Isola del Gran Sasso d’Italia ed alcuni miracoli di San Gabriele dell’Addolorata
San Gabriele è definito il santo del sorriso, il santo dei miracoli; è implorato da ogni parte del mondo cattolico, in particolare modo sono i malati, soprattutto quelli senza speranza, che sostano in preghiera sulla sua tomba per chiedergli il miracolo della guarigione.
Tanti sono i prodigi operati da San Gabriele e tanti sono coloro che li hanno ricevuti e li raccontano e li testimoniano con i migliaia di ex voto in bella mostra presso il santuario.
Ma cominciamo dall’inizio.
In esecuzione di un decreto emesso da Napoleone in data 25 agosto 1809, con il quale dispone la soppressione e la chiusura di alcuni ordini religiosi, tra cui anche quelli del Padri Passionisti, i religiosi del piccolo convento del Comune di Isola, nel 1866, sono costretti a rifugiarsi in quel di Manduria (Taranto), trasferendo con loro soltanto quello che era possibile trasportare.
Intrasportabile, al momento, la tomba di San Gabriele, che resta lì (abbandonata?) fino a che i superiori del convento della Madonna della Stella di Spoleto, nell’ottobre del 1892, dispongono l’esumazione dei resti mortali, per poi custodirli nel loro convento.
Numerosi accorrono i cittadini, per niente inclini a lasciarsi portar via le spoglie del loro Santo tanto venerato; bloccano ogni via di accesso e di fuga ed impediscono persino i lavori di esumazione abbiano inizio.
Di fronte a tanta fermezza, il responsabile degli addetti ai lavori, padre Germano Ruoppolo, è costretto, non senza mostrare anche lui gioia e stupore per l’accaduto, a comunicare a chi di dovere a Roma la impossibilità di procedere all’operazione di esumazione e trasferimento delle sacre spoglie; la costrizione, interpretata come “segno proveniente dall’alto” deriva anche, o forse soltanto o soprattutto, da quelli che poi sono ritenuti i primi prodigi di San Gabriele: in concreto, l’impossibilità di eseguire i lavori in parola fu attribuita al fatto che, al momento opportuno, una piccola nuvola bianca, ben visibile sola soletta nello splendido azzurro del cielo, si posiziona a mò di ombrello, sulla cupola delle chiesa e rovescia, sulla zona interessata anche ai lavori, una fitta ed abbondante pioggia, che scoraggia e rende ardua l’iniziativa dell’impresa.
1) La testimonianza è data dalle autorità e dalla quasi intera comunità di Isola presenti, i quali, da subito, lo definiscono evento prodigioso. Si dice che, nello stesso arco della giornata, si siano verificati almeno sette eventi prodigiosi, ma per il primo vero miracolo bisogna attendere ancora qualche giorno.
E’ il 23 di ottobre di quello stesso anno 1892; la ventenne Maria Mazzarelli, figlia dell’orefice locale, è affetta, da circa tre anni, da una grave forma di tisi, che alcun medico ed alcuna cura era stata possibile praticare per evitarne il decesso ormai prossimo ed inevitabile.
Quel mattino, la ragazza rivela al padre di aver sognato la Madonna e di averla incoraggiata di andare a pregare sulla tomba di San Gabriele presso il convento; il papà acconsente senza non poca riluttanza, scetticismo ed incredulità, affermando che crederà alla santità del Santo invocato solo a guarigione avvenuta della figlia (qualcuno, forse a ragione, ha definito l’atteggiamento parteno “una vera sfida alla San Tommaso: vedere e toccare per credere).
La giovinetta guarì all’istante dopo un ciclo di preghiere durato tre giorni (anche qui, qualcuno ha definito questo primo miracolo della guarigione di Maria Mazzarelli al pari di quello di Gesù quando resuscitò Lazzaro) . La notizia dell’avvenuto miracolo, che valse anche e soprattutto a far desistere da ogni suo proposito chi aveva intenzione ed ordinato la spostamento della tomba e la conservazione delle spoglie mortali di San Gabriele in altro luogo, si diffuse con immediatezza da far invidia ai nostri moderni strumenti di comunicazione: il miracolo avvenne di domenica ed in concomitanza dei festeggiamenti della fiera in paese.
2) I miracoli sono continuati e tutti sono documentati, come documentato è un fatto molto rappresentativo, tanto che per qualcuno rasenta l’incredibile.
