne incorporata la cinquecentesca chiesa di San Giacomo degli Spagnoli, custode del monumento sepolcrale del vicerè di Napoli Pedro di Toledo, opera dell’architetto Giovanni da Nola, al secolo Giovanni Merliano;

9. sul lato destro di Piazza del Municipio ci sono i Giardini Pubblici e, sul lungomare di Via Acton e di Via Colombo, di fronte alla Piazza, troviamo la Stazione marittima, con il molo Angioino, il molo Beverello ed il molo dell’Immacolatella, per tutti i collegamenti marittimi in partenza e in  arrivo nel golfo di Napoli;

10. In prosieguo di Via Vittorio Emanuele, a sinistra del Palazzo Municipale, percorriamo Via Medina (su cui ha sede la Regione Campania) lungo la quale incontriamo la Chiesa di Santa Maria dell’Incoronata, già dimora angioina ed edificata come tempio, nel 1360, per volontà di Giovanna I, per custodire la preziosa reliquia di una delle spine della corona di Cristo,che la regina aveva espressamente chiesto in dono a Carlo V di Valois, re di Francia;

-) poco più avanti troviamo la cinquecentesca chiesa della Pietà dei Turchini, sorta, nel 1592, accanto all’orfanotrofio in cui erano ospitava bambini abbandonati, che indossavano un abitino color turchese, da cui il nome della Chiesa; vi sono opere del Vaccaro, di G. Diano e di Luca Giordano. Unitamente alla chiesa fu eretto un conservatorio, presso il quale erano indirizzati i bambini per la loro istruzione e presso il quale hanno studiato Scarlatti, Paisiello e Pergolesi;

-) Proseguendo, si giunge alla Chiesa di Santa Maria la Nova, sita nell’omonima strada, che ospita il Museo di Arte Religiosa Contemporanea; è sorta nel maggio del 1279 per concessione fatta dal re Carlo I d’Angiò ai frati Francescani, che incorpora la piccola chiesa di Santa Maria ad Palatium. A ridosso, collegata da una “Scala Santa” c’è la Chiesa “dell’Ecce Homo al Cerriglio”, altra chiesa monumentale di Napoli sita in Via del Cerriglio, realizzata, nel 1620, grazie alla fruizione di alcuni terreni in possesso della vicina Chiesa di Santa Maria la Nova, per volere  di padre Lorenzo Fasano, la cui Arciconfraternita, nata umile e povera, divenne ricca per le numerose offerte donate da coloro che, colpiti dalla peste, vollero acquistare le indulgenze prima di morire.

-) Per via Monteoliveto, si giunge, attraverso una scalinata,  a quel che resta dei rinascimentali Chiostri e Giardini di Monteoliveto, di cui una buona parte, sin dalla loro soppressione del 1799, è stata adibita ad abitazioni e la restante parte, abbandonata, versa in un forte stato di degrado;

-) di fronte, splendido è il “Palazzo degli Orsini di Gravina”, eretto nel 1513 da Federico Orsini, Duca di Gravina di Puglia,  dopo l’acquisto di un terreno di proprietà della Chiesa di Santa Chiara, oggi sede della Facoltà di Architettura” della Federico II;

-) nella vicina Piazza di Monteoliveto, troviamo la Chiesa di Sant’Anna dei Lombardi o di Monteoliveto sorta nel 1411 per volere di un ministro di re Ladislao; in seguito, fu ampliata ed abbellita da Alfonso I d’Aragona, tanto che divenne la chiesa favorita della Famiglia Aragonese. Fu gestita prima dai padri olivetani e successivamente dall’Arciconfraternita dei Lombardi, da cui il nome; all’interno vi sono ancora notevoli opere d’arte, come la tomba dell’architetto svizzero Domenico Fontana, e capolavori di pittura del rinascimento napoletano, prima che il forte terremoto del 1805 provocasse gravi danni all’edificio, distruggendo buona parte di quel tesoro artistico, di cui si era arricchita, come i preziosi tre dipinti del Caravaggio.