C’è un gran lasso di tempo, più o meno dal 1894 al 1907, durante il quale i miracoli di San Gabriele non avvenivano più nei pressi della sua tomba, ma o fuori di essa o fuori della chiesa o in casa degli ammalati, quantunque la tomba ricevesse quotidianamente una fila interminabile di visitatori e la stessa chiesa fosse sempre affollata, dalla mattina alla sera, da gente che pregava, supplicava, canta e ringrazia il santo. Ma – così come succede ovunque quando c’è un sovraffollamento – le persone sbraitavano, si distraevano dalle preghiere e dai loro intenti, strillavano e, alla fine, provocavano un grande schiamazzo da fiera settimanale, difficile da calmare e controllare.
Correva proprio l’anno 1894 quando Bernardo di Gesù Silvestrelli, per l’anagrafe Cesare Pietro Silvestrelli, nato a Roma il 7 novembre del 1831, beato, amico e compagno di noviziato di San Gabriele a Morrovalle (MC), decise di fare una visita generale “di cortesia” in quel di Isola, ma non dall’alto della sua carica di guida dell’Ordine dei Padri Passionisti.
Una vita di santità anche quella di Bernardo Silvestrelli, che non si stupì affatto di fronte a tanto entusiasmo popolare ed ai tanti straordinari prodigi del suo santo amico, ma ciò che non sopportò e non volle assolutamente accettare fu proprio il gran baccano fieristico che accompagnava gli avvenimenti quotidiani.
Così, in tono pacato ma autorevole, Bernardo Silvestrelli, come se avesse lì davanti San Gabriele, esclamò: “Gabriele, così non si può più andare, non è questo il modo di fare! Sono sicuro che è volontà di Dio che non vi sia più questo schiamazzo in Chiesa. I miracoli si possono fare anche fuori della casa di Dio”.
San Gabriele come fu ubbidiente in vita agli ordini dei suoi superiori lo fu anche da morto. Non si ha più notizia documentata di miracoli avvenuti sulla sua tomba o in chiesa per tutta la durata di Bernardo Silvestrelli in carica – 1907 -. Dopo questo periodo, ricominciano gli eventi straordinari e prodigiosi e, qualcuno sostiene, San Gabriele si ripagò con interesse.
3) Un po’ più avanti nel tempo e giungiamo al mese di giugno del 1975. San Gabriele effettua un’altro dei suoi più prodigiosi miracoli: la guarigione di una bambina, Lorella Colangelo da Montesilvano (Pescara).
L’episodio, documentato, è tratto dal suo stesso racconto: “E’ affetta sin da piccola da leucoencefalite, malattia diagnosticata molto più tardi ed incurabile all’epoca dei fatti; si aggravò moltissimo all’età di otto anni, ma a dieci la malattia degenerò al punto tale da farle perdere l’uso elle gambe; il tutto sotto gli occhi impotenti di vari medici ed all’ombra di una cura inesistente.
Nel mese di giugno del 1975, Lorella, per le sue condizioni critiche, venne ricoverata all’ospedale di Ancona, là dove i medici scoprirono la malattia incurabile, che menomava il suo fisico impedendole, per l’appunto, l’uso delle gambe.
Una domenica di quello stesso mese (era il 16 giugno), Lorella era assistita da una sua zia, la quale, con tutti quelli che condividevano la sua camera dell’ospedale di Ancona, si erano allontanati per la santa messa.
All’improvviso, a Lorella apparve una luce intensa e forte, nella quale netta e chiara era l’immagine di un frate con una tunica nera su cui vi era anche uno stemma a forma di cuore, indossava un mantello ed i sandali – Lorella riconobbe immediatamente il volto di San Gabriele, fermo innanzi a lei, e con un sorriso avvolto nel suo viso di sempre raggiante e luminoso, le parlò: “Lorella, vieni da me, ti addormenterai sulla mia tomba e tornerai a camminare”.
Dopo di che, sorrise ancora e scomparve.
Pur non raccontando da subito l’avvenimento a sua zia, per l’intera settimana che seguì, San Gabriele, con il suo bell’aspetto e sorridente, le appariva in sogno sia di giorno che di notte, bastava che dormisse, e sempre le ripeteva lo stesso invito.
Accadde, però, che, nei tre giorni successivi, il giovane santo, pur rinnovando l’invito con dolcezza e serenità, apparve a Lorella non più sorridente e con il volto triste, fino ad arrivare al quinto giorno, quando alla gioiosa esortazione aggiunse un accorato appello: “Lorella, vieni, prima che scada il tempo”.