11. Ci troviamo sulla popolare Via Toledo, su cui affaccia il Palazzo dei Carafa di Maddaloni, uno dei più importanti edifici barocchi di Napoli, eretto nel 1580 dal duca Cesare d’Avalos ed acquistato poi dai Carafa; oggi versa in pessime condizioni, sorretto da impalcature;

-) il Palazzo Doria D’Angri, proprio di fronte al Palazzo Carafa di Maddaloni, in Piazza Sette Settembre; i lavori per la sua realizzazione iniziarono nel 1760, ordinati da Marcantonio Doria, anno in cui morì;   il figlio Giovanni Carlo Doria fece proseguire i lavori con la progettazione dell’architetto Luigi Vanvitelli. Dopo la morte di quest’ultimo,  con gli stessi progetti del padre, il figlio Carlo, collaborato dall’architetto fiorentino Ferdinando Fuga e dall’architetto ed ingegnere napoletano Mario Gioffredo, portò a termine la realizzazione del palazzo, che, oltre alla bellezza per le sue linee architettoniche, divenne ancor più famoso perché il 7 settembre del 1860 (da qui il nome della piazza) Giuseppe Garibaldi annunciò l’annessione del Regno delle due Sicilie al Regno d’Italia.

-) superata la piazza, sul lato sinistro, s’incontra la Basilica dello Spirito Santo, di fronte al Palazzo Doria D’Angri; nel 1562, la costruzione originaria riguardava una piccola chiesa e due conservatori, effettuata dalle congreghe dei Bianchi e dei Verdi, così chiamate per il coloro degli abiti che indossavano.

In seguito, fu di gran lunga ampliata ed arricchita da pregevoli dipinti, per i quali furono chiamati i pittori napoletani più in voga dell’epoca barocca, come Francesco De Mura, Fedele Fischetti e Fabrizio Santafede;

-) attraversata Via Capitelli , ci troviamo in piena Piazza del Gesù Nuovo, caratterizzata dalla barocca “Guglia dell’Immacolata” del XVII secolo; la piazza è una delle più importanti di Napoli vuoi per la sua posizione centrale, attraversata dall’ancor più importanti arterie viarie di “Spaccanapoli” e di Via Toledo, e vuoi perché in essa sono si trovano alcuni monumenti di un certo rilievo;

-) L’Obelisco dell’Immacolata, detto anche Guglia dell’Immacolata, è il più famoso degli obelischi di Napoli  situato nella piazza del Gesù Nuovo, proprio di fronte all’omonima chiesa;  l’obelisco fu realizzato, nel 1705, come monumento equestre in onore di Filippo V , re di Spagna e di Napoli (col nome di Filippo IV) ; la statua durò solo due anni, quando, con l’ingresso degli Austriaci, nel 1707, fu distrutta dal popolo che mal sopportava questi tipi di simulacri o di statue che rappresentavano personaggi che ritenevano non avessero qualità o pregi da ostentare. La guglia fu fortemente voluta da padre Pepe, dell’ordine dei Gesuiti, e fatta realizzare, nel 1747, grazie ad una colletta pubblica su progetto dell’architetto Giuseppe Genoino. La guglia è interamente fasciata da sculture di marmo, uscite dalle mani di Matteo Bottiglieri e di Francesco Pagano; in cima è posta la statua di rame dell’Immacolata, sulla quale (come avviene sull’obelisco di Roma) i Vigili del Fuoco depongono una corona di fiore nel giorno dell’8 dicembre di ogni anno.

Nel novembre del 2010, dal monumento si sono staccati alcuni frammenti di marmo; la guglia è stata impacchettata dai classici tubi in ferro almeno per la messa in sicurezza dei passanti; ad oggi non è ancora stato fatto nulla.

Curiose leggende o voci di popolo non potevano mancare neanche sull’obelisco dell’Immacolata; si narra, infatti, che intorno ad esso sarebbero state scolpite, assieme a quelle classiche, talune figure blasfeme, non consone al vero scopo della sua realizzazione, anzi, pare che fosse stata scolpita persino l’immagine della morte.

Queste immaginarie figure, però, sembra che sia possibile vederle soltanto in determinati momenti del giorno, con il gioco della luce e delle ombre, oppure da determinate visuali create dalla prospettiva: ad esempio, l’immagine della morte con la falce, si evidenzierebbe quando la statua viene osservata dal di dietro.

12. sulla stessa piazza incontriamo ancora:

-) La chiesa di Gesù nuovo o della Trinità Maggiore e la Basilica di Santa Chiara ed annesso monastero – (ved. Le pagine: altre basiliche e chiese più note di Napoli);

-) superata la piazza, ci si incammina per Via Benedetto Croce, dove al nr. civico 12, incontriamo Palazzo Filomarino, un edificio trecentesco, dove è vissuto fino alla morte Benedetto Croce, filosofo e storico italiano, che, nel 1947, ha dato vita all’Istituto Italiano per gli Studi Storici in questo stesso palazzo, nelle cui sale ha sede anche una ricchissima biblioteca; alla fine si giunge in Piazza San Domenico, dove alta si eleval’obelisco o la Guglia di San Domenico Maggiore”, voluta dal popolo come ex voto nel periodo in cui Napoli era infestata dalla peste del 1656.  La progettazione fu assegnata dai padri domenicani all’architetto bergamasco Cosimo Fanzago, il quale mantenne l’incarico fino al 1658, anno in cui gli fu tolto l’incarico dai frati perché, nel corso dei lavori di scavo delle fondamenta, fu rinvenuto un antico muro di cinta greco; il nuovo incarico passò, quindi, nelle mani dell’architetto ed ingegnere napoletano Francesco Antonio Picchiatti, che lo mantenne fino al 1670. I lavori furono portati a termine, sebbene la “Guglia” fosse priva della statua di San Domenico, nel secolo successivo (1737), sotto la direzione di un altro architetto napoletano Domenico Antonio Vaccaro.

-) il passo è breve per visitare l’omonima Chiesa e la Cappella San Severo o Chiesa di Santa Maria  della Pietà, nella vicina Via De Santis - (ved. Le pagine: altre basiliche e chiese più note di Napoli);

-) oltre la Piazza San Domenico, dopo aver superato Palazzo Dei Sangro, si giunge a San Pietro a Majella (ved. notizie), sede del famoso conservatorio, con annesso un museo storico e l’omonima trecentesca chiesa.

-) per concludere questo 1° itinerario, ci addentriamo nella vicina Via Dei Tribunali, per una visita alla rinascimentale e piccola Cappella dei Pontano ed alla seicentesca Chiesa di Santa Maria Maggiore alla Pietrasanta:

-) la prima fu progettata da frà Giovanni Giocondo (al secolo Giovanni Monsignori) architetto ed ingegnere veronese, su richiesta di Giovanni Pontano, il famoso umanista e letterato di Cerreto Spoleto (PG), per consacrarla alla Vergine Maria ed a San Giovanni Evagenlista, nonché per destinarla a tempio funerario per la moglie IAdriana Sassone.

-) la seconda è una chiesa, in stile barocco, costruita tra il 1653 ed il 1678, su progetto di Cosimo Fanzago, su un edificio di epoca romana del VI secolo; fu chiamata anche ”della Pietrasanta” perché in essa era custodita una pietra voluta santa, che veniva baciata dai fedeli per acquistare indulgenze. La tradizione vuole che in questa chiesa fu sepolto Papa Evaristo, ma di certo vi riposano i resti mortali di Stefano delle Chiaie (1794/1860) medico e scienziato originario di Teano (CE), ritrovati durante lavori di restauro.