Intanto ad assistere Lorella in ospedale era tornata la madre, alla quale, senza perder tempo, raccontò tutto; la madre, per niente meravigliata dell’accaduto, le credette subito ed il 23 giugno erano nel santuario di San Gabriele, dopo aver superato anche le forti perplessità del primario dell’ospedale, che, infine, nonostante le precarie condizioni di salute della bambina, acconsente previo rilascio di apposito racconto scritto di tutto quello era accaduto fino ad allora.
Giunti al santuario, fu chiesto ad un frate se fosse stato possibile adagiare la bambina sulla tomba di San Gabriele; al consenso del frate, Lorella si addormentò di colpo sulla tomba e subito le apparve, avvolto in una luce molto intensa, San Gabriele, con un crocifisso di legno in mano, e di nuovo sorridente e con il volto luminoso, dicendo: “Adesso, Lorella, alzati e cammina con le tue gambe”.
Appena si destò, rimase confusa perché tutt’intorno si era radunata tanta gente che aveva intuito che stava per accadere un evento prodigioso; era incredula, ancora trasognata, pensava – racconta -che dovesse andare a scuola. Si riprese di lì a poco, si sollevò da sola come se mai nulla fosse successe, superò da sola il piccolo recinto in ferro, che proteggeva la tomba di San Gabriele, e subito trovò avanti a sé il padre, il quale, di fronte a quell’inaspettato sgambettare della figlia, gridò di prenderla perché sarebbe caduta; poi, l’abbracciò in un misto di riso e pianto di gioia e felicità, rassicurato anche dalla figlia perché da allora in poi non sarebbe più caduta e, con i presenti, si incamminarono versa la cappella del santo per ringraziarlo dell’avvenuto miracolo.
4) Acceleriamo i tempi ed avanziamo di un quarto di secolo; è l’anno 2000, l’anno del Grande Giubileo. Per la fine del mese di agosto i superiori del santuario programmano di organizzare il “primo raduno mondiale dei miracolati di San Gabriele e di coloro, maschio o femmina, che portano il suo nome”. Sono tanti i partecipanti che concorrono al successo dell’iniziativa; provengono da ogni regione d’Italia e anche dall’estero: tanti anche i miracolati.
Ognuno testimonia di essere stato protagonista dell’esperienza prodigiosa voluta da San Gabriele, intercedendo presso Dio.
Uno dei tanti a raccontarlo è Adele Di Rocco, di Bisenti (Teramo), ventiduenne all’epoca dei fatti , guarita da una forte forma di epilessia sin dalla più tenera età, dopo che San Gabriele le aveva detto in sogno, sin dalla prime due volte (1987), di non assumere più farmaci e di dare un taglio netto alla terapia.
Ma Adele, appena diciassettenne, impaurita dalle conseguenze di una interruzione di una cura farmacologica vitale per lei, non fu in grado e né si sentì di prendere una così grande decisione. Sette anni più tardi, Adele era tra i pellegrini che, a piedi, il 31 luglio 1983, dovevano recarsi al santuario e tornare a Bisenti con una statua di San Gabriele.
Nella notte precedente alla processione, Adele sogna nuovamente il santo che, in piedi e con le braccia supplichevoli aperte, la invita a raccogliere l’occasione propizia e la esorta ancora una volta a smetterla con la terapia farmacologica.
Questa volta Adele ascolta le parole del santo e, senza dire nulla a nessuno, dimentica l’esistenza delle medicine che ha assunto fino ad allora e comincia da subito a sentirsi meglio … guarisce giorno dopo giorno, nonostante la riluttanza dei medici dell’ospedale delle “Torrette” di Ancona, dai quali era clinicamente seguita e dai quali era sempre rimproverata, esortandola a mettere da parte la fede ed a continuare l’assunzione dei farmaci, atteso che il tipo di malattia, di cui era affetta Adele, poteva non rivelarsi per un certo periodo di tempo e, alla sua ricomparsa, avrebbe dato dei segnali devastanti.
Noncurante, ma non per mancanza di fiducia verso coloro che erano stati i suoi primi soccorritori e che, coscienziosamente, si davano da fare per trovare una cura efficace che riducesse, o che persino annullasse, i sintomi della malattia, ma perché Adele aveva acquistato una fiducia più forte in Dio, grazie all’intercessione di San Gabriele.